DAGOREPORT – IN POLITICA IL VUOTO NON ESISTE E QUANDO SI APPALESA, ZAC!, VIENE SUBITO OCCUPATO. E…
Ernesto Menicucci per âIl Corriere della Sera'- Roma
Si sono visti, si sono parlati, sono rimasti distanti. Ieri sera, ora di cena, via Barberini, uffici del gruppo Caltagirone. Nel grande studio, Ignazio Marino e l'ingegnere Francesco Gaetano Caltagirone. Argomento, l'Acea. E il brusco cambio di management che vorrebbe imporre il sindaco.
Un incontro dai toni pacati, andato avanti per buona parte della serata. Marino, che in Acea rappresenta l'azionista di maggioranza (il Comune detiene il 51% delle azioni) ha illustrato di persona al principale socio privato dell'azienda i suoi piani: ridurre il Cda da 9 membri a 5, cambiare l'intera linea di comando, cioè sia il presidente Giancarlo Cremonesi che l'ad Paolo Gallo, entrambi nominati ad aprile 2013, poco prima delle elezioni comunali. Marino ha provato a spiegare la sua azione, arrivata dopo una serie di dichiarazioni contrastanti, utilizzando la spending review : meno consiglieri, meno compensi da pagare.
Non che sia un granché: un membro del board di Acea prende (dati ufficiali, bilancio 2012) 36 mila euro lordi l'anno. Passando da 9 a 5, il risparmio complessivo sarebbe di 144 mila euro lordi. Che, al massimo, si aggiungerebbero alla «limatura» sugli stipendi di presidente e ad: 400 mila euro il primo, 600 mila il secondo, per entrambi bonus inclusi. Ma Marino non si accontenterebbe di questo.
Anzi, dopo la «guerra» scatenata, ottenere solo la riduzione del Cda e una riduzione delle remunerazioni dei manager equivarrebbe ad una sconfitta. Il sindaco punta ad avere la «testa» di Gallo, manager ex Iveco, ex direttore generale, promosso poi ad, indicato nella lista del Comune ma molto «gradito» anche ai privati. Ma, su questo, il sindaco ha ricevuto un netto «no» da Caltagirone: un conto, ragionano i suoi, è ridurre il Cda (ma dipende dagli effetti sulla governance aziendale), un altro è far saltare un amministratore che, secondo i privati, sta lavorando «benissimo».
La prova principale è l'andamento del titolo, oggi vicino ai dieci euro ad azione (ieri era a 9,6) che si porta dietro una serie di conseguenze: tra le altre, una capitalizzazione societaria che passa da un miliardo a due, con evidenti benefici (anche nel settore creditizio) per il Campidoglio.
Secondo Caltagirone, e anche secondo i francesi di GdF-Suez (i più arrabbiati: vedranno Marino solo settimana prossima), cambiare management non ha senso e produrre effetti devastanti sui mercati: fuga di investitori, caduta del titolo, turbolenze societarie. Fino alla possibilità , estrema, che Jean-Louis Chaussade, grande «capo» di Suez Environnement, decida l'uscita da Acea, nella quale i francesi hanno investito qualcosa come 400 milioni.
Prima di fare questo, però, è partita la controffensiva diplomatica: telefonate incrociate tra i soci privati, l'interessamento dell'Ambasciata, il coinvolgimento del governo italiano. Pare che, alla fine, anche Renzi sia stato informato di cosa stia accadendo in Acea. E pare che di nuovo, come già capitato col Salva Roma, al premier non siano piaciute le mosse di Marino.
Francesco Gaetano Caltagirone Massimo Mucchetti e Francesco Gaetano Caltagirone IGNAZIO MARINO GIANNI ALEMANNO ALFIO MARCHINI A DOMENICA LIVE Ignazio Marino Carlo Fuortes Nuovo Logo AceaPAOLO GALLOPaola e Giancarlo Cremonesi
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