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Nino Bertoloni Meli per "il Messaggero"
Bersani cambia sede. Il trasloco non riguarda tutto il Pd, sarà il leader in persona a spostarsi, con gli uffici più importanti: segretario e staff, segreteria, organizzazione, comunicazione. Andranno a stare in via Tomacelli, nelle storiche stanze che ospitarono il Manifesto, il Pdup di Magri e Castellina, fino a Democratica, l'associazione di Veltroni. L'operazione trasloco dovrebbe avvenire tra mesi, c'è chi dice entro l'estate, comunque entro l'anno.
«Sì, vogliamo andare a una semplificazione dell'assetto complessivo delle nostre sedi nella Capitale», conferma Antonio Misiani che del Pd è il tesoriere. Si tratta in effetti di un piano di ristrutturazione per buona parte tecnico ma anche di significato politico. Al Nazareno, sede nazionale del partito, rimarranno i dipartimenti, rimarrà Youdem la tv del Pd, lo spazio si è via via rivelato troppo piccolo per quella che si avvia a diventare la prima forza politica italiana: si estende per 3 mila metri quadri, ne occorrerebbero 4-5 mila.
Di qui l'idea dello sdoppiamento: Bersani e gli organismi esecutivi che contano a Tomacelli, gli altri settori di lavoro al Nazareno. Nel frattempo verranno in pratica abbandonate altre sedi sparse qua e là per la città politica affittate a causa degli angusti metraggi del Nazareno: verranno lasciati i locali di via del Tritone oggi occupati dal vice segretario Enrico Letta e dalla sua associazione, e altri che furono usati come comitato elettorale da Dario Franceschini all'epoca delle primarie per la leadership, lì Dario l'aspirante leader annunciò la candidatura a suo vice di Leonard Touadi, professore congolese. Stessa sorte pare sia riservata per il Botteghino, i locali dove traslocarono i Ds quando abbandonarono la storica sede di Botteghe oscure, poi regno di Piero Fassino e adesso in stato di semi abbandono.
In principio fu il loft, intuizione veltroniana che doveva significare partito aperto, sede altrettanto aperta. La sede al circo Massimo fu soprannominata «l'acquario» per i dirigenti che si riunivano dietro a delle vetrate sotto la vista di chiunque passasse, non piaceva pressoché a nessuno, D'Alema ci sarà andato due-tre volte, Prodi lo si vide in un paio di occasioni, all'inaugurazione («siamo sicuri che il pavimento non cede?», disse per l'occasione) e quando il suo governo cadde.
Si tratterebbe del terzo trasloco da quando esiste il Pd. Una metafora dell'instabilità cui è perennemente soggetto il partito nato dalla fusione di Ds e Margherita? Forse è anche per scrivere un capitolo definitivo, che Bersani vuole procedere alla ristrutturazione-sdoppiamento. Per non parlare dell'aspirazione a separare definitivamente i propri destini come Pd da quelli della Margherita di tal Luigi Lusi tesoriere chiacchierato e che tanto sta facendo chiacchierare e arrabbiare.
Già , perché per la sede di via delle Fratte il Pd paga un affitto (600 mila euro annui) alla Margherita per conto dei veri proprietari, i frati del collegio del Nazareno, un contratto di durata quindicennale. Fino a pochi mesi fa l'ex tesoriere della margherita aveva ancora l'ufficio al terzo piano, uscivi dall'ascensore e trovavi la scritta con tanto di freccia «ufficio dell'onorevole Lusi», e ancora oggi all'ingresso della sede fa bella mostra di sé la targa «Democrazia è libertà -La Margherita» assieme a quella del Partito democratico.
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