LA LEGA SALVA TREMONTI E VOTA A FAVORE DI MILANESE (MEJO NON FARLO ARRABBIARE) – LA DIFESA DAVANTI ALLA GIUNTA: “IL MIO ACCUSATORE? SOLO RANCORI PERSONALI: NON HO CANDIDATO IL FIGLIO” – COMICO SULLO SVUOTAMENTO DELLE CASSETTE DI SICUREZZA, L’AFFITTO DELLA CASA A GIULIETTO E SOPRATTUTTO SUI LAVORI DI RISTRUTTURAZIONE NON PAGATI (“DICEVA CHE CI SAREMMO RIFATTI SU ALTRI LAVORI”!!) - L’AULA VOTA IL 22 SETTEMBRE…

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1 - L'AULA VOTA SU MILANESE IL 22 SETTEMBRE..
(AGI)
- Gli 11 no con cui e' stata bocciata la richiesta di arresto nei confronti di Marco Milanese sono cosi' composti: 7 Pdl, 2 Lega, 1 Popolo e territorio e 1 del Gruppo misto. I 10 voti a favore arrivano 5 dal Pd, 1 dal rappresentante dell'Italia dei valori, 2 dai commissari Udc e 2 arrivano dai due componenti finiani della giunta per le autorizzazioni della Camera. Determinante e' stata stamattina, dunque, la decisione della Lega contraria alla richiesta di autorizzazione. Il parere della giunta arrivera' ora nell'aula di Montecitorio che si riunira' sul caso il prossimo 22 settembre a mezzogiorno.

2 - "IL MIO ACCUSATORE? SOLTANTO RANCORI PERSONALI NON HO CANDIDATO IL FIGLIO"
Francesco Grignetti per "La Stampa"

È il giorno di Marco Milanese. Deve convincere i deputati che lui è una vittima incolpevole e che paga un prezzo già troppo alto per questa vicenda. Perciò arriva all'audizione con passo sicuro e volto buio, e dice: «Contro di me vi è stato un vero e proprio un massacro mediatico».

Come annunciato, è un Milanese spavaldo quello che affronta i commissari. Si scaglia contro il suo accusatore, l'imprenditore e compaesano Paolo Viscione. «Ha agito per rancore personale perché non avevo voluto appoggiare la candidatura di suo figlio a sindaco di Cervinara». E se il suo ex comandante generale, Cosimo D'Arrigo, lamenta con i magistrati lo «strapotere» che Tremonti aveva concesso al suo consigliere politico, Milanese risponde a brutto muso: «Se aveva davvero tutti questi problemi con la GdF, non si riesce a capire perché non ne abbia parlato con il ministro».

Già, ma intanto come spiegare che lo stesso giorno dell'arresto di Viscione, il 14 dicembre scorso, si è precipitato a svuotare le cassette di sicurezza? Un comportamento sospetto, agli occhi della procura di Napoli. E lui: «È solo una coincidenza non significativa. Dell'arresto di Viscione non sapevo nulla, lui era latitante. E se anche l'avessi saputo, perché sarei dovuto andare proprio quel giorno?».

Archiviata così la questione Viscione, resta però tutto il resto. Quell'appartamento del centro storico, affittato alla Confraternita dei Piceni per la bella cifra di 8500 euro al mese (lievitata poi a 9200) e poi subaffitto al ministro Tremonti. Milanese ammette: «Non ci ho mai messo piede e non ho mai pagato un euro». Spiega: «Quell'appartamento l'avevo affittato molto tempo fa e siccome non lo utilizzavo, ne avevo dato la disponibilità al ministro che mi pagava 1000 euro la settimana in contanti». Pausa. «Ma con Tremonti ci diamo ancora del lei». Una sottolineatura perché non si pensi che per questa storia dell'appartamento ci sia chissà quale inconfessabile complicità.

Ma in fondo Tremonti pagava solo metà mensile. E il resto? «Lo scomputavo in ragione dei soldi spesi per la ristrutturazione». Dovevano essere in origine 179.000 euro. Poi, a lavori svolti, s'è visto che erano «solo» 51.000 euro. Ma anche questi 51.000 Milanese mica li ha cacciati fuori di tasca sua. «Io insistevo con Proietti (l'imprenditore edile, titolare della Edilars, una piccola società del settore, ndr) per pagare... Ma lui ogni volta mi diceva di no. Poi vediamo, poi ci aggiustiamo...».

E così alla fine il deputato non ha mai pagato e l'imprenditore, unico caso al mondo, è riuscito a non farsi pagare. Peccato il sospetto che poi Proietti avesse un trattamento di favore da alcune società controllate al 100% dal ministero dell'Economia, tipo la Sogei. E che quindi tanta regalità avesse un'altra spiegazione.

I deputati su questo punto hanno insistito non poco. E Milanese s'è lasciato sfuggire: «Diceva che non li voleva e che ci saremmo rifatti su altri lavori». Infine ha dato la sua chiave di lettura, che ha lasciato allibito più di un collega: «Avevo organizzato le cose, senza andare mai in quell'appartamento, perché così un domani avrei potuto essere privilegiato nell'acquisto da parte della Confraternita».

3 - PER UN PUGNO DI AMICI IN PIÙ...
Il congiurato per l'Unità

Marco Milanese, l'ex consigliere politico di Giulio Tremonti, ha più volte spiegato che svolgeva il proprio ruolo di regista delle nomine facenti capo al ministero dell'economia non certo in nome di un proprio potere personale, quanto piuttosto per conto dell'intera coalizione di maggioranza. Argomentazioni che hanno suscitato più di una reazione da parte dei tanti politici di maggioranza da lui citati in quel contesto. Saranno ovviamente le indagini a chiarire chi abbia ragione e soprattutto se quegli episodi rilevino in alcun modo ai fini della determinazione di una fattispecie penale.

Almeno in una occasione, però, Milanese ha esercitato quel ruolo per conto della coalizione di centro destra, addirittura per l'area governativa facente capo a Palazzo Chigi che è stata spesso descritta invece come in guerra con Via XX Settembre. E' un fatto accaduto quando, terminato il proprio mandato da membro laico del Csm, ad un ex sottosegretario del governo Berlusconi è stato prospettato un ruolo da componente del collegio sindacale della Rai. Una proposta arrivatagli di sera, durante l'ultima festa di compleanno del ministro Rotondi, uno degli eventi mondani estivi della Roma politica.

L'ex consigliere del Csm, andato a dormire dopo aver accettato di buon grado l'idea di trasferirsi a Viale Mazzini, si è vide raggiungere il mattino seguente proprio da una telefonata di Marco Milanese, che lo chiamava per avviare la pratica di nomina. Tanto che, proprio nel mettere insieme l'incartamento necessario all'avio della procedura da parte dello stesso Milanese, emerse una carenza nel curriculum dell'ex parlamentare di Forza Italia: tra i tanti titoli posseduti mancava quello necessario, cioè l'iscrizione nell'albo dei revisori dei conti. Solo per quello non se ne fece nulla.

Sarà stato un caso isolato, ma in molti sono pronti a scommettere che lui, il deputato nei cui confronti pende una richiesta d'arresto, non farà la fine di Alfonso Papa. Milanese, forse, ha qualche amico in più.

 

Cosimo D'Arrigomilanese Giulio TremontiLA CASA DI VIA DI CAMPO MARZIO A ROMA DOVE ALLOGGIAVA TREMONTI sede rai