COLPI MANCINI: STORIA DI UN BLUFF ALLA ROMANA

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Cristiana Mangani e Sara Menafra per "Il Messaggero.it"

Dagli ambienti super sofisticati al carcere di Regina Coeli: deve essere stato un salto lungo e traumatico quello di Riccardo Mancini, ex ad di Ente Eur, finito in manette per corruzione e concussione. Quando ormai pensava di aver raggiunto la vetta e di poter accedere ai palazzi che contano, si è ritrovato invischiato nell'inchiesta sulle mazzette per l'appalto dei filobus Breda Menarinibus.

Al pm Paolo Ielo, titolare dell'indagine, ha raccontato di fasti e potere. E di quando quel giorno è stato invitato a pranzo dall'allora ad di Finmeccanica Pier Francesco Guarguaglini a parlare di appalti; e lui, un po' emozionato, ha varcato la soglia di piazzale Montegrappa deciso a presentarsi per quello che non era. Cioè un manager in grado di pilotare le grandi commesse del Comune.

IL VERBALE
È il primo febbraio di quest'anno, l'ex ad si presenta in procura per rilasciare dichiarazioni spontanee e racconta dell'invito negli uffici della holding degli armamenti. «Nel 2008 - dice - Alemanno venne eletto sindaco. Io ho contribuito alla sua campagna elettorale. Dopo questo evento sono stato contattato telefonicamente da una persona che si presentò come il dottor Cola, espressione di Finmeccanica, e mi disse che mi voleva conoscere l'ad Guarguaglini.

Fui lusingato da tale attenzione e anche se non ero ancora sicuro se Cola fosse chi diceva di essere, accettai. Con mia sorpresa, dopo qualche tempo venni invitato negli uffici di Piazzale Montegrappa, dove venni ricevuto a pranzo da Guarguaglini insieme a Cola e a Lorenzo Borgogni. Fui molto impressionato dall'ambiente, da camerieri con i guanti che servivano a tavola, e dal fatto che si respirava la presenza di uomini dello Stato, come alti ufficiali o ex ufficiali dei Carabinieri.

Nel corso di tale incontro, Guarguaglini e Borgogni mi rappresentavano il business di tutta la galassia Finmeccanica, intrattenendomi in particolare su un sistema gestito da una delle loro società che, attraverso un satellite controllava gli accessi alle città e avrebbe potuto essere utile in un'ottica di mantenimento delle promesse elettorali di Alemanno sulla sicurezza pubblica. In tale contesto, Guarguaglini mi indicò in Cola l'uomo che esprimeva Finmeccanica e con il quale interloquire per progetti tra le società riconducibili a Finmeccanica e il comune di Roma».

ALEMANNO NON SAPEVA
Mancini ricorda di quanto fosse preso dal ruolo di manager, tanto che - dichiara ancora al pm - «feci credere di avere la capacità di esprimere il Comune, anche se ciò non corrispondeva esattamente alla verità. Il periodo successivo a tali vicende è caratterizzato da una pressione continua, anche se non asfissiante, di Cola. Preciso, al riguardo, che l'amministrazione comunale, e soprattutto quella di Metropolitane Spa era impermeabile a ogni pressione, anche perché i dirigenti apicali erano tutti più o meno espressione della vecchia amministrazione».

Un anno dopo Cola e Iannilli gli avrebbero fatto avere 80 mila euro, sempre in contanti e in due incontri distinti. «Ho commesso un errore - dice ancora Mancini - ho tradito le mie idee di uomo di destra». Di quello sbaglio, conclude, il sindaco era all'oscuro: «Intendo precisare che Alemanno nulla sapeva e che a lui non è finito un solo euro del denaro che mi è stato consegnato. Non avevo alcuna conoscenza della provenienza della somma e ritenevo che la stessa mi fosse stata data per avere un accesso verso gli organi del Comune di Roma, a partire dal sindaco».

L'EX AD DI BREDA
Che i soldi fossero destinati personalmente a Riccardo Mancini lo ribadisce anche l'ex ad di Breda Menarinibus, Roberto Ceraudo: «Quanto alle ragioni dei pagamenti con la provvista mi si disse da Borgogni, Cola e Iannilli che era per l'affare degli autobus, da destinare alla politica romana, ma io ho sempre mantenuto qualche perplessità. Dopo circa 7 mesi dai fatti ho appreso che erano per Mancini».

Un racconto tutto sommato simile a quello dell'ex consulente di Finmeccanica Lorenzo Cola che parla di un incontro con Mancini avvenuto nel 2009. Anche in questo caso, l'ex ad di Ente Eur sembrava molto insistente: «Lo incontro a colazione, certamente nel 2009 - dice Cola a verbale - non mi ricordo il periodo. Mancini mi si presenta come persona molto vicina al sindaco Alemanno, dicendomi di aver chiuso questo accordo ma di aver incassato solo 50mila euro».

La decisione sul cosa fare, poi, sarebbe stata presa dall'ad di Finmeccanica in persona: «Dopo questo incontro mi vedo con Guarguaglini - spiega - mi dice di occuparmi della chiusura dell'affare degli autobus e dei relativi pagamenti, per poi puntare alla metropolitana. Mi mette a tal fine in contatto con Ceraudo, ad di Breda Menarini». Il dirigente dell'azienda bolognese, però, è a sua volta sotto pressione: «Ricordo che Ceraudo, nelle more dell'autorizzazione della fornitura, mi diceva di ricevere forti pressioni per il pagamento delle somme promesse e mi mandava dei bigliettini».

MANCINI E L'ONOREVOLE
Di Mancini, del suo presunto coinvolgimento nel giro di denaro e di quanto si sentisse un uomo potente, parla anche l'ex responsabile delle relazioni esterne di Finmeccanica Lorenzo Borgogni. «Lo conobbi - ricorda - il 2 luglio 2008 nell'ufficio del sindaco che me lo presentò come suo stretto collaboratore e referente del Comune per i rapporti con Finmeccanica.

Mancini ha progressivamente teso a sottolineare il proprio ruolo, come quello di un plenipotenziario di Alemanno, con specifico riferimento al settore dei trasporti. Per dare forza a questa sua affermazione in un'occasione venne presso il mio studio accompagnato dall'onorevole Pisu, del Pdl, di estrazione originariamente Msi. E poi mi chiese di partecipare a un incontro con Pisu, Bortoli, Marchi e Pizzarotti per parlare di un contenzioso relativo a Metropolitana».

 

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