DAGOREPORT - TONY EFFE VIA DAL CONCERTO DI CAPODANNO A ROMA PER I TESTI “VIOLENTI E MISOGINI”? MA…
Estratto da www.ilfattoquotidiano.it
È stata confermata anche in secondo grado la condanna di Gilberto Cavallini per la strage di Bologna. La Corte d’Assise d’Appello presieduta dal giudice Orazio Pescatore ha confermato l’ergastolo per l’ex terrorista dei Nar per la bomba alla stazione del 2 agosto 1980. La sentenza è stata letta dopo sette ore di camera di consiglio. L’imputato non era presente in aula. […]
[…] Nella lunga e articolata motivazione del processo di primo grado il presidente della corte, Michele Leoni, sottolineò come l’ex Nar – con i suoi ‘collegamenti, era pienamente consapevole dei disegni eversivi che coinvolgevano il terrorismo e le istituzioni deviate – avrebbe potuto essere processato molto prima, “38 anni” prima.
La nuova decisione della corte d’Assise d’Appello vuol dire dunque che quello dei Nar non era spontaneismo armato e che quindi la strage di Bologna era stata organizzata come un atto della strategia della tensione? “Ovviamente aspettiamo le motivazioni, ma la sentenza dovrebbe essere in questa direzione”, ha detto il sostituto pg Proto. “Attendiamo di conoscere le motivazioni alla base della sentenza. Una volta lette le motivazioni valuteremo eventuali mosse successive”, ha detto a Nicoletta Macrì, avvocato difensore di Cavallini, assente in aula.
giusva fioravanti francesca mambro 1
Per la strage sono stati già condannati in via definitiva gli altri ex Nar Giusva Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini. Per i depistaggi delle indagini, invece, furono condannati l’ex capo della P2 Licio Gelli, gli ufficiali dell’allora servizio segreto militare Pietro Musumeci e Giuseppe Belmonte, e il faccendiere Francesco Pazienza, che collaborava sempre col Sismi. Condannato all’ergastolo solo in primo grado, invece, Paolo Bellini, altro estremista di destra che però militava in Avanguardia nazionale. Nelle motivazioni di quella sentenza i giudici definiscono come “eclatante” la prova che Licio Gelli e Federico Umberto D’Amato, e quindi il capo della P2 e quello dell’Ufficio Affari riservati del Viminale, contribuirono all’organizzazione della strage che fece 85 morti e 200 feriti.
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