1. ‘LURCH’ COTTARELLI ARRIVA DA WASHINGTON PER SCOPRIRE, CON INTERVISTE A GIORNALI UNIFICATI, CHE AL TESORO CI SONO TROPPE AUTO BLU (A PROPOSITO: QUANTO COSTANO ALLO STATO LE TRASFERTE PRIVATE A CETONA DEL MINISTRO SACCOMANNI?) 2. OLTRE AL DURO COTTARELLI C’È UN ALTRO PERSONAGGIO CHE PARLA A VANVERA. È ANTONIO PATUELLI, IL PRESIDENTE DEI BANCHIERI (ABI): ‘’LE FAMIGLIE ITALIANE SBAGLIANO A RISPARMIARE ANZICHÉ INVESTIRE’’ (PROVA AD ATTRAVERSARE CHE TI INVESTO IO…) 3. TRA HOLLANDE E LETTA NON SOLO ALITALIA (LA PARTITA SI CHIUDE IN PRIMAVERA 2014), SUL TAVOLO ANCHE IL DESTINO DI AVIO CHE FA GOLA AI COLOSSI SAFRAN ED EADS 4. AVVISATE PIERSILVIO CHE IN SPAGNA LA TELEFONICA DI ALIERTA STA CERCANDO DI PRENDERE IL CONTROLLO DI UN ALTRO CANALE TELEVISIVO A PAGAMENTO, DIGITAL+

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1 - LURCH COTTARELLI ARRIVA DA WASHINGTON PER SCOPRIRE CHE AL TESORO CI SONO TROPPO AUTO BLU
Non c'è nessuna ragione per stupirsi se gli uomini che gli ultimi governi hanno scelto per usare le forbici della spending review hanno un'aria truce e sofferta.
A parte l'economista Giavazzi al quale la natura ha dato un profilo da perfetto maggiordomo inglese, i tratti fisiognomici di Giarda, Bondi e Cottarelli sono sempre apparsi in armonia con il compito che è stato loro assegnato. Questi tratti si ritrovano scolpiti più sul volto di Carlo Cottarelli, il manager laureato a Siena e poi alla London School of Economics, che con un gesto eroico ha lasciato il Fondo Monetario e ha accettato di prendere in mano le forbici per tagliare la spesa pubblica.

Di lui si potrebbe aggiungere che ricorda quegli attori dei telefilm americani che fanno la parte dei poliziotti cattivi e ti sbattono in galera anche quando fai cadere una goccia di ketchup sui marciapiedi di Manhattan. In genere sono uomini che applicano la legge, considerano il sorriso un gesto superfluo, e sono assolutamente silenziosi. C'è quindi da sorprendersi se arrivato da poche settimane al ministero del Tesoro, il manager che al Fondo Monetario si è occupato dal 2008 di affari fiscali, si è messo a cantare come un usignolo rilasciando interviste a pioggia.

Oggi su due giornali diversi ("La Stampa" e "Il Messaggero") Cottarelli rompe gli argini della riservatezza e cinguetta come un usignolo sui tagli che intende fare nei ministeri e nel ventre molle della pubblica amministrazione.

È probabile che a sciogliergli la lingua siano stati Enrichetto Letta e il placido Saccomanni entrambi desiderosi di dimostrare che questo governo fragile e inutile riuscirà a incidere nel corpaccione della spesa. A quanto pare Cottarelli c'è cascato, e dopo aver annunciato pochi giorni fa che in tre anni riuscirà a tagliare la cifra pazzesca di 32 miliardi, nelle interviste di oggi si presta a spiegare il metodo con cui intende operare insieme a 25 gruppi di lavoro sui grandi capitoli che riguardano la spesa di beni, gli immobili e l'organizzazione burocratica.

L'uomo è sicuramente di primordine e non gli sfuggono le difficoltà che potrà trovare presso le diverse amministrazioni in quanto corpo estraneo e contagiato dalla filosofia della troika. Ci sono però alcuni passaggi della sua intervista che lasciano perplessi.
Il primo è la dichiarazione orgogliosa in cui si legge "se possiamo essere più bravi dei tedeschi nel calcio, possiamo farlo anche nella revisione della spesa".

Con buona pace del suo meraviglioso curriculum questa è un'autentica stupidata che non ha alcun fondamento sportivo e tantomeno economico.
C'è però un'altra affermazione che lascia ancora più perplessi e riguarda le auto blu che a suo avviso sono troppe.

Per tranquillizzare le attese il buon Cottarelli dice comunque che delle macchine se ne occuperà "personalmente" e ricorda che al Tesoro inglese l'auto blu ce l'ha soltanto il ministro. E qui scatta anche per lui l'inevitabile confronto con le promesse che un'infinità di ministri, presidenti di regione e sindaci dei più fetenti comuni italiani hanno sempre fatto al loro esordio quando hanno messo al primo punto delle intenzioni programmatiche il taglio delle auto blu.

A memoria d'uomo l'unico sindaco che ha mantenuto la promessa è il chirurgo genovese Marino che arranca ogni mattina verso il Campidoglio con la bicicletta, e quello delle auto blu è un tormentone così banale e infantile da far pensare che anche questo commissario amerikano andrà a sbattere con risultati di gran lunga inferiori alle promesse.

Ps - A proposito di auto blu: quanto costano allo Stato i viaggi a Cetona del ministro Saccomanni, visto che si tratta di trasferte private?


2 - PARLA A VANVERA ANCHE ANTONIO PATUELLI
Oltre al duro Cottarelli della spending review c'è un altro personaggio che parla a vanvera.
Questa volta non ha le orecchie a sventola di Giarda, i tratti lignei di Bondi e la mascella quadrata di Cottarelli, ma ha un viso dolce che ricorda i padri di famiglia. È Antonio Patuelli, il 62enne bolognese che a gennaio è salito alla presidenza dell'Abi, l'Associazione dei banchieri, sostituendo il boccoluto Mussari.

Nei suoi occhi non lampeggiano la ferocia e la voglia di primeggiare.E non ha ragione di inquietarsi più di tanto perché è già stato deputato per due volte a Montecitorio, è titolare di un'azienda agricola di famiglia, e si è divertito scrivendo come giornalista su riviste e quotidiani di impronta liberale.

Le amicizie nel Partito Liberale con personaggi come l'ex-ministro Francesco De Lorenzo e Valerio Zanone hanno indotto la malizia a considerarlo un massone quando nel 1993 il Procuratore di Palmi, Agostino Cordova, trovò il suo nome e cognome nelle liste dei cappuccetti. Con il sorriso che ostenta ogni mattina all'ingresso negli uffici di palazzo Altieri, Patuelli rispose subito che si trattava sicuramente di un omonimo e l'incidente si chiuse per sempre.

Da quando presiede l'Associazione dei banchieri Abi, che il giornalista Francesco De Dominicis di "Libero" si è divertito a declinare in ABI-Antichi Banchieri Italiani, Patuelli si è distinto per la leggerezza dei suoi interventi e per la voglia di non creare conflitti con chi alla Banca d'Italia e nel mondo degli economisti studia l'andamento statistico della crisi.

Con questo spirito ieri l'ex-deputato, imprenditore e giornalista, ha detto che le famiglie italiane sbagliano a risparmiare anziché investire. L'auspicio è stato rivolto a margine del Comitato esecutivo dell'Abi che si è svolto a Milano ed è stato accompagnato da un giudizio preoccupato nei confronti di un Paese che preferisce depositare i suoi risparmi nei conti correnti perché le famiglie non hanno fiducia.

A questo punto qualcuno dovrebbe spiegare al buon Patuelli qual è la situazione esatta in cui si trova la maggior parte degli italiani. Basterebbe dare un'occhiata ai risultati dell'ultima indagine Multiscopo dell'Istat per capire il grado di insoddisfazione che attraversa la maggioranza dei cittadini.

In un confronto con l'anno scorso il 58,6% delle famiglie considera gravissima la propria situazione economica. Se poi tornando a casa dal sontuoso ufficio di palazzo Altieri Patuelli accendesse il televisore per sentire il Tg "tragico" di Enrichetto Mentana e i talk show sempre più fastidiosi delle varie emittenti, potrebbe farsi un'idea precisa della diffidenza degli italiani che tendono a risparmiare piuttosto che a investire.
Risparmiano poco e sono già stati "investiti" da una crisi che Patuelli non riesce forse a capire.

3 - AVVISATE MEDIASET SPAGNA CHE TELEFONICA STA CERCANDO DI PRENDERE IL CONTROLLO DI UN ALTRO CANALE TELEVISIVO A PAGAMENTO CHE SI CHIAMA DIGITAL+
Dalla Spagna arrivano notizie interessanti su Telefonica, la società che punta alla conquista di Telecom. Tanto per cominciare si legge su alcuni siti (tra questi il ben informato "El Confidencial") che la società di Cesar Alierta in soli dieci mesi ha ridotto del 10% il suo indebitamento che è passato da 51,2 miliardi di inizio anno a 46,10 di fine ottobre. Oltre a questa notizia saltano fuori i nomi degli uomini ai quali il capo di Telefonica ha affidato di seguire la questione di TelecomItalia.

Oltre all'ex-numero uno dell'azienda Julio Linares, le vicende italiane sono nelle mani di altri due manager che si chiamano Miguel Gilperez e Emilio Gayo. Il primo è un ingegnere 51enne che è entrato in Telefonica nel 1981 e dal 2006 si cura del business della società spagnola in America Latina. Il secondo, Emilio Gayo, è il capo delle strategie e delle operazioni che servono ad allargare l'impero spagnolo nelle telecomunicazioni.
C'è poi un'altra notizia curiosa che vale la pena di segnalare perché chiama in causa anche Mediaset, presente in Spagna attraverso l'emittente televisiva Telecinco e la rete digitale satellitare Canal+.

Ora sembra che Telefonica stia cercando di prendere il controllo di un altro canale televisivo a pagamento che si chiama Digital+. Questa emittente è di proprietà del gruppo editoriale Prisa, proprietario tra l'altro del quotidiano "El Pais". I conti di Prisa (dove Mediaset Espana detiene il 17,4%) sono disastrosi e l'indebitamento è arrivato a 3,2 miliardi di euro. In un consiglio di amministrazione straordinario che si terrà il 10 dicembre si vedrà se Telefonica intende affondare le mani nella televisione digitale. Se questo avverrà anche la controllata spagnola di Mediaset dovrà mettere mano al portafoglio insieme a quegli spagnoli che vogliono entrare in Italia a piedi giunti.

4 - NON SOLO ALITALIA TRA HOLLANDE E LETTA (LA PARTITA SI CHIUDE IN PRIMAVERA 2014), SUL TAVOLO ANCHE IL DESTINO DI AVIO CHE FA GOLA AI COLOSSI SAFRAN ED EADS
Avviso ai naviganti: "Si avvisano i signori naviganti che il summit di ieri tra Enrico Letta e il francese Hollande è stato più ricco di quanto scrivono oggi i giornali.
Sembra infatti che, al di là della manfrina sul proseguimento della Tav (per il quale non c'era bisogno di far impazzire il traffico romano), sul dossier Alitalia i due premier abbiano raggiunto l'intesa di lasciare che si vanifichino i tentativi patetici di trovare un partner extra-europeo per poi chiudere la partita in primavera.

C'è però un altro dossier molto importante che riguarda lo spazio e la difesa, un tema di cui si discuterà ai primi di dicembre in un vertice della Commissione europea. Su questo argomento, che l'industria francese ritiene assolutamente prioritario, sono in ballo le alleanze che il governo di Parigi vorrebbe stringere in tempi rapidi. Non a caso nei colloqui riservati a Palazzo Madama si è parlato del destino di Avio, la società italiana (controllata al 14% da Finmeccanica e per l'81% dal fondo americano Cinven) che fa gola ai colossi Safran ed Eads.

L'unico segno evidente della trattativa che si è svolta dietro le quinte, si è visto nelle immagini finali del Summit quando tra la società francese Ariane-Space e Avio è stata posta la firma di una commessa per componenti necessari alla produzione di dieci vettori europei di generazione avanzata. Al momento della firma sul tavolo di Palazzo Madama si vedevano due riproduzioni in miniatura dei lanciatori Vega scambiati dai giornalisti per falli gallici".

 

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