DAGOREPORT - MA QUALE TIMORE DI INCROCIARE DANIELA SANTANCHÈ: GIORGIA MELONI NON SI È PRESENTATA…
Giorgio Meletti per il “Fatto Quotidiano”
La scena è avvenuta l’altroieri sotto gli occhi esterrefatti dei pochi deputati presenti nell’aula di Montecitorio. Il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio risponde, nel corso del question time, a una pungente interrogazione firmata da quattro deputati del gruppo di Alleanza Popolare, presieduto dal suo predecessore a Porta Pia Maurizio Lupi.
Appena finito di parlare, l’ex braccio destro di Matteo Renzi a Palazzo Chigi scorge proprio Lupi in transito nell’emiciclo, si avvicina e lo apostrofa: “Questo agguato l’hai organizzato tu”. Lupi gli risponde a muso duro. La conversazione sale rapidamente verso i toni della concitazione, fino a che i due decidono di trasferirsi nell’attigua saletta a disposizione dei ministri per finire di cantarsele.
graziano delrio va in bici contromano e senza mani
Delrio accusa Lupi di soffiare sul fuoco di quella sorta di irredentismo del “sistema Incalza” che di fatto sta paralizzando la sua azione nel ministero che Renzi gli ha chiesto di mettere a posto, dopo l’arresto dell’ex capo della Struttura tecnica di missione e le dimissioni dell’esponente Ncd.
Lupi replica rinfacciandogli mosse che giudica sleali, come la revoca della nomina di Francesco Musci alla presidenza del Consiglio superiore dei Lavori pubblici. Musci era stato effettivamente nominato dal Consiglio dei ministri, su indicazione di Lupi, il 12 marzo scorso, quattro giorni prima dell’arresto di Ercole Incalza, e pochi giorni dopo da Palazzo Chigi era partita la procedura di revoca.
Secondo gli uomini di Delrio, Lupi non aveva informato il governo che su Musci pendeva una richiesta di rinvio a giudizio della Procura di Brindisi. Ma è il caso discusso mercoledì alla Camera a illuminare meglio di qualunque altro la guerra in corso tra nuovo e vecchio regime del ministero delle Infrastrutture. Delrio è accusato di aver di fatto bloccato l’iter della cosiddetta “Valdastico nord”, bretella autostradale che dovrebbe collegare Vicenza con Trento.
Non solo Lupi si è speso molto per l’opera nel corso del suo mandato, ma la stessa candidata Pd alle imminenti elezioni regionali venete, Alessandra Moretti, ne ha fatto un cavallo di battaglia. Pochi mesi fa, quando grazie agli sforzi di Lupi e Incalza il Cipe aveva “sbloccato” l’opera, Moretti aveva twittato felice: “Ok al progetto per la Valdastico Nord: un’opera attesa dal Veneto da decenni. Finalmente un governo che si assume responsabilità e decide”.
Quello della Valdastico Nord è oggettivamente un pasticcio. La provincia autonoma di Trento è da sempre contraria all’opera. Lupi aveva attivato le procedure previste dalla Legge Obiettivo per superare d’auto - rità le resistenze degli enti territoriali. Delrio, provocando l’ira del predecessore ha fermato tutto rilevando che il diritto di Trento di dire no è scritto nello Statuto speciale della provincia che, avendo rango costituzionale, non può essere superato dalla legge ordinaria dello Stato.
IL partito anti-Delrio accusa il ministro di conflitto d’inte - ressi. Attribuisce il no della provincia di Trento al timore che la bretella Vicenza-Trento tolga traffico alla A22 del Brennero, che da Vicenza bisogna andare a prendere a Verona per risalire verso il confine austriaco.
L’autostrada del Brennero ha tra i suoi azionisti anche la provincia di Reggio Emilia, città di cui Delrio è stato sindaco fino alla nascita del governo Renzi. Il vero problema non è però questo, e neppure l’imbarazzo della Moretti, spiazzata dallo stop di Delrio su un’opera centrale nella campagna elettorale ormai vicina al traguardo.
Semmai preoccupano gli impegni che il governo ha già preso nell’era Lupi-Incalza con la concessionaria della Brescia- Padova, la cosiddetta Serenissima, che ha presentato il progetto della Valdastico Nord come autofinanziato in project financing, ma anche in parte compensato da un allungamento della concessione. I tempi per la proroga della concessione stanno per scadere e, come se non bastasse, la concessionaria dichiara di essersi già indebitata per la realizzazione dell’opera. Conclusione: la Brescia-Padova ha già presentato un ricorso al Tar e ha annunciato un’azione legale in sede civile contro il ministero delle Infrastrutture.
Delrio è dunque assediato dalle eredità scomode del sistema- Incalza, che dimostra ancora una certa vivacità dentro il ministero. Resta al suo posto di successore (designato da Incalza) alla Struttura tecnica di missione Paolo Emilio Signorini, l’ex capo del Cipe finito sotto i riflettori quando si è scoperto che il re del Mose, Giovanni Mazzacurati, gli pagava le vacanze. E intanto il movimento No-Tav protesta dopo aver scoperto che proprio Signorini è il membro designato dal ministero per il consiglio d’amministrazione della Telt, la società mista italo-francese per la realizzazione della Torino-Lione ad alta velocità.
LUPI CONTESTATO 3ERCOLE INCALZA
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