
DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È…
DAGONOTA, oggi a cura di uno dei maggiori commentatori politici italiani, che non scriverà queste righe su nessuno dei giornaloni, in imbarazzo dopo il voto di ieri.
Cosa è successo veramente in queste elezioni amministrative?
1. RENZI e il PD. Risultati negativi. Il più negativo, è il pareggio tra Sala e Parisi a Milano: l'uomo dell'Expo è stato fortemente voluto dal Premier, e non ha sfondato, anzi, Oltre le previsioni, le punizioni per i disastri di Roma (Marino e Mafia Capitale), a vantaggio della Raggi; e di Napoli (un partito allo sbando, sino alle Primarie-suicidio con Bassolino), a vantaggio di De Magistris. Peggio delle previsioni, i risultati nelle roccaforti di Torino (anche se Fassino ha 10 punti di vantaggio) e Bologna (anche se Merola ne ha quasi 20). Trionfo di De Luca (per interposta persona) a Salerno. Tracollo a Cosenza (Lucio Presta era fuggito, non a caso).
virginia raggi beppe grillo a porta a porta
2. 5 STELLE. Tutti risultati nelle medie - anzi, piuttosto in ripiegamento -, considerando anche che in gran parte dei Comuni i Grillini neppure riescono a presentare le liste. Ma il risultato di Roma è altissimo, e veramente intercetta alla grande la protesta/disgusto degli elettori. Ben sopra il 40% nei territori-simbolo del disastro della combinata delle ultime due Giunte: a Ostia e dintorni, a Tor Bella Monaca e periferie orientali. Grande successo anche a Torino, dove la graziosa e borghese Appendino ottiene il risultato più interessante d'Italia, e il M5S addirittura supera (di un soffio) il PD.
3. BERLUSCONI. Che ci si poteva aspettare? Dati da sopravvivenza (poco più del 4% a Roma; 10% a Napoli; 20%, però, a Milano). L'errore della candidatura Marchini, che ha perso il carattere civico (dimezzando i voti rispetto all'esperienza solitaria del 2013) e non ha guadagnato nulla: piuttosto, garantendo a Giachetti il ballottaggio.
4. SALVINI E MELONI. Raramente una copertura mediatica tanto forte ha dato risultati tanto modesti. L'onnipresenza di Salvini non solo lo lascia attorno al 2% a Roma; anche nelle città dove ha candidati forti (Bologna), sta al 10%; persino nella Varese leghista (16%), i risultati di Bossi sono un pio ricordo: nell'insieme, risultati scarsi (5% a Torino; la metà di Forza Italia a Milano...).
Pure la Meloni ottiene con i Fratelli d'Italia risultati trascurabili, e a Roma - nonostante Proiezioni da brivido - resta lontana dal ballottaggio e non riesce a ereditare i numeri che furono delle Destre di Fini, e neppure di Alemanno.
5. ALA VERDINIANA. Se il movimento di Alfano è disperso nell'ambiente, l'esordio di Verdini è stato un tracollo rovinoso. Non c'è opinione (e ci credo!), ma non funziona neanche la clientela. Figurarsi quando prova a schierarsi al seguito di Renzi.
Cosa succederà adesso nei ballottaggi?
1. RENZI schiererà tutte le forze disponibili. Ma prevarrà il "Tutti Contro Renzi", o un rigurgito di voto pro-governo? A Roma l'impresa è titanica, con più di 130.000 voti di distacco.
Fuori a Napoli, è obbligatorio vincere a Torino e Bologna. Il vero discrimine di una sconfitta campale, che non potrebbe restare senza conseguenze politiche nazionali, sarà Milano.
Perdere le prime tre città italiane, sarebbe un colpo veramente violento.
2. GRILLO. Tutto si giocherà a Roma (oltre all'outsider torinese). Il mondo intero si schiererà per dire ai romani: se votate questa, non potrete poi pentirvi che la città funzionerà ancora peggio. Ma i M5S diranno: fateci provare. L'anti-renzismo potrà pesare.
3. CENTRO-DESTRA. Tutto si giocherà a Milano. La successione a Berlusconi non è affatto aggiudicata al duo Salvini-Meloni.
4. GLI ESCLUSI. Faranno la differenza. Non tanto per le indicazioni dei partiti (sempre più insignificanti nei ballottaggi). Ma per capire se gli elettori di centrodestra voteranno le grilline a Roma e Torino (e quelli di centrosinistra, a Napoli, voteranno Lettieri piuttosto che l'ormai incoronato De Magistris), e i grillini voteranno i candidati di centrodestra a Milano e Bologna, pur di veder sconfitto Renzi.
Ancora una volta, saranno gli assenti a decidere: il tasso di astensione nel secondo turno dirà se avremo Sindaci che rappresentano le nostre città, o saranno espressioni di minoranze popolari, con un sistema politico-amministrativo in ritirata.
Se la cifra dominante sarà la delusione/protesta, sarà un brutto presagio per il referendum sulla riforma costituzionale di Ottobre.
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