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Emanuele Buzzi per il Corriere della Sera
BEPPE GRILLO E GIUSEPPE #CONTE
L'inquietudine nei gruppi parlamentari e l'asse con il Pd che si rinsalda (grazie a un incontro tra Luigi Di Maio e il segretario dem Enrico Letta): il giorno dopo l'esordio da leader 5 Stelle di Giuseppe Conte, il Movimento procede verso il suo futuro con qualche incognita.
A far rumore è soprattutto l'agitazione tra deputati e senatori. Il discorso dell'ex premier - spiegano fonti Cinque Stelle - «non ha convinto». «È riuscito a scontentare tutti in un colpo solo», dice un pentastellato. «Ci aspettavamo chiarezza sulle due questioni che stanno lacerando il gruppo: il rapporto con Rousseau e il tema del tetto di due mandati. Ma per ora ci sono state solo allusioni».
Così, sia chi è alla prima legislatura sia chi è alla seconda si è lasciato andare a sfoghi e dubbi. «Non è un momento in cui possiamo permetterci di tergiversare: è meglio definire da subito i confini entro cui muoversi».
Ma per ora la prospettiva è solo sempre quella più probabile di uno strappo non indolore (con tanto di ipotesi-tribunale tornata in pole position) con Rousseau. Tra Conte e Davide Casaleggio c'è il gelo e i tentativi di dialogo da parte del presidente dell'associazione sono per il momento lettera morta. Il ministro Federico D'Incà, però, interpellato a Radio 24 prova a gettare acqua sul fuoco: «La separazione da Casaleggio? Non è stato deciso nulla, dobbiamo spegnere le polemiche, non per il M5S, ma per l'interesse del Paese». D'Incà parla anche del doppio mandato: «Ragioneremo con calma e rispetteremo le decisioni».
Punge i generali 5 Stelle invece Alessandro Di Battista: «Ai miei ex-colleghi dico che per sostenere Conte non basta pubblicare una foto. Serve prendere di petto personaggi potenti, potenti e sopravvalutati, potenti e protetti. Serve questo, nonostante le conseguenze».
Le parole di Conte hanno trovato apprezzamento nei dem: «È stato un discorso importante che ribadisce alcune questioni del Movimento ma con una forte volontà di innovazione. Non si è messo a capo del M5S per ambizione personale ma per determinare un svolta e ridargli slancio», ha detto a Radio1 Goffredo Bettini. Il patto sempre più stretto con i dem trova riscontro anche nell'incontro tra Di Maio e Letta. Il segretario e il ministro si sono visti alla Farnesina: oltre un'ora di colloquio per parlare del sostegno al governo Draghi, di Europa, digitale, sostenibilità e Sud.
beppe grillo giuseppe conte luigi di maio
Un incontro che sia da fonti del Nazareno che da fonti 5 Stelle viene giudicato molto positivo: «Forte intesa» tra i due esponenti, che hanno toccato anche i nodi di alleanze e programmi. «Un incontro molto costruttivo - ha detto Di Maio ai suoi - . Abbiamo tante idee comuni da valorizzare al meglio per far ripartire il Paese: dalla transizione ecologica al commercio estero». Un vertice che segna il primo passo della diplomazia M5S targata Conte, che ha come ambasciatore proprio il ministro degli Esteri.
CADE IL TABÙ, M5S APRE AI CONTRIBUTI AI PARTITI SPADAFORA CONTRO CONTE
Estratto dell'articolo di Annalisa Cuzzocrea per la Repubblica
Il Movimento di Giuseppe Conte non sarà certo un partito a costo zero. Così, nei 5 stelle, si fa strada l'abolizione dell'ultimo tabù, dopo i tanti già infranti sulla strada del realismo. Finora, il M5S non accettava contributi pubblici, neanche il 2 per mille rimasto a tutte le formazioni politiche dopo le riforme degli ultimi anni. E dai privati, era pronto a ricevere solo microdonazioni, per continuare a dirsi impermeabili a lobby e portatori di interesse. Nelle ultime settimane, però, ai vertici si sono sentiti ragionamenti del tutto diversi.
Perché strutturarsi a livello territoriale, dare vita alle piazze delle idee, avere organismi che diano spazio a tutti coloro che - alle prossime elezioni - rimarranno fuori dal Parlamento o dai consigli regionali, non sarà economico. E poi, qualcuno ha fatto due conti: con la forza espressa sui social da Conte e da alcuni tra i dirigenti M5S, dal 2 per mille potrebbe arrivare ben più di qualche spiccio.
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Vincenzo Spadafora ha fatto un intervento molto duro, riguardo all'intenzione dell'ex premier di non dare spazio a correnti nel partito: «L'unità non si impone, ma si costruisce, si coltiva - ha detto l'ex ministro dello Sport - le correnti, presidente, non sono altro che la testimonianza della voglia di partecipazione di un Movimento che si è visto cadere dall'alto le cose per troppo tempo. Luigi Di Maio si è dimesso più di un anno fa per dare vita a un processo di questo tipo, che però stentiamo a vedere». E ancora: «Fai in modo che il tuo diventi un valore aggiunto per il Movimento, e che non sia invece una collisione» (...)
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