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Alessandro Gilioli per http://espresso.repubblica.it
A guardare il film di Bill Emmott e Annalisa Piras sull'Italia (lo danno domani sera su Sky Cinema Cult, chi vuole può scaricarlo qui per 3,90 euro) si viene presi da un leggero senso di spaesamento.
Intanto perché, seppur girato pochi mesi fa, sa già un po' di vecchio: Mario Monti, ad esempio, emerge dal documovie come un disinteressato salvatore del Paese, al di sopra delle beghe partitiche, insomma un lontano e assai più dignitoso zio dell'attuale politicante che cerca voti promettendo di abbassare le tasse con il cane sulle ginocchia.
Poi perché il rumore di fondo di tutto il film è ispirato a una visione che sta tra l'ideologia e il manichesimo: il capitalismo è bellissimo e risolverebbe tutti i problemi ovunque, anche in Italia, peccato che lì da voi non sia usato come si dovrebbe.
L'idea che ci sia qualche errore anche nella ricetta - oltre che in chi la cucina - non sfiora minimamente Bill Emmott e il suo film: così ci troviamo a prendere lezioni di pari opportunità da Fornero e di economia globalista da Marchionne, implicitamente messi dalla parte dei buoni e dei bravi (insieme a John Elkann e Pietro Ferrero): quelli che devono risolvere i problemi creati da un resto indistinto di Paese dove si mescolano tutti gli altri, da Berlusconi ai sindacati, dalla Chiesa Cattolica alla sinistra.
L'ipotesi che ad esempio Marchionne e Fornero - e i loro schemi - siano parte del problema e non la soluzione non viene neppure avanzata: loro per Emmott sono la buona Italia, contro la mala Italia che li ha preceduti o che li circonda. Né viene presa in considerazione la possibilità che il declino italiano abbia a che fare anche con l'applicazione meccanica di formule economiche basate su dogmi ideologici vecchiotti che stanno mostrando parecchio la corda anche oltre confine.
Insomma, pur tralasciando l'inevitabile collezione di cliché (da Dante alla pastasciutta), il livello di approfondimento e di riflessione mi pare davvero scarsino: il risultato è che chi ha già gli strumenti conoscitivi e intellettuali per giudicare quanto è avvenuto e sta avvenendo in Italia non si vede aggiunto nulla da questo film, mentre chi non ce li ha rischia di farsi un po' buggerare da questo approccio docilmente semplificatorio.
Se non l'avesse girato Emmott, questo film, direi che l'avrebbe fatto Oscar Giannino.
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