“CHIARA, TI RICORDI QUANDO HAI AMMESSO A FEDEZ CHE TI SEI SCOPATA ACHILLE LAURO?” - IL “PUPARO” DEL…
Maria Giovanna Maglie per “Dagospia”
Libia, immigrazione, sicurezza, dazi, gasdotto, c'è accordo su tutto. Ci siamo presi un rimprovero più simile a un buffetto sulla guancia per i debiti della Nato, che era previsto, e l’avanzo commerciale, ma all'Italia, dopo tanto tempo, e dopo lo schiaffo e la fregatura che ci avevano rifilato la Francia di Sarkozy e Hillary Clinton con la sciagurata guerra per far fuori Gheddafi, torna in mano il pallino di quell'area del mondo. È un'offesa vendicata, una ferita risanata. Il dossier Libia è in mano nostra. Nessun dubbio.
Potete crederci che ieri Macron non è stato contento di vedersi soffiare sotto il naso le sue nuove colonie; che invece Juncker e la Merkel dovrebbero ringraziarci per aver, al contrario del francese, sottoscritto gli impegni presi a Washington qualche giorno fa dal presidente della Commissione, una volta che Trump ci ha rassicurati sull'equilibrio del nostro commercio agroalimentare.
È più europeista Macron o l'Italia degli euroscettici giallo-verdi? E com'è che I putiniani confermano le sanzioni alla Russia, sia pur aprendo spiragli per il futuro? I denigratori già la chiamano una politica estera folle, forse è solo una politica estera.
Sottovalutata, praticamente ignorata, forse perché come ha detto lui, “Io e Conte siamo entrambi due outsider della politica”, peggio, due che un pezzo di mondo avversa, combatte, schifa, e intanto rosica, la visita lampo del premier italiano Giuseppe Conte a Washington è un successo indubitabile per il governo e per l'Italia.
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Lasciate perdere il folklore, che pure conta, anzi è un modo per mandare messaggi politici pesanti, come quando Donald Trump dice “Siamo due governi del cambiamento, tante cose ci uniscono”.
Lasciate perdere anche l'aria da vecchi sodali che i due neanche ostentano più di tanto, appena finito l’incontro bilaterale alla Casa Bianca, quando si presentano davanti ai giornalisti per illustrare un ampio accordo politico ed economico.
Lasciate perdere, perché è questo che conta: l'accordo politico ed economico di inusitata ampiezza e di grande reale disponibilità da parte di un alleato come quello americano,
Parte dalla disgraziata situazione libica, che i due leaders annunciano di avere intenzione di gestire in modo completamente nuovo .
“Riconosciamo il ruolo di leadership dell'Italia nell'Africa del Nord”, dice Trump. “Da oggi avremo una cabina di regia permanente Italia-Usa nel Mediterraneo allargato. – aggiunge Conte – “Gli Usa riconoscono il ruolo di leadership dell'Italia, in particolare in Libia”.
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Il presidente del Consiglio italiano spiega che l’intesa e tutte le iniziative che verranno prese serviranno a provare a stabilizzare il Paese africano e rendere così possibili le prossime elezioni politiche. Si comincia sedendosi intorno a un tavolo di discussione, e Italia e Usa organizzeranno una conferenza internazionale sulla Libia che si terrà in italia. Ma con la Libia vengono anche Tunisia ed Egitto.
Immigrati, clandestini. Il presidente americano parla del suo muro sul confine messicano a sostegno di frontiere che oggi sono inesistenti, un colabrodo, attraverso le quali passano non solo derelitti in cerca di lavoro ma anche manovalanza per il crimine organizzato, il traffico di droga e per il terrorismo.
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Elogia entusiasticamente le scelte nuove del governo italiano in materia di immigrazione, ritiene indispensabile rafforzare il confine sud del Mediterraneo. “Ammiro Conte per la sua leadership coraggiosa e spero che tutti i leader mondiali seguano l'esempio dell'Italia . Spero che lo faccia l'Europa”.
Per l'esattezza: “Conte è un uomo che sta facendo un lavoro fantastico. Sono molto d'accordo con quello che state facendo sull'immigrazione legale e illegale. Anche altri Paesi europei dovrebbero fare altrettanto”’
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Dazi. Gli americani hanno rassicurato il governo italiano che non ci sarà alcun pericolo per l'agroalimentare. L'allarme era scattato appena terminato l'incontro con Juncker, per la promessa fatta dal lussemburghese, naturalmente sulla nostra pelle, di acquistare semi di soia in quantità più alta dagli Stati Uniti. Solo che i semi di soia sono un nostro vanto di produzione, e la nostra opinione non era stata chiesta.
La rassicurazione è importante anche se Trump ha ricordato il nostri avanzo degli scambi commerciali per 31 miliardi di dollari . Insomma, anche noi abbiamo sempre approfittato degli Stati Uniti , e ora “dobbiamo rimettere a posto le cose”, dice Trump. Ma con l’amico Giuseppe, come lo chiama durante la conferenza stampa -Trump ha il vezzo di chiamare per nome amici e nemici- si potrà ragionare e accordarsi senza problemi.
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Gentilezza subito ricambiata da Conte, che ricorda con molta precisione di sentirsi premier di un governo del cambiamento che vuole farla finita con lo status quo ante, e che quindi con l'America di Trump “ siamo gemelli”. Tanto che non esita a pronunciare la frase proibita, ovvero che le richieste di Trump di un adeguamento dei fondi alla Nato sono “ragionevoli”.
Sono d'accordo anche sulla necessità di riformare profondamente le regole della Organizzazione per il Commercio Mondiale, essendo tra le altre cose la Cina certamente non più una nazione emergente
La Russia non era un elemento di divisione nei dossier dell'incontro. Pur rappresentando un governo determinato a togliere le sanzioni alla Russia, Conte sapeva bene che non era questo il momento né l’occasione, soprattutto visti i problemi terribili che Trump incontra in patria con l'inchiesta sul Russia Gate.
Quindi l'italiano riconosce che “le sanzioni non possono essere tolte da un giorno all’altro” ma ribadisce le preoccupazioni italiane per i possibili danni che riceve la nostra economia e sottolinea un atteggiamento aperto nei confronti di un paese come la Russia, fondamentale in tutte le crisi geopolitiche.
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Alla stessa domanda Trump, che pure la distensione l’ha fatta per primo, è brusco: “le sanzioni alla Russia restano”. Vaghi sull'Iran, in questo caso è Trump a non poter pretendere almeno pubblicamente alcun impegno italiano, pena levata di scudi europea. Si è accontentato della dichiarazione congiunta che recita “ Teheran non deve avere mai armi nucleari”. In privato non hanno mancato di dirsi che una decisione va presa rapidamente, gli Stati Uniti intendono esercitare ferrei controlli sugli affari europei con l'Iran e mettere in atto le necessarie ritorsioni economiche e politiche.
Ha subito fatto scalpore l’affermazione di Trump in risposta a una domanda, che incontrerebbe subito senza alcuna precondizione l’ iraniano Rouhani, ma non crede che quello sia pronto. Nulla di cui stupirsi, visto che lo ha già fatto con il dittatore nordcoreano
Molta fatica si fa sulla vicenda del Tap, il gasdotto che parte dall’Azerbaigian, che in Puglia un movimento piuttosto diffuso, e del quale i 5 stelle sono stati magna pars, avversa in tutti i modi. Il presidente americano lo vuole a tutti i costi, non sente ragioni.
Ricorda che la Germania sta dando miliardi di dollari con l'altro gasdotto, il Nord Stream, alla Russia, e questo “è male”. Conte conviene con lui, dice che lo considera strategico, vorrei vedere, che è necessario diversificare le rotte dell’energia, poi si avventura in una spiegazione abbastanza esplicita sul fatto che deve fare anche i conti con le comunità locali, e si impegna nelle prossime settimane in una sorta di missione in terra di Puglia, che è anche la sua terra.
Ultimo punto dei dossier bilaterale gli aerei militari F35. Trump si dice soddisfatto del fatto che l’Italia stia comprando molti aerei americani. Conte replica che sugli F35 “vogliamo valutare in modo responsabile questo processo e c'è già in corso un ordine che è stato fatto molto prima, addirittura nel 2002. Vedremo il processo con le esigenze di oggi in modo trasparente con l'amministrazione Usa “. Di commesse militari si è parlato riservatamente e proficuamente.
Gli ambienti americani si spingono a ipotizzare che questa volta l'amicizia e le pacche sulle spalle non correranno il rischio di finire malamente come è stato con il presidente francese Macron e in parte anche con la premier inglese Theresa May.
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Giuseppe Conte, sostengono, ha abilmente candidato il governo al ruolo di cerniera, una sorta di ambasciatore di prima classe nelle diatribe tra gli Stati Uniti di Trump e l'Unione Europea. Non in cambio di niente, e qualche frutto l'ha già portato a casa, anche in termini di rafforzamento del proprio ruolo. Donald Trump farà anche schifo ai radical chic europei ed italiani, ma non è uno la cui amicizia non abbia un peso.
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