IL DE-CAMERON E’ GIUNTO ALLA FINE? - IL PREMIER INGLESE RISCHIA DI ESSERE GIUSTIZIATO DAL SUO PARTITO PER COLPA DELL’EUROPA

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Enrico Franceschini per "La Repubblica"

Un primo ministro che ha «perso il controllo», che va «alla guerra» con il proprio partito, attaccato dalle correnti di destra e di sinistra, oltre che dal partito suo alleato nella coalizione di governo. Parlare di crisi, per David Cameron, è ormai un understatement,
per usare un termine caro agli inglesi: una minimizzazione.

I commentatori di Londra gli pronosticano il peggio: un golpe interno dei conservatori per rovesciarlo ancora prima delle elezioni e andare al voto con un altro leader, una rottura con gli alleati liberaldemocratici per formare un governo di minoranza, elezioni anticipate di un anno, dunque nella primavera 2014 anziché nel 2015.

E uno spettro comincia ad aggirarsi per Downing Street, quello di Margaret Thatcher: anche lei abbattuta non dall'opposizione, ma dai suoi stessi conservatori.

A fornire l'analogia con la "lady di ferro" è lord Geoffrey Howe, il ministro delle Finanze dei Tories che scatenò la caduta della Thatcher nel 1990. Ora lo stesso Howe, in un articolo sull'Observer, accusa Cameron di avere perso il controllo del partito, «aprendo un vaso di Pandora» di tensioni con la decisione di indire un referendum sull'appartenenza della Gran Bretagna all'Unione Europea.

Howe descrive come «farsesco» il tono degli appelli della destra ultraconservatrice ad anticipare il referendum (al momento previsto per il 2017), dargli forza di legge (perché temono che Cameron ci ripensi) e chiedere un'alleanza con l'Ukip, il partito indipendentista anti-europeo, nuova forza populista che sta portando via consensi ai Tories (l'ultimo sondaggio gli assegna il 19% dei voti).

L'euroscetticismo, afferma l'ex-ministro della Thatcher, «sta infettando l'anima del nostro partito», e a suo parere Cameron sbaglia a cedere alle pressioni, invece di opporsi alla lobby antieuropeista. Ma a questa critica da posizioni più moderate e centriste se ne sovrappone una da posizioni più radicalmente conservatrici.

I "peones" del partito sono infatti furiosi con Andrew Feldman, loro presidente, per avere apparentemente definito dei loons (pazzi, scemi) i deputati che pretendono una politica più antieuropeista da Cameron. Feldman ora smentisce.

Ma altre fonti confermano: e non depone a suo favore il fatto di essere un ex-compagno di studi del futuro premier a Oxford (e suo compare di tennis), insomma un vecchio amico appartenente a quella «cricca degli etoniani» (da Eton, la scuola di élite) che secondo i detrattori impedisce a Cameron di capire il paese, e a quanto pare anche il suo stesso partito. «Cameron va alla guerra» titolano il Times (conservatore) e l'Independent (progressista).

Golpe interno, governo di minoranza, elezioni anticipate? Difficile fare previsioni. Forse non accadrà nulla di tutto questo. Ma una cosa è certa: l'arrivo di un leader giovane e riformatore, capace di riportare un partito al potere dopo un lungo digiuno, suscita rancori, conflitti intestini a non finire. Accadde a Blair nel partito laburista, sta succedendo di nuovo a Cameron.

 

DAVID CAMERON IN UNA SCUOLA DAVID CAMERON A DAVOS CAMERON DAVIDDowning streetNIGEL FARAGE UKIP TONY BLAIR