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Amedeo La Mattina per ‘La Stampa’
«Una provocazione. Renzi vuole un Senato tutto rosso. A questo punto siamo pronti a rompere». Berlusconi gela il grande mediatore Verdini e dà ordine di fare le barricate a Palazzo Madama e non solo. Potrebbe essere il giro di boa in cui Forza Italia assume un assetto di opposizione più dura, uscendo dal limbo del partito né carne né pesce. Chissà se Denis riuscirà a fare il miracolo di rimettere insieme i cocci dell’intesa e salvare il rapporto tra Renzi e il Cavaliere. Ma su questo rapporto sicuramente ha prodotto un brutto effetto il risultato elettorale, con il Pd volato a un vertiginoso 40,8% e Fi precipitata al 16,8%.
A Palazzo Grazioli è suonato un campanello d’allarme quando hanno visto l’ultima mossa dei Democratici che hanno messo in campo l’ipotesi di un Senato sul modello francese. Un’ipotesi che il capogruppo Fi Romani considera «inaccettabile». «Ho l’impressione che il Pd voglia rompere. Del modello francese non ne abbiamo mai parlato: non mi sembra il modo più corretto per fare insieme le riforme».
Romani ne ha discusso ieri pomeriggio con Berlusconi, Brunetta, Verdini e Gasparri. La proposta del Pd, avallata da Palazzo Chigi, è considerata uno sgambetto che non promette nulla di buono neanche sulla riforma elettorale. Su questa c’era un accordo più dettagliato. Un accordo sottoscritto da Berlusconi e Renzi nella sede del Pd e passato alle cronache, tra critiche e veleni, come il «Patto del Nazareno». Sulla riforma del Senato invece i due erano rimasti vaghi. Le uniche condizioni concordate riguardavano il superamento del bipolarismo perfetto. La Camera avrebbe mantenuto le competenze attuali, a cominciare dal voto di fiducia al governo.
Palazzo Madama si sarebbe occupato dei rapporti tra Stato e Regioni. Non venne definita la composizione e soprattutto la modalità di elezione dei nuovi senatori. Una cosa comunque era chiara: non ci sarebbe più stata l’elezione diretta del Senato. Poi il governo ha presentato una prima proposta, facendo già saltare gli accordi con Fi. Ora la seconda, considerata peggiore.
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«Siamo di fronte all’ennesima proposta mai discussa. Siamo - osserva Romani - assolutamente contrari a trasformare il Senato nel dopolavoro dei sindaci e dei consiglieri regionali della sinistra. Noi siamo stati leali: abbiamo presentato emendamenti che prevedono l’elezione indiretta dei senatori, il Pd invece cambia idea ogni settimana». Il capogruppo di Fi dà una spiegazione di questi cambiamenti. Dice che il Pd ha profonde divisioni interne. «Con il modello francese pensano di mettere d’accordo tutti. Lo vedremo».
Ma Fi non vuole parlare di rottura definitiva fino alla riforma elettorale. Gasparri non esclude un supplemento di trattative con ancora Verdini in campo. «Vedremo nelle prossime ore e giorni se ci sono margini di una discussione. Ma è chiaro - aggiunge Gasparri - che non possiamo suicidarci. Come possiamo sostenere una proposta che prevede una platea di “elettori”, tra sindaci e consiglieri regionali, tutti di sinistra? Noi avremmo zero senatori. È una proposta irragionevole».
MATTEO RENZI A MILANO PER L EXPO FOTO LAPRESSE
Sta saltando il rapporto tra Renzi e Berlusconi. E con esso il ruolo di Verdini tanto contestato dentro Fi. Nel cerchio magico sostengono che non si può essere con il premier meno duri della realtà, quella delle mancate coperture degli 80 euro segnalate da Bruxelles alla questione Tasi e ai dati della disoccupazione. Quindi all’attacco.
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