DAGOREPORT – AVVISATE IL GOVERNO MELONI: I GRANDI FONDI INTERNAZIONALI SONO SULLA SOGLIA PER USCIRE…
Amedeo La Mattina e Ilario Lombardo per “la Stampa”
Scherza Luigi Di Maio durante l'assemblea dei parlamentari del M5S: «Adesso che è tornato Di Battista cominciamo a fare danni». Da prenderlo alla lettera, visto il polverone che ha alzato con la Francia. Ma i danni, se ci sono, sono calcolati, come le dichiarazioni che, senza che nessuno se ne accorgesse, da giorni battevano sullo stesso tasto. Tanto che qualcuno nel M5S faceva notare: si vede che è tornato Di Battista, altrimenti perché Di Maio parlerebbe, così dal nulla, di responsabilità coloniali della Francia in Africa?
DONALD TUSK ANGELA MERKEL GIUSEPPE CONTE MOAVERO
Non sono certo gli argomenti del vicepremier, questi. Sono invece gli ingredienti pepati del cheguevariano ex deputato, con il suo culto terzomondista che appare però in contrasto con le scelte del suo governo. Le armi vendute all'Arabia Saudita, che tante volte aveva denunciato, e i tagli alla cooperazione presenti nella manovra economica, che rendono più difficile dire «aiutiamo gli africani a casa loro».
il video del governo francese contro salvini 1
Ma così i 5 Stelle hanno trovato nella Francia il loro nemico da utilizzare in campagna elettorale, tra le preoccupazioni del Quirinale, imbarazzato dallo scontro istituzionale con i francesi. Di Maio guarda in faccia la realtà e i sondaggi.
Lo spazio politico contro l'Europa, da destra, è occupato dalla Lega. Riesumare il colonialismo fa presa a sinistra. Gli strateghi, poi, hanno capito che il voto per l'Europee è un voto europeista. Le parole di Di Battista, quando chiede un'Europa più unita e solida contro giganti come India, Cina, Usa, non sono una svolta ma sono una risposta fedele a un calcolo preciso. Come lo è l'attacco a Parigi. da leggere seguendo anche una strada che porta a Berlino e alla distensione dei rapporti con i tedeschi, grazie a una convergenza maturata durante le trattative sulla legge di Stabilità.
Nelle fasi più delicate del negoziato, Giuseppe Conte si è appoggiato alla sponda di Angela Merkel e dei suoi negoziatori a Bruxelles. I 5 Stelle hanno notato l'assenza di critiche da parte della Germania e hanno restituito la cortesia coltivando anche una segreta speranza. Puntare a entrare nell'orbita del sostegno del Ppe, che comunque sarà centrale nel prossimo europarlamento, magari al posto dei sovranisti di Salvini. Ad oggi sembra impossibile, ma se ne parla tra eurodeputati e i vertici, a partire da Di Maio.
Le Europee sono a maggio, e sarà la madre di tutte le battaglie, ma già le elezioni in Abruzzo e Sardegna fanno salire la competizione con l'alleato leghista, Matteo Salvini che da tempo gioca nel comodo ruolo dell' anti-Macron. Recuperare consenso a ogni costo, soprattutto se collegato all' immigrazione, perché sollecita un certo elettorato. Di Battista e Di Maio hanno individuato nel colonialismo di Parigi, una causa e una responsabilità che non è mai stata sollevata dalla Lega: una carta che distingue M5S e dovrebbe farlo uscire (assieme al reddito di cittadinanza) dal loop dei sondaggi in calo. «Dobbiamo essere pronti perché stiamo toccando interessi anche geopolitici».
CONTE SALVINI DI MAIO BY SPINOZA
Il nemico comune è la Francia, ma il tema coloniale non scalda i leghisti. Salvini semmai vede un continuo pregiudizio nei confronti dell'Italia da parte dell' establishment dei «signori di Parigi». E non ha in testa solo Macron. Non ha dimenticato che Pierre Moscovici, commissario Ue agli Affari economici, è stato tra i più acerrimi avversari della manovra. E chi guida il Fmi che ha abbassato la crescita nel 2019 allo 0,6 % (lontano all' 1 immaginato da Roma) e considera l'Italia tra i fattori a rischio? La francese Christine Lagarde.
conferenza stampa su reddito di cittadinanza e quota 100 14
Detto questo, i leghisti trovano «inconsistente» lo show di Di Battista davanti alle telecamere di Raiuno, dove ha strappato una banconota del franco delle colonie che, secondo il grillino, affamerebbe le popolazioni locali e ingrasserebbe i forzieri della Banca centrale parigina.
«È tutto vero, ma non è certo questo il principale fattore scatenante dell' immigrazione - spiega Guglielmo Picchi, sottosegretario leghista agli Esteri -. E poi i Paesi africani che aderiscono a quel sistema monetario lo fanno in maniera volontaria. Sono Paesi sovrani e noi rispettiamo le loro scelte. Poi è chiaro che la Francia fa sempre i suoi interessi nazionali, anche in Niger e Ciad dove ha il suo esercito in difesa delle miniere di uranio ma chiude gli occhi al passaggio dei migranti verso la Libia».
luigi di maio e alessandro di battista in auto 3
I 5 Stelle che sperano di rompere l' asse franco-tedesco, sognando magari un maggiore avvicinamento di Roma a Berlino, non si facciano troppe illusioni, secondo il sottosegretario leghista. Anche l' incontro tra Macron e Merkel, oggi ad Aquisgrana, «serve a firmare un grande patto franco-tedesco» che nulla ha a che fare con il rilancio dell' Europa: «Anzi, è l' ennesima dimostrazione che i due leader, in calo di consensi, pensano ai loro interessi nazionali. Macron non può darci lezione di europeismo».
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