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URSULA VON DER LEYEN, CALZATO L'ELMETTO, HA PRESO PER LA COLLOTTOLA GIORGIA MELONI - A MARGINE DEL…
Flavia Amabile per "La Stampa"
Alla fine si è arreso Alessio De Giorgi, direttore di Gay.it, omosessuale dichiarato, fino a due giorni fa candidato al Senato nella lista Monti. «16 gennaio 2013. Non la dimenticherò facilmente», scrive nel pomeriggio sul suo profilo Facebook dopo che su di lui si è abbattuto di tutto, fino a fargli capire di non avere scelta: doveva fare un passo indietro. Quando il suo nome è apparso si era pensato che avrebbe creato problemi in Parlamento con il mondo cattolico ben rappresentato fra i candidati del premier.
Si è fermato molto prima per effetto del tiro incrociato di Dagospia, del «Giornale» e di «Libero» che hanno passato a setaccio la sua vita e non è stato difficile trovare qualcosa di perfettamente legale ma di imbarazzante per la lista che lo aveva candidato. «Triste piccola Italietta... Ma quelli di Libero e de Il Giornale credevano che avessero candidato un monaco tibetano?», risponde ancora dal suo profilo. Alessio De Giorgi, infatti, è socio di una discoteca e di altri locali fra i più frequentati tra gli appassionati della Movida friendly della Versilia.
Dopo aver collaborato con Matteo Renzi durante la campagna delle primarie sui temi dei diritti civili, aveva ricevuto la proposta di candidarsi da parte dello staff di Monti, come aveva raccontato lui stesso. Da quel momento non c'è stata requie. Sono arrivate su Dagospia le foto che lo ritraevano in compagnia di una drag queen. «Foto personali, riguardano la mia sfera privata», replica lui.
Il quotidiano «Libero» ha poi rivelato che gestisce alcuni siti Internet di «escort gay e incontri hot, in uno dei quali i ragazzi si offrono a pagamento». «Attività assolutamente lecite svolte dalle società di cui ero prima amministratore avendo dato le dimissioni proprio a causa del mio impegno in campagna elettorale ed adesso socio al 20,4%: attività di cui non mi vergogno minimamente», risponde De Giorgi, denunciando di essere stato «vittima di un tritacarne vero e proprio, che ha cercato ed è riuscito a scandagliare in profondità ogni mia attività imprenditoriale, con una intensità inaudita e non applicata a nessun altro candidato della prossima competizione elettorale».
Fa sapere comunque che continuerà a sentirsi «impegnato nella campagna elettorale delle liste che fanno riferimento a Monti».
A spendere parole a suo favore sono soltanto gli altri candidati LGBT alle elezioni per il centrosinistra, Anna Paola Concia, Sergio Lo Giudice e Ivan Scalfarotto. Dall'interno della sua coalizione si leva soltanto la voce di Paola Binetti, candidata alla Camera, che si rallegra perché «la lista ci guadagna in coerenza». E ricorda di essersi molto «sorpresa» di fronte al nome di De Giorgi quando sono apparse le notizie sul suo passato.
«Dopo tutto il lavoro compiuto da Bondi che ha portato all'esclusione di tantissimi candidati per motivi molto meno eclatanti, non ho ancora capito come possa essere passata la sua candidatura».
Monti a Skytg24, invece, dichiara di non aver chiesto lui a De Giorgi di farsi da parte: «E' una scelta del candidato, che rispetto». Quanto alle foto «incriminate», lui - precisa - non le ha guardate.
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