DI COSA SONO ‘CAPACI’? - NUOVE RIVELAZIONI DI SPATUZZA SULL’ATTENTATO A FALCONE: “SU UN PESCHERECCIO RECUPERAMMO DEI CILINDRI LEGATI CON DELLE FUNI SULLE PARATIE DELLA BARCA. DENTRO C’ERANO DELLE BOMBE” - “SCARICAMMO I BIDONI IN UNA CASA DIROCCATA DI MIA ZIA CHE USAVAMO COME MAGAZZINO” - “NESSUNO MI HA MAI DETTO ESPLICITAMENTE A COSA SERVISSE L’ESPLOSIVO” - SPATUZZA, CHE PROCURÒ ANCHE LA FIAT 126 UTILIZZATA IN VIA D'AMELIO…

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Alfio Sciacca per "Corriere.it"

A pochi giorni dal ventesimo anniversario della strage di Capaci arrivano nuove rivelazioni di uno dei pentiti considerati più attendibili dai magistrati siciliani. Gaspare Spatuzza, che ha già permesso di riscrivere la verità giudiziaria sulla strage di via D'amelio in cui fu ucciso Paolo Borsellino ora fa delle rivelazioni, in parte già note, che potrebbero contribuire a chiarire i restroscena anche della strage di Capaci in cui furono uccisi Giovanni Falcone, la moglie e gli uomini della scorta.

Il pentito ha infatti rivelato ai magistrati di Caltanissetta di avere reperito anche l'esplosivo utilizzato per compiere l'attentato di Capaci. Ora stralci dei verbali vengono pubblicati dal Giornale di Sicilia. «Ricordo - dichiara Spatuzza - che Fifetto Cannella mi chiese, circa un mese prima dell'eccidio in cui morirono Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e gli uomini della scorta di trovare una macchina voluminosa».

A PORTICELLO - Spatuzza, che procurò anche la Fiat 126 utilizzata in via D'Amelio aggiunge: «Ci recammo a Porticello dove trovammo un certo Cosimo di circa 30 anni ed assieme a lui andammo su un peschereccio attraccato al molo da dove recuperammo dei cilindri dalle dimensioni di 50 centimetri per un metro legati con delle funi sulle paratie della barca. Successivamente constatai che al loro interno vi erano delle bombe».

«Recuperati i fusti - prosegue Spatuzza - li caricammo sulla autovettura per dirigerci verso la mia abitazione. Una volta arrivati a casa di mia madre, ubicata in un cortile, scaricammo i bidoni all'interno di una casa diroccata di mia zia che era a fianco di quella di mia madre e che noi usavamo come magazzino».

Successivamente, sempre secondo il racconto del pentito, venne «recuperato altro esplosivo in alcuni bidoni alla Cala, (vicino al porto) legati ad un peschereccio». «Nessuno mi ha mai detto esplicitamente a cosa servisse l'esplosivo», conclude Spatuzza che tuttavia collega la circostanza con l'attentato di Capaci.

 

 

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