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DALLA GUERRA A MILOSEVIC ALLA LINEA “PACIFINTA” SULL’UCRAINA E SU GAZA: COSA E’ SUCCESSO AI SINISTRATI DE'NOANTRI? NEL 1999 D'ALEMA APPOGGIO’ “L’INGERENZA UMANITARIA” IN KOSOVO E NELL'OFFENSIVA SULLA EX JUGOSLAVIA CADDERO BOMBE PER 78 GIORNI CON VITTIME CIVILI (“ERRORI AI QUALI ABBIAMO ASSISTITO CON ANGOSCIA”, DISSE BAFFINO ALLORA PREMIER). OGGI IL GROSSO DEL PD SFILA AL FIANCO DEL NEUTRALISMO DEL M5S APPREZZATO DA PUTIN E XI JINPING E DIRIGENTI DEM SI PRESENTANO CONTRARI A OGNI CONFLITTO ARMATO - L'AMBIGUITA' DI SETTORI DELLA SINISTRA CHE NONOSTANTE I PROCLAMI PACIFISTI NON HANNO LESINATO APPOGGI A FAZIONI ARMATE PALESTINESI E A CHE GUEVARA…

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Maurizio Caprara per “Sette – Corriere della Sera”  - Estratti

d'alema clinton

 

«Anzitutto fu presa di mira la logistica militare: caserme, aeroporti. Poi, via via, l'apparato industriale che poteva avere usi bellici, oppure di circoli politico-affaristici legati al regime. L'obiettivo era creare intorno a Milosevic una pressione da parte di coloro che erano in grado di condizionarlo. Non c'è mai stata naturalmente una volontà deliberata di colpire i civili. Purtroppo è capitato anche questo, con gli errori ai quali abbiamo assistito con angoscia». 

 

Non sono memorie di un generale americano. Sono frasi pronunciate da un dirigente della stessa sinistra italiana che oggi difende l'Ucraina a voce bassa e a gran voce contesta l'aumento di spese per la difesa mentre si corrodono equilibri geopolitici grazie ai quali l'Italia ha beneficiato di decenni di pace.

 

massimo d'alema premier

Fu Massimo D'Alema a esprimersi così. Le sue parole si trovano in Kosovo, libro edito nel 1999 da Mondadori. Figlio del più grande Partito comunista d'Occidente, poi favorevole a trasformare il Pci in una forza post-comunista senza la quale il Partito democratico non sarebbe nato, D'Alema ricapitolava l'offensiva aerea condotta dalla Nato sulla Repubblica federale di Jugoslavia tra marzo e giugno del 1999.

 

Intervistato da Federico Rampini, a parlare nel libro era il primo presidente del Consiglio di formazione comunista, colui che aveva reso possibile la campagna di bombardamenti dell'Alleanza Atlantica: 2.300 colpi dal cielo nell'arco di 78 giorni, un totale di bombe misurabile in decine di migliaia di tonnellate, l'inizio della fine per il presidente Slobodan Milosevic, nazionalista serbo con origini comuniste nella Jugoslavia di Josip Broz Tito. 

 

massimo d'alema kosovo cover

 D'Alema è un predecessore della stessa sinistra, composta dal grosso del Pd e da tutta Alleanza Verdi Sinistra, che nel 2025 sfila in piazza al fianco del neutralismo dei Cinquestelle apprezzato da Pechino e Mosca. Della stessa sinistra che nel deplorare il premier israeliano Benjamin Netanyahu per l'innegabile eccesso di civili palestinesi uccisi riserva assai meno fervore al riconoscere che sono morti in una guerra aperta, e proseguita, da Hamas. Dirigenti della sinistra italiana si presentano adesso contrari a ogni conflitto in armi. 

 

(…)

Nel 1999 il governo evitava di chiamare “guerra” i raid in difesa del Kosovo. Afferma l'articolo 11 della Costituzione: “L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo”.

 

corriere della sera bombardamenti sulla serbia governo d'alema

Non significa che l'Italia sia obbligata a subire un attacco senza ricorrere ad armi o che, per assicurare una pace compromessa, non possa partecipare a interventi militari di organizzazioni internazionali. Molti invece citano il “ripudia la guerra” come se valesse in assoluto. Come se il resto dell'articolo non appartenesse alla “Costituzione più bella del mondo”, secondo la qualifica da critica letteraria di Roberto Benigni. 

 

ALTRI EQUILIBRI Disarmato, sul Kosovo, fu il lessico. Ad agire, nel 1999, era la Nato. Per i raid mancava un mandato dell'Onu. A determinarli erano stati timori di Washington sugli assetti dei Balcani, già scossi da conflitti tra ex componenti della Jugoslavia.

 

In pubblico veniva rivendicata di più un'altra motivazione: fermare la persecuzione degli abitanti del Kosovo di ceppo albanese, affidata da Milosevic a militari e paramilitari serbi. A Srebrenica, nel 1995, forze serbo-bosniache avevano massacrato circa ottomila musulmani. Inerti i “caschi blu” dell'Onu. 

 

 

MASSIMO DALEMA ALLA MANIFESTAZIONE PER GAZA A ROMA

Opinione diffusa è che il governo D'Alema I (ottobre 1998-dicembre 1999) sia nato per assicurare agli Stati Uniti una partecipazione attiva dell'Italia all'offensiva aerea della Nato perché questa non sarebbe stata altrettanto convinta se il presidente del Consiglio fosse rimasto Romano Prodi, cattolico, costretto alle dimissioni. Di una manovra del genere prova palese non c'è: fu il segretario di Rifondazione comunista Fausto Bertinotti a innescare la crisi, resa formale alla Camera in una votazione sulla fiducia. In ogni caso, per consentire a D'Alema di mettere in piedi un governo Francesco Cossiga, cresciuto nella Democrazia cristiana, incaricò una pattuglia di parlamentari centristi di formare l'”Unione democratica della Repubblica”. Altri dei voti necessari vennero dal Partito dei comunisti italiani, formato in precedenza da Armando Cossutta lasciando Rifondazione. 

 

Sono trascorsi quasi 27 anni. Prodi ricorda la sua defenestrazione da Palazzo Chigi misurando le parole. «Capisco poco che cosa successe. Tutti affermano che il mio governo sia caduto perché mi opponevo ai bombardamenti su Belgrado. Non ne ho idea. Mi opponevo, e avevo ragione», dice. 

 

«Il ruolo importante avuto da Cossiga» aggiunge «mi fa pensare che quell'interpretazione sulla caduta possa essere vera. Con lui i rapporti erano buoni, non c'erano motivi personali».

 

d'alema cossiga

Era Cossiga, già tra i supervisori della rete anticomunista Stay Behind, a poter garantire agli americani un'affidabilità di D'Alema. Chiamata da Bill Clinton a far fuoco sulla Serbia, l'Italia, con un governo guidato da un ex dirigente comunista, non sarebbe stata paralizzata da manifestazioni e incertezze. 

 

La sinistra si divise. Obiezioni totali alle incursioni dei jet vennero per lo più da Rifondazione. E forse solo il nostro Paese è capace di affrontare così una guerra: l'ambasciata d'Italia a Belgrado rimase in funzione.

 

GIUSEPPE CONTE - ELLY SCHLEIN - NICOLA FRATOIANNI - ANGELO BONELLI - MANIFESTAZIONE PD AVS M5S PER GAZA - FOTO LAPRESSE -

Da Roma un sottosegretario di Palazzo Chigi, Marco Minniti, si consultava con gli alleati sui bersagli da far bombardare. A Belgrado, tra un allarme e l'altro, un socio della coalizione di governo andò a dialogare con il nemico. Chi scrive fu inviato dal Corriere a seguire una visita a Milosevic di Cossutta, accolto dall'ambasciatore Riccardo Sessa.. 

 

(…) Valse per la guerra filoamericana in Kosovo, giustificata dai promotori come «ingerenza umanitaria». Qualcosa che non andrebbe fatto. Ma che in determinato caso, essendo giusto, si fa. 

 

Anche questo dualismo spiega perché, in settori della sinistra, proclami pacifisti non hanno scoraggiato appoggi a fazioni armate palestinesi e a Che Guevara, arduo da immaginare sotto bandiera arcobaleno. 

GIUSEPPE CONTE - ELLY SCHLEIN - NICOLA FRATOIANNI - ANGELO BONELLI - MANIFESTAZIONE PD AVS M5S PER GAZA - FOTO LAPRESSE - FOTO LAPRESSE

 

«Nella notte lo guidano le stelle», raccontava la canzone Fischia il vento descrivendo un esemplare partigiano. Lo scorrere degli anni talvolta rimescola e scompone maturazioni acquisite. In alcune stagioni le stelle vengono rese meno chiare da nubi e temporali. O dalla foschia di vuoti di memoria. 

 

 

LULA CON MASSIMO DALEMAANGELO BONELLI - ELLY SCHLEIN - NICOLA FRATOIANNI - GIUSEPPE CONTE - MANIFESTAZIONE PD AVS M5S PER GAZA - FOTO LAPRESSEANGELO BONELLI - ELLY SCHLEIN - NICOLA FRATOIANNI - GIUSEPPE CONTE - MANIFESTAZIONE PD AVS M5S PER GAZA - FOTO LAPRESSE MASSIMO DALEMA ALLA MANIFESTAZIONE PER GAZA A ROMA