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Gabriele Guccione per “la Repubblica”
Se da numero uno del Comune di Torino è uscita dall’Osservatorio sull’alta velocità Torino-Lione, guadagnandosi gli applausi del movimento No Tav, da sindaca metropolitana Chiara Appendino dovrà turarsi il naso e restare nell’organismo tecnico di consultazione sul Tav.
Un piede fuori e l’altro dentro, insomma. Così ha deciso, ieri mattina, il consiglio della Città metropolitana di Torino, dove la prima cittadina si trova, a causa del paradosso figlio della legge sull’abolizione delle province, nell’insolita situazione di dover governare nonostante il M5s non abbia la maggioranza.
Non a caso l’imposizione è figlia di un blitz orchestrato con una mozione da Pd, Forza Italia e Lega Nord. La sindaca ha votato contro il provvedimento, insieme agli altri sette consiglieri metropolitani 5Stelle, ma questo non è bastato a debellare l’effetto dei dieci voti favorevoli di centrosinistra e centrodestra. Appendino dovrà rispettare l’impegno di «proseguire l’attività di partecipazione all’Osservatorio». E sarà tenuta a continuare a dare ospitalità agli uffici dell’Osservatorio nella sede dell’ex Provincia di Torino, «prorogando alle condizioni attuali — si legge nel documento — il contratto d’uso gratuito dei locali».
La sindaca è rimasta in silenzio per tutto il tempo della discussione, preferendo lasciare agli altri consiglieri 5Stelle il compito di difendere la contrarietà al Tav. «Lo Stato ha regalato 2 miliardi e mezzo per quest’opera — ha commentato il consigliere del M5s Antonino Iaria — e adesso viene a elemosinare una sede per l’Osservatorio ».
Il 5 dicembre il Consiglio comunale di Torino aveva deciso di abbandonare l’Osservatorio, per esprimere vicinanza al movimento No Tav e sancire solennemente la contrarietà del M5s all’opera. Ora lo stesso messaggio non potrà essere rilanciato da Appendino a nome dell’ex Provincia. «È la dimostrazione che la sindaca e il M5s non possono pensare di governare con i colpi di mano», ha attaccato il capogruppo del Pd, Vincenzo Barrea, riferendosi alla lettera di sfratto che la sindaca aveva inviato all’Osservatorio la scorsa estate, chiedendo di lasciare gli uffici dell’ex Provincia. «I consiglieri del M5S — conclude Barrea — sono stati costretti ad ammettere che la Città metropolitana di resterà nell’Osservatorio».
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