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Marco Conti per Il Messaggero
Annacquare lo scontro sul ddl intercettazioni nel dibattito sul decreto sviluppo e mostrare, grazie alla mozione di sfiducia sul ministro Romano, che la maggioranza ha i numeri per portare a casa, dopo due anni, la tanto attesa riforma degli ascolti.
Una partita doppia che costringerà ancora una volta Silvio Berlusconi ad una nuova trattativa con la Lega che non vuol sentir parlare di riforma delle pensioni e che è pronta a votare la riforma delle intercettazioni senza però arrivare al voto di fiducia che invece nel Pdl si dà quasi per scontato. A metà settimana, dopo il voto su Romano, Berluconi incontrerà la consulta giustizia del Pdl proprio per fare il punto sul testo. Al Cavaliere non piace molto nemmeno l'ultima stesura che andrà presto in aula. Sinora ha però resistito a coloro che gli chiedono di renderlo un po' più drastico nella parte relativa alle autorizzazioni, per non irritare il Quirinale e, soprattutto, perché un allungamento sine die della trattativa rischia di compromettere la messa in sicurezza dei pruriginosi «omissis» contenuti nei verbali della procura di Bari.
Calendario alla mano risulta difficile che la maggioranza riesca questa settimana ad avviare la discussione sul ddl. Il testo, a suo tempo licenziato dal Senato, ha già subito profondi rimaneggiamenti in commissione Giustizia e altri se ne attendono, anche a giudicare da quanto annunciato ieri a Sky da Gianfranco Fini. Toccherà proprio alla finiana Giulia Bongiorno, relatrice del provvedimento, spiegare ai suoi colleghi della commissione Giustizia gli emendamenti che il Terzo Polo, con Pisicchio e Rao, intendono inserire per modificare ulteriormente il testo prima di votarlo e rinviarlo al Senato.
La fretta di Berlusconi è emersa già la scorsa settimana quando aleggiò l'idea di un decreto blitz in grado di bloccare non solo le intercettazioni ancora da fare, ma anche quelle già fatte dalla procura di Bari. L'obiettivo del Cavaliere resta sempre quello di rendere inutilizzabili quegli ascolti ed evitare che la serie di omissis, attualmente contenuti nei verbali, non spuntino prima o poi su qualche giornale. Multe e sanzioni, anche a chi opera sul web, saranno previste dal ddl che il Cavaliere vorrebbe veder licenziato nel giro di una ventina di giorni tra Camera e Senato.
Un iter a tappe forzate che però deve fare i conti con il calendario parlamentare e con la scarsa voglia del Carroccio di dover apparire ancora una volta agli occhi del popolo padano come coloro che si preoccupano più di giustizia che di economia.
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