‘’CARO DUCE TI SCRIVO...’’, FIRMATO ALBERTO MORAVIA - “AMMIRO L'OPERA DEL REGIME IN TUTTI I VARI…
Da "Panorama" in edicola domani
Rideva della sua scorta e anche dei magistrati, Massimo Ciancimino. Il settimanale Panorama, nel numero in edicola da domani, giovedì 8 settembre, pubblica stralci di due intercettazioni ambientali risalenti rispettivamente al 16 novembre e al 1° dicembre 2010: nei nastri era stata registrata la voce dell'ex teste della procura di Palermo, poi arrestato lo scorso 21 aprile con l'accusa di calunnia aggravata.
La procura di Reggio Calabria in quel momento teneva sotto controllo Girolamo Strangi, un commercialista indagato perché considerato vicino alla ândrangheta. Strangi con Ciancimino parla di fatture false e di 170 mila euro in contanti, da trasportare a Bologna o a Parigi. E Ciancimino si propone di pensarci lui: «Ti fidi a fare tutto quel percorso in macchina, con i soldi?» chiede. «Io non ho problemi, che sono con scorte e cose... Io passo ovunque».
Che cosa Ciancimino pensi dei suoi angeli custodi traspare da un altro brano di conversazione: «Io» dice «ci ho una specie di squadra di calcetto dietro. Ieri mi veniva da ridere: sono stato a casa (probabilmente a Palermo, ndr) e sembravano... con i giubbini antiproiettile e i fucili a pompa. E la gente domandava: "Ma chi deve passare?"». Il tecnico della questura sottolinea: «I due ridono». Nelle trascrizioni delle intercettazioni pubblicate da Panorama, Ciancimino racconta a Strangi di avere quasi libero accesso agli uffici della procura di Palermo.
E che dal computer entra nella banca dati del Viminale. «Negli uffici di Ingroia (cioè il procuratore aggiunto di Palermo, Antonio Ingroia, ndr) tu digiti un nome» dice «e gli puoi fare vita, morte e miracoli...». Ciancimino sostiene di avere accesso a conti bancari, indagini in corso: «Se ti serve qualcosa...» si vanta. Aggiunge che qualche sera prima c'è stata una riunione alla direzione distrettuale antimafia.
«Mi lasciano nella stanza chiusa per non farmi vedere dai giornalisti» dice Massimo. Così, in assenza del magistrato, Ciancimino sostiene di avere armeggiato al suo pc. Poi il procuratore rientra: «E vede che sto al computer. Dice: "Lei è bastardo!"... Mica mi nascondo, io faccio quello che minchia voglio là dentro, peggio per loro che mi lasciano là . L'altra volta mi sono andato a vedere un file dove c'erano le barche da sequestrare...».
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