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Walter Siti per "la Stampa"
L' Italia è il paese del melodramma; tolto al suo specifico musicale, melodramma significa un sistema narrativo in cui sono privilegiati l'eccezione, la scena madre, il personaggio fuori dalle righe. In questo senso largo, la televisione italiana è la televisione del melodramma. Solo così ci si rende ragione delle due anomalie più vistose rispetto alle televisioni di altri paesi: perché sia concesso tanto spazio al racconto dei delitti, e perché ai politici sia riservato tanto potere spettacolare.
Il romanzesco di situazione e il romanzesco di personaggio dominano il campo, tendendo ad espellere quel che appartiene alla normalità e alla regola comune; come alle fiction poliziesche è affidato il compito di rappresentare realisticamente la situazione italiana, così nella politica e nella cronaca vige un imperialismo della singolarità . Non è solo l'ovvia ragione che l'eccezione fa notizia, l'uomo che morde il cane eccetera: è che manca un linguaggio per raccontare in modo interessante la vita di tutti i giorni, i cambiamenti lenti e poco clamorosi.
Mercoledì sera, a Matrix , un giornalista sveglio e moderno come Giuseppe Cruciani ha detto che la sola immagine non noiosa del nuovo governo è stata finora quella delle lacrime della ministra Fornero; che cosa c'è di più melodrammatico di una donna che piange? Il governo Berlusconi non aveva lesinato sul romanzesco: a partire dal capo, naturalmente, coi suoi atteggiamenti guasconi, la vita sessuale anomala e l'eccezione della spropositata ricchezza.
Ma anche personaggi come Brunetta e Bossi, e Calderoli e La Russa e la Brambilla e la Santanché, molto caratterizzati fisicamente e con un'allure già pronta per la parodia. Altri in sé piuttosto comuni (la Gelmini, Tremonti, Gasparri) ci aveva pensato la televisione stessa a renderli fumetti. Scomparsi loro, la televisione sembra diventata più grigia: l'imitazione della Carfagna venerdì da Signorini, completa di battute pesanti su come Berlusconi l'aveva fatta ministra, risultava più malinconica che aggressiva: sic transit gloria mundi.
Di fronte a un governo non spettacolare, l'occasione sarebbe buona per ridurre la densità di politici in tivù; ma la coazione al melodramma è molto più che una cattiva abitudine, è un marchio e un destino. Le trasmissioni anzi si moltiplicano, in molti talk sentiamo ripetere le stesse cose suppergiù con le stesse parole; ci si aggrappa agli ex ministri e all'opposizione (di gran voga ultimamente la Serracchiani).
Un ministro come Andrea Riccardi o un sottosegretario come Marco Rossi Doria avrebbero delle vicende di vita, propria e altrui, di grande interesse, se qualcuno fosse capace di raccontarle senza farne macchietta o patetismo. Escludendo che Monti si possa presentare da Floris con una bandana, non resta che il suo umorismo ingessato e sedicente inglese; ci serviranno in tutte le salse la sobrietà delle ministre (sperando che qualcuna pianga di nuovo) e le orecchie di Giarda. In attesa che il circo ricominci.
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