
DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL…
Dario Del Porto per la Repubblica
Un' informativa di oltre 900 pagine. Verbali di testimoni, ore e ore di intercettazioni. Un lavoro investigativo imponente, quello sugli appalti Consip, che dalla fine di dicembre ha scosso il Palazzo: un imprenditore è in carcere, sono indagati un ministro, due generali e il padre dell' ex presidente del Consiglio. Ma sull' inchiesta si è abbattuta adesso l' accusa di falso contestata al capitano del Noe Gianpaolo Scafarto. Una svolta che può cambiare le carte in tavola. Ecco cosa rimane dell' indagine e cosa, invece, torna in discussione
DA RENZI SR AI GENERALI LE ACCUSE CHE RESTANO
Uno dei testimoni chiave dell' inchiesta è il commercialista napoletano Alfredo Mazzei. Esponente del Pd campano e renziano della prima ora - sostenne l' ex sindaco di Firenze sia alle primarie del 2011 che a quelle culminate nell' elezione alla segreteria nazionale - è anche amico trentennale di Alfredo Romeo.
Sentito come teste il 2 gennaio, Mazzei racconta di aver saputo proprio da Romeo di un incontro d' affari fra l' imprenditore napoletano, il rampante manager toscano Carlo Russo e Tiziano Renzi. Circostanza confermata, con ulteriori dettagli, in un' intervista a Repubblica: «Romeo mi riferì che si videro in una sorta di "bettola", una trattoria senza pretese. Non avevano interesse a farsi vedere. E da quel che ricordo, Romeo entrò nel locale in maniera assai defilata», spiega Mazzei.
E aggiunge: «Ebbi l' impressione che quella cena riservata servisse proprio a parlare di strategie». Renzi sr, Romeo e Russo negano qualsiasi incontro. Il commercialista non fa marcia indietro: «Non parlavo per induzione prima, non smentisco per induzione adesso».
ROMEO, SOLDI E PIZZINI
Alfredo Romeo è in carcere dal primo marzo con l' accusa di corruzione. L' ordinanza chiesta dai pm di Roma è stata confermata dal Riesame. Determinanti, le dichiarazioni di un alto dirigente della Consip, Marco Gasparri, che ha confessato ai pm di Napoli Woodcock e Carrano di aver ricevuto da Romeo 100 mila euro tra il 2012 e il 2016. In cambio, Gasparri avrebbe fornito notizie riservate e informazioni sugli appalti.
Ma la procura di Roma indaga su Romeo anche per traffico d' influenze in concorso con Carlo Russo e Tiziano Renzi. Secondo l' accusa, l' imprenditore si sarebbe accordato con il presunto "facilitatore" toscano per sfruttare le relazioni del papà dell' ex premier nella corsa agli appalti Consip. Alla base di questa ipotesi, fermamente respinta dagli indagati uno dei "pizzini" gettati nella spazzatura da Romeo e sequestrati dal Noe, quello dove si legge, fra l' altro, la cifra "30 mila" al mese e la lettera "T." e la cifra "3 mila" ogni tre mesi con le lettere "C. R.".
LE PRESSIONI SU CONSIP
Alla fine di dicembre viene sentito come teste l' amministratore delegato di Consip Luigi Marroni. È uno degli snodi cruciali dell' indagine. Nei verbali, Marroni racconta di aver incontrato tre volte Carlo Russo, la prima delle quali su richiesta di Tiziano Renzi. Il trentaseienne toscano gli avrebbe «fatto pressioni», con toni che sarebbero divenuti addirittura «ricattatori», allo scopo di agevolare nell' aggiudicazione di alcuni lotti del maxi appalto da 2,7 miliardi di euro per il Facility management una ditta indicata come sostenuta dal senatore di Ala Denis Verdini.
ignazio abbrignani con la moglie monica
Marroni sostiene che Renzi sr gli avrebbe chiesto di venire incontro alle richieste di Russo. E aggiunge che un esponente di Ala, il deputato Ignazio Abrignani, gli avrebbe chiesto per conto di Verdini di favorire la società Cofely. Verdini e Abrignani non sono indagati. «Da molti anni occupo posizioni che mi danno potere decisionale, - ha detto Marroni a Repubblica - così la gente pensa di potermi chiedere favori. Il segreto è uno solo: non fare questi favori. Anche se dire no magari comporta un prezzo».
LA FUGA DI NOTIZIE
Marroni viene sentito come teste quando i carabinieri scoprono che negli uffici della Consip era stata disposta la "bonifica" dalle microspie piazzate dai magistrati di Napoli. Si apre così il filone sulla fuga di notizie, uno dei capitoli più controversi dell' indagine: sono indagati per rivelazione del segreto e favoreggiamento il comandante generale dei carabinieri, Tullio Del Sette, il comandante regionale della Toscana dell' Arma Emanuele Saltalamacchia, e il ministro dello Sport Luca Lotti.
Spiega Marroni di aver appreso dell' esistenza di indagini e intercettazioni in corso in quattro diverse occasioni, direttamente da Saltalamacchia e da Lotti, de relato dal presidente di Consip Luigi Ferrara, che l' avrebbe appreso dal generale Del Sette, e dal presidente di Publiacqua Filippo Vanonni. Gli indagati negano con energia. A fine dicembre, il comandante dell' Arma e il ministro si sono presentati in procura e hanno respinto tutte le accuse.
LE ACCUSE CHE CADONO DOPO IL CASO NOE
L' incontro di Bocchino. Il paragrafo a pagina 570 dell' informativa del Noe rappresenta l' architrave dell' ipotesi di falso contestata al capitano Scafarto. Nella trascrizione, la frase «...Renzi l' ultima volta che l' ho incontrato» è attribuita ad Alfredo Romeo e viene definita come «di straordinario valore»: consentirebbe, infatti, «di inchiodare alle sue responsabilità» Tiziano Renzi, dimostrando che il padre dell' ex premier ha realmente incontrato l' imprenditore napoletano.
Invece quelle parole sono pronunciate non da Romeo, bensì dal suo consulente, l' ex parlamentare di An Italo Bocchino. Dunque l' accusa di traffico di influenze nei confronti di Renzi senior perde un elemento ritenuto di fondamentale importanza dagli stessi investigatori. Viene meno il riscontro al racconto del commercialista napoletano Alfredo Mazzei. E l' interpretazione di tutte le conversazioni rischia adesso di essere messa in dubbio.
Il sospetto di un «controspionaggio» attivato per bloccare l' inchiesta compare ripetutamente nelle pagine redatte dal Noe. Ma a parte il capitolo sulle fughe di notizie, c' è un caso in cui i carabinieri hanno certamente preso una cantonata.
Le persone «in abiti civili e in atteggiamento sospetto» che avevano «incrociato più volte lo sguardo» dei carabinieri che, il 18 e il 19 ottobre del 2016, in via Pallacorda e in piazza Nicosia a Roma, nei pressi degli uffici capitolini della Romeo Gestioni, erano impegnati nelle indagini, non erano appartenenti ai Servizi segreti, come invece ipotizzato nell' informativa. Il dubbio era stato fugato nel giro di poche ore, ciò nonostante era rimasto nel documento trasmesso ai magistrati. Anche questa circostanza viene evidenziata dalla Procura di Roma nelle indagini su Scafarto. Ed è un' altra ombra che si allunga sull' impianto complessivo dell' indagine.
italo bocchino al telefono
SCAFARTO
DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL…
DAGOREPORT - COME È RIUSCITO IL FUNERALE DI UN SOVRANO CATTOLICO A CATTURARE DEVOTI E ATEI, LAICI E…
FLASH! - QUI, SAN PIETRO: TANA PER PATRIZIA SCURTI! MASSÌ, NON POTEVA MANCARE AL FUNERALE DI PAPA…
DAGOREPORT - COSA FRULLAVA NELLA TESTA TIRATA A LUCIDO DI ANDREA ORCEL QUANDO STAMATTINA…
DAGOREPORT - UN FACCIA A FACCIA INFORMALE TRA URSULA VON DER LEYEN E DONALD TRUMP, AI FUNERALI DI…
DAGOREPORT – RAI, CHE MANICOMIO! L’AD ROSSI CHE CERCA UN COMPROMESSO COL SUO NEMICO, IL LEGHISTA…