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Mario Sensini per il Corriere della Sera
Il divorzio dai Comuni, previsto per il 2013 da una legge voluta da Equitalia, rischia di diventare un problema per la stessa società di riscossione. Per incassare i loro tributi i sindaci stanno cercando un partner privato ed escludono di volersi alleare nuovamente con la società pubblica, che a questo punto rischia di trovarsi sul groppone un migliaio di dipendenti in eccesso.
«Vogliamo una riscossione più attenta, più vicina ai contribuenti, più umana. L'unica cosa da evitare è ricreare un carrozzone pubblico», dice il presidente dell'Anci, Graziano Delrio. Nello stesso tempo molto preoccupato, tuttavia, proprio per gli effetti di una delle misure più «umane» introdotte nel frattempo dal governo per alleggerire il peso della riscossione.
Aver abolito l'esecutività immediata delle cartelle fino a duemila euro, che per la maggior parte riguardano proprio le multe stradali e la Tarsu dei Comuni, ha di fatto bloccato gli incassi. Profilando una voragine nei bilanci dei sindaci, pronti a chiedere una revisione delle norme se, come pare, il buco dovesse verificarsi.
L'invito a cercare una nuova collaborazione, lanciato ieri da Equitalia, in ogni caso, per il momento è caduto nel vuoto. «Gira questa idea dello spin-off, di staccare una parte di Equitalia e metterla in una nuova società che con noi faccia la riscossione per gli enti locali. à l'unica cosa che non vogliamo», dice Delrio.
Ancor più diretto è il segretario dell'Associazione, Angelo Rughetti, che ha affidato a Facebook il suo commento: «Io Equitalia non la capisco. Prima dicono che riscuotere i tributi e le multe dei comuni è un casino, poi sostengono una legge che dice che dal primo gennaio 2013 loro non lavorano più per i comuni. Oggi dicono: ma perché Anci fa una cosa nuova? Ci siamo già noi! Non è che ci vogliono rifilare un pacco?», scrive Rughetti riflettendo le perplessità dei sindaci.
Equitalia può trovarsi a gennaio un migliaio di dipendenti, su ottomila, con quasi più nulla da fare, licenze software e macchine inutilizzate. C'è il rischio di spreco, in tempi di spending review, denunciato dalla Corte dei conti. Però c'è una legge che lo impone. E i sindaci sfidano il mercato. «Cerchiamo partner che accettino di limitare il loro profitto al minimo essenziale per l'attività di impresa, garantiscano efficienza ed equità senza aggravare i costi per i contribuenti», dice Delrio.
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