DAGOREPORT - BENVENUTI AL “CAPODANNO DA TONY”! IL CASO EFFE HA FATTO DEFLAGRARE QUEL MANICOMIO DI…
Francesco Verderami per www.corriere.it
Berlusconi si è sempre lamentato perché «nessuno ha mai voluto riconoscermi le cose importanti che ho fatto». Ma finalmente ci ha pensato Conte. L’attesa per il Cavaliere è terminata il 30 agosto, durante le consultazioni per la formazione del governo, quando il premier incaricato ha interrotto il leader di Forza Italia che lo stava riempiendo di consigli e citazioni sui suoi trascorsi a Palazzo Chigi: «Presidente Berlusconi, non c’è bisogno che lei mi ricordi quanto ha fatto. Le sue imprese sono scritte nei libri di storia».
C’è mancato poco perché il più antico avversario di grillini e democrat gli concedesse la fiducia honoris causa. Fosse solo per il modo avvolgente e sinuoso che ha di porsi, Conte disporrebbe in Parlamento di una maggioranza che Renzi non potrebbe minacciare, frutto dell’oratoria che si trasforma in uno specchio in cui ogni interlocutore finisce vanitosamente per vedersi. Sarà «un furbo», come dice D’Alema in modo un po’ canzonatorio. Ma secondo Bersani, «nel vuoto d’aria e in assenza di partiti, se Conte continua a fare il conte può avere un futuro».
BERLUSCONI FINGE DI NON VEDERE CONTE E NON LO SALUTA
Attorno a lui più che un partito si sta costituendo uno stato d’animo, e il conte Conte — a metà tra l’apparire e l’essere — ha conquistato la considerazione di chi in Vaticano l’ha visto come un argine al sovranismo di crocifissi esposti e rosari baciati. Nei giorni convulsi della crisi, monsignor Paglia spiegò al diccì Rotondi che «Conte è la linea del Piave e il suo governo deve nascere», aggiungendo che almeno su questo punto di là dal Tevere c’era «unità di vedute». Ancora oggi da lì arrivano sollecitazioni ai centristi di ogni dove: «Premono con insistenza — rivela l’udc De Poli — perché nasca un gruppo di responsabili, dato che con Renzi non si sa mai».
Conte mostra Padre Pio a Vespa
E se con Berlusconi il miracolo stava per compiersi, con Gentiloni il miracolo è avvenuto. Già prima che i due si incrociassero sulla via di Bruxelles, Conte aveva cercato di ammaliare il dirigente del Pd che più di ogni altro era contrario alla nascita del governo giallorosso: «Nei rapporti di politica estera — gli aveva confidato — ti ho preso come modello».
Chi li ha visti da vicino assicura che tra i due si è instaurato un clima di «grande cordialità». E forse Gentiloni ha raccontato a Conte certe sue esperienze, quando da premier fu ospite a pranzo nell’abitazione privata di Xi Jinping a Pechino: «Caro Paolo, mi spiace sapere che tra poco non sarai più alla guida del governo, mentre ti informo che a breve verrò eletto presidente a vita. I nostri programmi sono proiettati a cinquant’anni. E quello che impostiamo oggi fra trent’anni sarà stato fatto. Questo è il problema dell’Italia».
BERLUSCONI FINGE DI NON VEDERE CONTE E NON LO SALUTA
A parte quel piccolo dettaglio chiamato «democrazia», Conte concorderà sui progetti a lungo termine: «Abbiamo bisogno di un paio di anni per realizzare quanto abbiamo programmato», ha spiegato alla festa di Articolo Uno. Dove si è presentato da uomo «di sinistra» che proviene dal mondo del «cattolicesimo democratico». Sarà perché i rapporti si sono ormai guastati se ieri Salvini ha messo sull’avviso la Meloni: «Siccome so che Conte verrà alla vostra festa di Atreju, occhio. Magari vi dirà di essere di destra».
Di certo ad Avellino, il 14 ottobre, celebrerà «il centro» davanti a De Mita, Bianco e molti altri che furono discepoli di Sullo. L’agenda del presidente del Consiglio il prossimo mese sarà piena, perché oltre l’Irpinia c’è da andare a ringraziare Trump dopo il suo endorsement. Sul partito di Conte non tramonta mai il sole, e pure Zingaretti — che pensava a quello dell’avvenire con le elezioni anticipate — ha ricevuto dal premier la sua dose di complimenti. Non senza una citazione per il fratello attore, «il famoso commissario Montalbano».
GIUSEPPE CONTE CON I FRATI A SAN GIOVANNI ROTONDO
Chissà se il leader del Pd in quella occasione avrà avuto tempo e voglia di raccontargli le questioni di famiglia, il disappunto dell’artista consanguineo che fa un botto di share ad ogni replica in televisione, ma che per via del contratto a suo tempo firmato non becca neanche un euro di royalties: e poi, dopo la scomparsa di Camilleri e del regista della fortunata serie, medita di accomiatarsi dal personaggio. Conte no, per quanto anche lui sia già in replica a Palazzo Chigi. Come Berlusconi a volte chiede gli vengano riconosciute le cose che sta facendo. Perché lavora, si applica, impara in fretta. E magari spera che fra venticinque anni un altro Conte gli faccia finalmente i complimenti.
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