LADY BORLETTI HA ROTTO I BUITONI! - LA CAPOLISTA MONTIANA SCAPPA VERSO IL PD E PER IL CENTRINO E’ NOTTE FONDA - AMBROSOLI PRONTO A RIABBRACCIARE ANCHE ICHINO: TUTTI MOLLANO MUTANDA ALBERTINI - SCATTA LA RAPPRESAGLIA CONTRO LA “RIDICOLA BORGHESIA MILANESE” - SMONTEZEMOLATI VS TINAGLI: “FA PERDERE VOTI IN TV” - TRA CATTIVERIE, MALIGNITA’ E REGOLAMENTI DI CONTI, I RICCARDIANI SI PREPARANO A “SCALARE” IL PARTITO….

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Marianna Venturini per Lettera43

Non sempre la società civile ha il physique du rôle per salire in politica. O almeno quella selezionata da Mario Monti per la sua lista ha già mostrato i primi difetti.

IL COMING OUT DI BORLETTI
Il cortocircuito è stato innescato dalle dichiarazioni di Ilaria Borletti Buitoni, candidata di Scelta civica alla Camera in Lombardia. La quale ha ammesso che voterà per Umberto Ambrosoli, frontman del Pd, al Pirellone (snobbando il montiano Gabriele Albertini) e il Professore alle Politiche. L'appello al voto disgiunto, per di più lanciato da una capolista, ha comprensibilmente sollevato una bufera in casa montiana.

L'EMORRAGIA DI VOTI
La transumanza di voti dall'ex sindaco di Milano, in corsa sia alla presidenza della Regione sia al Senato, però non sarebbe ancora finita. Il giuslavorista Pietro Ichino, candidato col Professore a Palazzo Madama, potrebbe presto annunciare la sua preferenza per Ambrosoli. E lo stesso pensiero è condiviso da altri esponenti montiani che si sentono più vicini al giovane avvocato che non all'ex sindaco di Milano. Insomma, più che a massimizzare il consenso, gli esponenti di Scelta civica sembrano interessati a portare avanti le preferenze personali. Chi prova a stemperare i toni è un altro candidato montiano, Alessandro Sancino. «Il fatto che ci siano diverse anime al nostro interno deve essere un arricchimento», ha spiegato a Lettera43.it.

L'OMBRA DELL'INCIUCIO
Invece Alberto Bombassei e Mario Monti non hanno preso per niente bene l'uscita della signora Borletti che è stata letta dagli avversari come la conferma di un inciucio tra Monti e Pier Luigi Bersani. Per tutta risposta dalle parti di Albertini si preannunciano voti alle Politiche per Oscar Giannino. Lo ha detto per primo Sergio Scalpelli, spin doctor della campagna elettorale di Albertini, aggiungendo che per il Senato opterà per Scelta civica senza problemi. Mentre alla Camera, è «sciocco votare candidati della ridicola borghesia milanese», ha scritto su Twitter riferendosi alla protagonista dello scandalo.
Insomma la signora del Fai ha contribuito a mostrare i limiti della macchina da guerra messa in piedi da Monti e i suoi.

MONTEZEMOLIANI CONTRO RICCARDIANI
Ma quella lombarda non è l'unica faglia all'interno del raggruppamento montiano.
L'agenda della campagna elettorale non ha sopito le rivalità interne. Col passare dei giorni si sono incupiti anche gli animi dei montezemoliani. Già sul piede di guerra per la compilazione delle liste.

TINAGLI NEL MIRINO
Gli uomini di Italia futura non hanno per esempio dimenticato che la candidatura-flop in Scelta civica di Alessio De Giorgi, direttore di Gay.it costretto a ritirasi dalla corsa elettorale, era stata suggerita e sponsorizzata dalla giovane economista Irene Tinagli.
Intanto lei è diventata anche uno dei volti più mediatici del movimento, corteggiata da talk show e giornali. Tanto da aver sollevato le invidie e le gelosie di altri candidati che l'accusano anche di non essere abbastanza pregnante nei suoi interventi televisivi. Insomma le cattiverie si sprecano.

«MANCA UNA CULTURA POLITICA DI RIFERIMENTO»
Altre scosse telluriche, poi, si registrano nel 'club' di Sant'Egidio, vicino al ministro uscente Andrea Riccardi. Nomi ed esponenti di area cattolica che sono mal visti dalle anime più laiche dei montiani. «La verità è che manca una cultura politica di riferimento e l'aggregatore rappresentato dalla figura di Mario Monti non basta», ha ammesso un candidato alla Camera.

Dopo le elezioni, i rapporti di forza saranno più chiari e c'è già chi prevede un'ingerenza pesante dall'area riccardiana che potrebbe non solo compromettere l'equilibrio del rassemblement, ma anche dare vita a una corrente vera e propria. Il dubbio resta. «Per ora questa operazione elettorale si basta solo su Monti e poco altro», ha commentato un esponente di If. «Il polo riformatore non è ancora nato e non si sa neppure se vedrà la luce».

 

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