DAGOREPORT - GIORGIA MELONI SOGNA IL FILOTTO ELETTORALE PORTANDO IL PAESE A ELEZIONI ANTICIPATE?…
Carmelo Lopapa per la Repubblica
Eccola, puntuale, l' ennesima macchinazione giudiziaria per screditarmi, per mettermi fuori gioco, riecco il solito teorema sulla mafia». La notizia delle intercettazioni di Giuseppe Graviano coglie Silvio Berlusconi di sorpresa, nel tranquillo weekend di Villa San Martino, ad Arcore. È il vortice della vecchia storia della presunta "contiguità" che sembra riaffiorare per portarlo a fondo.
Berlusconi con una delle prime immagini con dietro il simbolo di Forza Italia
Lui non ci sta, vuole replicare subito, l' avvocato Niccolò Ghedini è al suo fianco, in meno di due ore viene diffusa la lunga nota con cui viene respinta ogni accusa. In privato, il Cavaliere, che riceve decine di telefonate dei suoi parlamentari, è ancora più duro. «Una clamorosa sciocchezza, ma vi rendete conto? Come è possibile dar credito e soprattutto diffondere le parole di un mafioso come quello?», è lo sfogo. Ci sarà un motivo, secondo il leader di Forza Italia, «se questa spazzatura è stata messa in circolo giusto venerdì, a due giorni dal voto, e non lunedì, dopo le amministrative: sarebbe stata la cosa più logica».
Dal suo punto di vista è la conferma della «macchinazione». Del tentativo di rimetterlo all' angolo, comunque penalizzarlo, «come alla vigilia di ogni appuntamento elettorale». Ma ancora più adesso, fa presente con un pizzico di orgoglio, «che sono tornato al centro della scena politica ».
Berlusconi tra i quattro protagonisti del patto per la riforma elettorale naufragato due giorni fa, Berlusconi alle prese col rilancio di Forza Italia a pochi mesi dalle prossime elezioni politiche, Berlusconi impegnato con la difficile ricomposizione del centrodestra. Insomma, un momento cruciale.
Ed ecco il nuovo affondo giudiziario, dal quale tuttavia «non teme alcuna conseguenza, sia chiaro», racconta chi gli ha parlato. Anche perché proprio l' avvocato Niccolò Ghedini gli ha fatto notare come non sia la prima volta che «questo signore», faccia trapelare roba su di lui. E poi già dalle inchieste sulle stragi di Caltanissetta, Firenze e Palermo sono emersi rimandi al fondatore di Forza Italia. «Tutti caduti puntualmente nel vuoto», è la linea del collegio difensivo con cui è stato rassicurato ancora una volta l' assistito.
La lunga dichiarazione che Ghedini mette nero su bianco, corretta e limata col "capo" e infine diffusa nel pomeriggio è quasi un' arringa difensiva.
«Dalle intercettazioni di Giuseppe Graviano, depositate dalla Procura di Palermo - si legge - composte da migliaia di pagine, corrispondenti a centinaia di ore di captazioni, vengono enucleate poche parole decontestualizzate che si riferirebbero al presidente Berlusconi. Tale interpretazione è destituita di ogni fondamento non avendo mai avuto alcun contatto né diretto né indiretto con il signor Graviano».
Vengono bollate tutte come «illazioni» delle quali chiameranno a rispondere in Tribunale. «Berlusconi è totalmente estraneo a fatti simili, come è stato già dimostrato in più sedi giudiziarie», caso chiuso, insomma. Con postilla: «Ogni qual volta il presidente sia particolarmente impegnato in momenti delicati della vita politica e nell' imminenza di scadenze elettorali, appaiono notizie infamanti, infondate, inesistenti».
Una sola novità, in uno spartito che si ripete sempre uguale, ad ogni tegola giudiziaria sull' ex premier. Stavolta nessun coro di solidarietà e difesa in massa dei forzisti. Il solo Maurizio Gasparri, tra i parlamentari in carica, interviene contro le «ricostruzioni farneticanti».
I MESSAGGI OBLIQUI DEL PADRINO
Attilio Bolzoni per la Repubblica
SULLA scena delle stragi di mafia precipita un' altra volta "M" o se preferite "Alfa" o anche "Autore 1", tutte misteriose sigle per non segnare sul registro degli indagati un nome molto eccellente accanto a quelle bombe e a quei morti.
Anche perché il personaggio indicato dai pentiti come possibile mandante dei massacri più spaventosi avvenuti negli ultimi venticinque anni nel nostro Paese, Silvio Berlusconi, era nel contempo pure il capo del Governo italiano. Oggi però il Cavaliere è scivolato ancora nella fossa dei sospetti.
Materia da brivido se non fosse che per quel Giuseppe Graviano, dopo quasi un quarto di secolo di carcere duro, Berlusconi è diventata una vera e propria ossessione. Sarà per via di certi soldi di droga che in passato hanno preso la via del Nord, sarà che l' ex premier non ha mai goduto in generale di buona reputazione per la sua amicizia con Marcello Dell' Utri e una tessera della P2 in tasca, ma la "cortesia", la "bella cosa" che avrebbe chiesto Berlusconi personalmente - e questo personalmente significa che si sarebbero incontrati e si sarebbero parlati - al boss di Brancaccio sembra davvero un messaggio molto obliquo. Lanciato da "Madre Natura" (così veniva chiamato dai suoi il Graviano) per farlo sapere a tutti.
Cominciamo col dire che quelli intercettati sono "discorsi" e non fatti. E che la rappresentazione andata in scena nel carcere di Ascoli Piceno somiglia tanto a quella già vista nel carcere di Opera, un replay dei "ragionamenti" di Totò Riina destinati allo sconosciuto (solo a lui?) pugliese della Sacra Corona Unita Alberto Lo Russo.
Oggi basta cambiare i nomi.
Mettere quello di Graviano al posto dello "zio Totò" e quello del camorrista di Salerno Umberto Adinolfi al posto di Lo Russo. Parole in libertà. Sapeva Riina di essere intercettato mentre diceva che voleva "far fare la fine dei tonni" al pm Nino Di Matteo, addossandosi in pratica la responsabilità - ufficialmente sempre negata - della morte di Falcone? Probabilmente sì. Sapeva "Madre Natura" di essere ascoltato e filmato mentre parlava di Berlusconi con riferimenti alle stragi e vantandosi che insieme «avevano il Paese nelle mani"? Probabilmente sì.
STRAGE DI CAPACI FALCONE MORVILLO FOTO REPUBBLICA
Già dieci anni fa Giuseppe Graviano e suo fratello Filippo erano stati protagonisti di un gioco degli specchi chiacchierando a lungo in carcere di Milan, di Mondadori e di Mediaset, un segnale qua e uno là, Filippo che spingeva un po' di più su Berlusconi e l' altro che frenava, il giorno dopo le parti che si invertivano. Anche questa volta è un tira e molla sul Cavaliere. Con un finale vagamente minaccioso: «Ora sono stanco ma quando sarò in condizione sarò io stesso a cercarvi (rivolto ai pm di Palermo, ndr), per chiarirvi alcune cose». Madre Natura che dice e non dice, che promette.
Questo romanzo nero del 1992 e del 1993 sembra non finire mai. Ci sono state 7 attentati in 14 mesi, dal 23 maggio 1992 al 28 luglio 1993. Capaci, via D' Amelio, l' esplosivo contro Maurizio Costanzo, via dei Georgofili a Firenze, il tritolo in via Palestro a Milano e quello alla basilica di San Giovanni Laterano a Roma. E altri 15 progettati e non eseguiti, fra i quali l' uccisione di Pietro Grasso, il rapimento di uno dei figli di Andreotti, la distruzione della torre di Pisa, l' assassinio di cento carabinieri all' Olimpico. Chi voleva tutto questo?
I "discorsi" di Giuseppe Graviano rilanciano la "pista" Palermo- Milano andata e ritorno, i rapporti di Dell' Utri con l' aristocrazia mafiosa palermitana prima (i Bontate, gli Inzerillo, i Teresi) e i Corleonesi poi, sentenze passate in giudicato che raccontano di un fiume di denaro riciclato in Lombardia e di un Berlusconi "sotto protezione" di Cosa Nostra dal 1974 al 1992. Il destino di Dell' Utri è noto: sta scontando in carcere una condanna a sette anni per concorso esterno. Silvio Berlusconi, al contrario, è entrato ed è uscito da quattro inchieste su mafia e su mafia e stragi.
La prima volta, nel '94. Quando lui è "M", Marcello Dell' Utri è "MM" e l'"eroe" Vittorio Mangano - lo stalliere mafioso che bivaccava nelle tenute del Cavaliere - è "MMM". L' ipotesi di reato: associazione mafiosa.
L' indagine è del procuratore capo di Palermo Gian Carlo Caselli, la posizione di Berlusconi viene subito stralciata e per per ben due volte il giudice delle indagini preliminari archivia «per mancanza di riscontri sufficienti ». In quello stesso anno, il '94, Berlusconi è indagato dalla procura di Caltanissetta come "Alfa" per le uccisioni di Falcone e Borsellino. Due anni dopo arriva l' archiviazione «per la friabilità del quadro indiziario ». Passa qualche mese e Berlusconi diventa "Autore 1" per la procura di Firenze, competente per la strage di via dei Georgofili. Nel 1998 esce dall' inchiesta. Passa qualche anno, parla il pentito Gaspare Spatuzza e rifinisce nella rete giudiziaria fiorentina. Ancora una volta tutto in archivio. E ora, torna alla carica Madre Natura.
Strage CapaciStrage di Capaci Palermo
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