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"BERGOGLIO, LATINO-AMERICANO, NON SI IDENTIFICAVA PIÙ CON L'OCCIDENTE..." - L’AMBASCIATORE STEFANO STEFANINI: "IL MONDO IN GUERRA HA PERSO UN GRANDE CAMPIONE DELLA PACE. LA SUCCESSIONE AL SOGLIO PONTIFICIO SI TERRÀ SU UNO SFONDO INTERNAZIONALE CONFLITTUALE. NON AVVENIVA DA PIÙ DI UN SECOLO (PIO X MORÌ ALL'INDOMANI DELLO SCOPPIO DELLA PRIMA GUERRA MONDIALE). PER LA PACE IN UCRAINA PAPA FRANCESCO SI ESPOSE DA CONVINTO INTERPRETE DELL'ECUMENISMO CATTOLICO"

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vladimir putin papa francesco

 

IL MONDO IN TEMPO DI GUERRA PERDE UN CAMPIONE DELLA PACE

 

Stefano Stefanini per "la Stampa" - Estratti

 

stefano stefanini

Un mondo in guerra ha perso un grande campione della pace, Papa Francesco. La successione al Soglio Pontificio si terrà su uno sfondo internazionale profondamente e apertamente conflittuale. Non avveniva da più di un secolo: Pio X morì all'indomani dello scoppio della Prima Guerra Mondiale. Poi, tutti Conclavi in tempo di pace. 

 

 

La scomparsa del Pontefice ha due conseguenze immediate: il venir meno di una voce potente, per quanto inascoltata, che dava la precedenza alla pace su tutto il resto – Papa Bergoglio è apparso talvolta anteporre la pace alla legittima difesa, specie nella guerra russo-ucraina; forse, uno stretto spiraglio di dialogo fra leader che vogliano parlarsi fra di loro. 

PAPA FRANCESCO PUTIN

 

(...)

I "grandi" della Terra, o molti di loro, affluiranno a Roma per le esequie di Papa Francesco. Come l'8 aprile del 2005 per i funerali di Giovanni Paolo II, con un mondo grosso modo in pace. Adesso in guerra. Chi verrà? Sicuramente i leader europei. Donald Trump (come GW Bush nel 2005)? Ha fatto mettere le bandiere a mezz'asta, me non ha deciso. Un viaggio europeo non era nei suoi piani, salvo la vaga promessa di vertice con gli europei, proprio a Roma, fatta a Giorgia Meloni. Altri incroci possibili sono tanti. Volodymir Zelensky? Nessuno gli direbbe di no.

 

E se chiedesse di venire Vladimir Putin? Idem – e nessuno lo arresterebbe con buona pace della Corte Penale Internazionale. Tutti e due schierati a Piazza San Pietro, senza guardarsi e parlarsi? O occasione per un faccia a faccia? Altamente improbabile ma non con l'immaginazione al potere come si diceva nel lontano ‘68. Dall'alto dei Cieli Papa Francesco sorriderebbe.

 

papa francesco vladimir putin

Il Papa, si sa, non ha divisioni. Ma il suo potere terreno, disarmato, risale lontano, ai primi secoli della Chiesa di Roma, quando Papa Leone Magno fermò Attila sul Mincio e risparmiò all'Italia l'invasione degli Unni. Era il 452 d. C. Sarebbe passato circa un millennio e mezzo prima che Joseph Nye inventasse il "soft power". Senza conoscerlo, il Soglio Pontificio non aveva mai smesso di esercitarlo.

 

Talvolta con una buona dose di "hard power" temporale. Ma, da un secolo e mezzo, il potere del Vaticano è disarmato, penetrante e, anche per effetto della globalizzazione, sempre più universale. Nei 12 anni di pontificato, Papa Francesco l'ha indirizzato in una direzione quasi univoca: la pace nel mondo.

 

Proprio mentre il mondo si addentrava sempre più in un ciclo di guerre. Ma l'appello di Bergoglio a deporre le armi ha continuato a risuonare imperterrito a Gaza, in Ucraina, in Sudan, in Congo, ovunque.

 

Per la pace in Ucraina Papa Francesco si espose sia nella forma che nella sostanza. Si recò dall'Ambasciatore russo presso la Santa Sede, Alexander Avdeev, il giorno dopo l'inizio dell'invasione russa dell'Ucraina. In diplomazia non si fa – non si va, si convoca – ma per Bergoglio era un gesto francescano appassionatamente contro la guerra, purtroppo senza esito.

 

Poi, a tratti, sembrò quasi accettare la ratio di Mosca attribuendo responsabilità alla Nato - che pur non aveva sullo schermo l'Ucraina nel febbraio del 2022. Come disse fin dall'inizio, il suo era un "tentativo di mediare il conflitto dopo l'attacco di Mosca". Col proseguire della guerra il suo messaggio divenne sempre più di solidarietà ed empatia con il "martoriato popolo ucraino".

 

volodymyr zelensky papa francesco

Anche per la sproporzione crescente di attacchi e bombardamenti russi contro obiettivi civili che rendono Mosca ingiustificabile. Ma il Pontefice mantenne sempre la visione ecumenica di Russia e Ucraina inquadrati in un'unica ottica, non in campi avversi.

 

Per due motivi. Uno, per comunicare con Putin – non diversamente da quanto cerca di fare Trump, sia pure con motivazioni diverse.

 

Due, perché Papa Bergoglio è stato perfetto e convinto interprete di un ecumenismo cattolico che trova habitat naturale nel mondo globalizzato. C'è una netta cesura internazionale fra il suo papato e quello dei suoi immediati predecessori, Benedetto XVI e Giovanni Paolo II. Soprattutto del secondo: Wojtyla fu il Pontefice della fine della guerra fredda. Fu profondamente europeo e occidentale. Bergoglio, latino-americano, non si identifica più con l'Occidente. Riconosce nella Russia l'aggressore, non arriva a chiedere all'Ucraina di offrire l'altra guancia, ma vorrebbe la riconciliazione fra i due Paesi malgrado il torto sia dalla parte di Mosca.

zelensky - papa francesco g7

 

Da Vescovo di Buenos Aires Bergoglio combattè battaglie per i diritti e le libertà civili. In campo internazionale, per Papa Francesco difendere la linea di separazione democrazia-autocrazia impallidiva di fronte alla pace, valore universale da inseguire in Ucraina, in Medio Oriente, in Africa. 

papa francesco volodymyr zelensky 2Putin e Papa Francesco a novembre

 

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