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DAGOREPORT - A CHE PUNTO È LA NOTTE DI CECILIA SALA? BUIO FITTO, PURTROPPO. LA QUESTIONE DELLA LIBERAZIONE DELLA GIORNALISTA ITALIANA SI INGARBUGLIA – IL CASO, SI SA, È LEGATO ALL’ARRESTO DELL’INGEGNERE-SPIONE IRANIANO MOHAMMAD ABEDINI, DI CUI GLI AMERICANI CHIEDONO L’ESTRADIZIONE. L’ITALIA POTREBBE RIFIUTARSI E LA PREMIER NE AVREBBE PARLATO CON TRUMP. A CHE TITOLO, VISTO CHE IL TYCOON NON È ANCORA PRESIDENTE, SUGLI ESTRADATI DECIDE LA MAGISTRATURA E LA “TRATTATIVA” È IN MANO AGLI 007?
DAGOREPORT
A che punto è la notte di Cecilia Sala? Buio fitto, purtroppo. Sul risultato della trattativa incrociata sull’asse Roma-Teheran-Washington per la questione Abedini-Sala, non si hanno ovviamente notizie (il presidente in carica degli Stati Uniti è ancora Joe Biden e l’eletto Trump per insediarsi alla Casa Bianca deve aspettare il 20 gennaio).
Secondo Agenzia Nova, la decisione di Elisabetta Belloni di dare le dimissioni sarebbe stata presa proprio "dopo un diverbio con il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano, nato attorno alla vicenda di Cecilia Sala".
La faccenda si ingarbuglia. A che titolo la premier ha parlato con Trump di soggetti il cui trattamento è affidato in via esclusiva alla magistratura penale italiana, fintanto che non si esprime il ministro della Giustizia? Come può essere oggetto di ‘mediazione politica’ un caso giudiziario soggetto solo alla legge?
Dopo il parere negativo della Procuratrice generale di Milano, Francesca Nanni, alla richiesta degli arresti domiciliari presentata dalla difesa di Mohammad Abedini, l'iraniano arrestato lo scorso 16 dicembre all’aeroporto Silvio Berlusconi (già Malpensa) di Milano, il prossimo 15 gennaio la parola passa ai giudici della Corte di Appello di Milano.
“Esiste anche una possibile seconda via per la scarcerazione”, aggiunge “Repubblica”: “Lo può fare il ministero della Giustizia sulla base di un articolo del codice di procedura penale, il 718, che al comma 2 prevede che, in caso di arresto con richiesta di estradizione, «la revoca è sempre disposta se il Guardasigilli ne fa richiesta»”.
“L'intenzione dell'esecutivo - aggiunge “La Stampa” - è però di trovare una strada per evitare l'estradizione di Abedini, e di farlo il più presto possibile. Oggi il sottosegretario Alfredo Mantovano, che ha la delega ai servizi segreti, riferirà maggiori dettagli della vicenda in Parlamento, in un'audizione davanti al Copasir. Non si esclude nulla, nemmeno che il ministro Carlo Nordio possa disporre la revoca delle misure cautelari, anche prima del 15 gennaio”.
ELISABETTA BELLONI - G7 DI BORGO EGNAZIA
Soprattutto, prima del 20 gennaio, quando si insedierà Donald Trump e l’approccio della Casa Bianca sarà molto diverso. In questo senso, la reazione del tycoon di ieri potrebbe essere stata opposta dalle aspettative della premier.
La politica, però, è solo uno dei poteri in campo, e ha grossi limiti. Innanzitutto perché affari riservati come la “gestione degli ostaggi”, sono prerogativa esclusiva dell’intelligence e non dei leader di partito.
CARLO NORDIO ALFREDO MANTOVANO
Il protocollo sull’estradizione è previsto dal codice di procedura penale e la “trattativa” è in mano agli 007. Non si scappa: quella della sora Giorgia, che ha provato a disintermediare due fondamentali corpi dello stato, bypassandone le prerogative, è una forzatura che rischia di peggiorare lo stato delle cose. Peraltro Trump non si è ancora insediato come presidente degli Stati Uniti. Fino al 20 gennaio, alla Casa Bianca c’è Joe Biden, che il prossimo weekend sarà a Roma per incontrare Papa Francesco (e il giorno dopo Giorgia Meloni). E vabbè che è “Rimbam-Biden”, ma, come Dago-dixti, di fronte a un tale sgarbo istituzionale, un “fuck you!” sarà capace ancora di spararlo…
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