E COSÌ CIA - LA “DEPORTAZIONE” DI ABU OMAR EBBE L'OK (MOLTO SCETTICO) DELLA CONDOLEEZZA RICE E IL “NO” DI POLLARI

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Maurizio Molinari per La Stampa

Il sequestro di Abu Omar fu voluto da Jeffrey Castelli, capostazione della Cia a Roma, che riuscì a ottenere l'avallo di George Tenet e Condoleezza Rice pur in assenza di prove sulla pericolosità dell'imam egiziano: ad affermarlo è Sabrina De Sousa, prima a rompere il silenzio fra i 23 agenti Cia implicati della «rendition» avvenuta a Milano il 17 febbraio 2003.

De Sousa, 57 anni, è una americana nata nello Stato indiano di Goa. Ha fatto l'interprete con i servizi italiani durante una missione nel 2002 in preparazione della «rendition». Su di lei pesa una condanna a 7 anni confermata in Cassazione e la scelta di parlare col gruppo editoriale «McClatchy» arriva a pochi giorni dal rientro in America di Bob Seldon Lady, capostazione della Cia a Milano durante la «rendition», arrestato a Panama e consegnato a Washington.

«Il regista dell'operazione fu Castelli - dice De Sousa - che esagerò la minaccia terrorista di Abu Omar e mentì sull'avallo dell'intelligence italiana per ottenere l'approvazione». «Dopo l'11 settembre la Cia aveva messo tutti sotto pressione per fare qualcosa contro Al Qaeda e Castelli era ambizioso, vide nella rendition un biglietto verso la promozione» ricorda De Sousa, secondo la quale «Castelli andò al Sismi a chiedere di lavorare sulla rendition, gli dissero di no ma non si fermò, come non lo fermarono i dubbi di Seldon Lady».

Il capostazione a Milano «spesso si lamentava con me sul fatto che la rendition non aveva senso perché Abu Omar era sotto sorveglianza da parte della Digos», ma Castelli «mantenne costante la pressione».

Secondo un documento riservato che De Sousa afferma di avere, «durante il 2002 Castelli fece pressioni su Nicolò Pollari, capo del Sismi, affinché accettasse ma Pollari rifiutò dicendo che, senza l'approvazione dei magistrati, sarebbe stata un'operazione illegale».

«Pollari voleva aspettare il passaggio in Parlamento della riforma dell'intelligence che avrebbe dato più poteri al Sismi» e Castelli si trovò in difficoltà «perché i superiori a Langley insistevano sul fatto che il Sismi e il premier Berlusconi dovevano accettare altrimenti non si poteva chiedere l'autorizzazione a Condoleezza Rice e al presidente Bush».

«Allora Castelli andò da Pollari, ottenendo una sorta di approvazione, ma non scritta» e a seguito di quell'incontro «scrisse un cablo al quartier generale della Cia affermando che Abu Omar era sospettato di legami con Al Qaeda, per una registrazione della Digos nella quale discuteva il possibile attacco a un bus dell'American School a Milano».

L'altro problema di Castelli era l'assenza di un mandato di cattura, così chiese al capo stazione della Cia al Cairo di chiederlo a Omar Suleiman, capo dell'intelligence del presidente Mubarak. Il mandato venne emesso e, nonostante le perduranti esitazioni di Langley, il capo della Cia George Tenet sottopose la «rendition» alla Rice, consigliere per la Sicurezza di Bush.

Ma «la Rice era preoccupata e in un cablo chiese se gli agenti della Cia avrebbero rischiato la prigione» dice De Sousa. «Castelli rispose che sarebbero stati espulsi dall'Italia, il Sismi li avrebbe aiutati». Prima di portare la richiesta alla Rice, Tenet fece rivedere i dettagli a Tyler Drumheller, capo delle operazioni in Europa; James Pavitt, capo delle operazioni e Stephen Kappes suo vice; José Rogriduez, capo del centro controterrismo; John Rizzo, consigliere legale.

«Per anni ho tentato invano di far conoscere la verità - conclude De Sousa scrivendo ai capi dell'intelligence, al Congresso, a Hillary Clinton e Eric Holer, ma nessuno mi ha voluto ascoltare».

 

 

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