DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Andrea Morigi per “Libero Quotidiano”
Si chiudono i porti italiani, si spalanca la costa iberica. Per gli scafisti, cambia poco. Basta virare di bordo e si cambia rotta. Da qualche parte, nel Mediterraneo, si trova sempre una ong pronta a inviare una propria nave per imbarcare i migranti e accompagnarli nell' ultimo tratto di mare che li separa dalla costa.
Per Madrid, invece, ogni carico di carne umana è una nuova difficile crisi da affrontare. Non sono nemmeno attrezzati per gestirla. Riescono a malapena a organizzare l' accoglienza nei porti, poiché gli africani sbarcano ormai a gruppi direttamente sulle spiagge turistiche, sotto gli occhi increduli dei bagnanti. Le autorità sono impreparate, non sanno dove alloggiare i clandestini, che peraltro sembra preferiscano disperdersi sul territorio.
Il governo del socialista Pedro Sánchez, colto alla sprovvista dalla propria generosità, si è quindi messo rapidamente al lavoro per aprire «un centro» nel porto di Algeciras, nell' Andalusia, che rischia di diventare la «nuova Lampedusa».
L' obiettivo è di ospitare 600 persone. Roba da ridere, visto che secondo i dati dell' Organizzazione mondiale delle migrazioni sono oltre 19.580 le persone giunte sulle coste spagnole finora nel 2018. La Spagna è diventata la prima via di accesso dei migranti in Europa, superando l' Italia, a quota 18.130.
SISTEMA AL COLLASSO
È stato sufficiente quel mezzo giro di vite imposto in Italia e in Libia dal vicepremier e ministro dell' Interno Matteo Salvini per far collassare il sistema spagnolo basato sulla buona volontà e sulla solidarietà senza limiti.
Si erano spinti a minacciare di denunciare Roma alla Corte europea dei Diritti dell' Uomo per omissione di soccorso in seguito al blocco imposto alle navi delle ong.
Ora invece, che si trovano improvvisamente nei panni di chi non riesce a reggere l' urto dell' invasione dall' Africa, si pentono di essersi resi tanto disponibili. E chiedono aiuto perché non ce la fanno più, nonostante la loro sensibilità.
Perciò il ministro dell' Interno spagnolo, Fernando Grande-Marlaska, sabato ha chiesto una «soluzione europea al problema dell' immigrazione», dopo che la guardia costiera spagnola ha salvato in due giorni più di 1.200 migranti in mare.
«Siamo venuti a vedere sul terreno i problemi che esistono, il problema dell' immigrazione che è un problema dell' Europa, che richiede una soluzione europea», ha detto ai giornalisti, visitando la provincia meridionale di Cadice. Siccome sperimentano anche loro la sordità europea, oggi Grande-Marlaska va in Mauritania a trovare il suo omologo a Nouakchott, per collaborare nella lotta contro l' immigrazione illegale.
I fronti da tenere d' occhio sono numerosi. Il più preoccupante è l' enclave di Ceuta e Melilla, in territorio marocchino. Ma lì sembra che procedano ancora alla vecchia maniera, con la Guardia Civil pronta a respingere gli assalti alla frontiera. Fanno quello che possono, dopo che venerdì circa 600 migranti africani sono riusciti a scavalcare la recinzione, alta quasi sette metri. Manganellare non basta. Ieri hanno soccorso 211 migranti da 21 imbarcazioni diverse nello Stretto di Gibilterra.
È CAMBIATO IL VENTO
Che il vento sia cambiato, hanno iniziato a capirlo perfino gli avvoltoi che incrociano sulla sponda meridionale del Mediterraneo. «Dopo giorni di inutile attesa davanti a Libia e Tunisia, la nave della Ong spagnola Open Arms pare allontanarsi a mani e tasche vuote.
A presto?», scrive su Twitter il ministro dell' Interno, Matteo Salvini che, in un' intervista al Sunday Times, ieri aveva osservato che «la sinistra sta usando la bassa natalità» come un pretesto per «importare migranti».
Così dopo due settimane di incertezza, le autorità tunisine hanno infine autorizzato l' attracco nel porto di Zarzis della nave Sarost 5, con a bordo 40 migranti, che navigava al largo delle sue coste in attesa di poter entrare in un porto, fra Tunisia, Malta e Italia. Il premier Youssef Chahed sabato ha concesso l' autorizzazione per ragioni umanitarie allo sbarco dei profughi tratti in salvo dalla Sarost nella zona di recupero maltese.
«Il primo intervento di salvataggio si è svolto in una zona di competenza delle autorità maltesi. C' è stata una controversia su quale Paese avrebbe dovuto accogliere i migranti», ha spiegato Chaled precisando che le condizioni dei profughi a bordo sono buone ed è stata assicurata loro assistenza medica.
Comunque «la Tunisia ha rifiutato l' apertura di campi per accogliere i migranti. La nave non deve essere usata come un pretesto a questo scopo», ha aggiunto il premier tunisino. Non ne possono più nemmeno loro del traffico di esseri umani.
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