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Da "il retroscena.it"
A dare nuove speranze nella guerra di nervi che imperversa nel Partito democratico, tra l'asse di dirigenti alla guida di Largo del Nazareno e il sindaco di Firenze, ci ha pensato un sondaggio realizzato da Nicola Piepoli che, valutando la fiducia riscossa dai leader di centrosinistra, darebbe l'indice di Matteo Renzi inferiore di un punto rispetto a quello di Nicola Zingaretti, oltreché a quello di Giorgio Napolitano, che resta nell'Olimpo.
Certo, niente più che un sondaggio, estivo per giunta, ma in questa fase di tensione continua tra i leader del Pd e l'ex rottamatore, qualcosa a cui attaccarsi, nella speranza che anche questo sia un piccolo segnale per i maggiorenti del partitone, sul fatto che Renzi non è poi così invincibile.
Nel partito infatti, in assenza di una data per il congresso, che peraltro non dovrebbe arrivare nemmeno oggi, continua la spinta delle truppe bersaniane, dalemiane e lettiane per stabilire almeno la consacrazione definitiva del principio che il prossimo segretario del Partito democratico non debba essere necessariamente anche il futuro candidato premier.
Un tassello essenziale, quello della separazione sancita ufficialmente tra le due cariche, nella strategia di quei dirigenti democrat che, senza troppi giri di parole, sperano in questo modo di allontanare ancora l'ipotesi di una candidatura da free riders - e dunque senza i necessari accordi di sicurezza - al congresso di Renzi.
Una strategia che potrebbe portare frutti, grazie anche ad un'altra decisione in via di ufficializzazione, ovvero quella di decidere per delle primarie aperte, ma con l'obbligo di registrazione (e magari con tanto contributo elettorale obbligatorio e cospicuo, come vorrebbe Fioroni) per i votanti, in modo da restringere la platea degli elettori a chi mostra "vera vicinanza al Pd" e non solo la volontà di "scommettere su un nome vincente", come ripetono da tempo gli uomini dell'ex segretario Bersani.
E il sindaco, che ha ormai scelto una nuova strategia che eviti le polemiche dirette col governo e col partito, oggi potrebbe non partecipare neppure ad una riunione della Direzione che si aspetta sostanzialmente "vuota" di contenuti congressuali. Per ora tace, perché prima di parlare pensa di aspettare il risultato anche della prossima riunione del parlamentino del partito che potrebbe spostarsi al 1 di agosto -anziché al 31 come previsto- per evitare di trovarsi troppo a ridosso dell'uscita della sentenza della Cassazione sul caso Mediaset.
Ma non solo questo, il sindaco fiorentino resta in agguato anche per un altro motivo, è in attesa di capire cosa riuscirà a concludere questo governo grazie a quest'ultimo scorcio di lavori parlamentari. Perché Renzi, prima di muoversi, vuole vedere cosa il governo riuscirà davvero a portare a casa prima dell'estate e se i provvedimenti presi - da quelli del "Fare" all'abolizione del finanziamento pubblico ai partiti- saranno risultati di sostanza o invece delle scatole vuote. Perché al di la delle regole e persino dei tempi del congresso, Matteo sa benissimo che la partita del suo futuro si gioca tutta sui risultati che questo governo riuscirà a portare a casa e sul consenso che gli italiani potrebbero decidere di fargli mancare anche molto repentinamente, in caso di "manifesta inconcludenza aggravata".
E che la partita della vita al Pd si giochi tutta sugli esiti di questo governo, lo conferma anche la relazione che oggi Enrico Letta porterà a Largo del Nazareno. Un documento che mira a "riavvicinare il governo al partito, coinvolgendolo maggiormente nelle scelte programmatiche" e nel quale chiederà un aiuto a tutti i democratici per imprimere alla road map di Palazo Chigi il marchio del Pd e non solo quello dell'altro alleato di governo.
Una mossa che mira non solo a legare indissolubilmente i destini del governo e del partito, ma anche a rafforzare quell'asse che guida il Pd e in particolare il suo segretario, confermando a Epifani un ruolo di piena legittimazione, come guida politica in questa fase.
Ma anche un modo per tracciare un confine nello stesso Pd, per costringere tutti a scegliere se stare con questo governo, seppur con tutte le modifiche e gli aggiornamenti al programma che dovranno essere apportati da settembre, oppure se stare dall'altra parte, tra quelli che lo indeboliscono, quei "fighetti" come li ha chiamati Letta, che lucrano su ogni decisione difficile che un esecutivo di larghe intese e costretto a prendere, contemperando le esigenze di tutti gli azionisti della maggioranza.
Un modo, insomma, per costringere i renziani più turbolenti all'angolo, ma con quali esiti è davvero difficile da prevedere. E intanto, in un clima così teso, la battaglia si prepara a proseguire per tutta l'estate.
matteo renzi in barca su diva e donna MATTEO RENZI MATTEO RENZI FIRMA AUTOGRAFI NICOLA ZINGARETTI NICOLA ZINGARETTI LETTA-RENZIEnrico Letta
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