frans timmermans

“DOBBIAMO CONSUMARE MENO” - ECCOLO IL CETRIOLO PARTITO DALL’UCRAINA CHE ARRIVA NELLE VOSTRE CASE - LO LUCIDA BEN BENE IL VICEPRESIDENTE DELLA COMMISSIONE UE, FRANS TIMMERMANS: “UN GRADO IN MENO DI TEMPERATURA NELLE CASE DI 450 MILIONI DI FAMIGLIE EUROPEE VALE 10 MILIARDI DI METRI CUBI DI GAS - L’ENERGIA NUCLEARE? UNA CENTRALE COSTA MOLTO E RICHIEDE TEMPI LUNGHI PER LA COSTRUZIONE. BISOGNA RAGIONARE SUI NUMERI A LUNGO TERMINE, TEMPI, COSTI E SULLA CERTEZZA DI AVERE L'URANIO CHE OCCORRE. LA SCELTA RAZIONALE È CHIEDERSI SE NE VALE LA PENA. SPESSO LA RISPOSTA SARÀ NO”

Marco Zatterin per “la Stampa”

 

timmermans

L'embargo energetico contro la Russia serve, ma da solo non basta. La soluzione con cui Frans Timmermans pensa si debba affrontare l'aggressore dell'Ucraina ha molte facce ed è pensata in una prospettiva di lungo periodo. Certo, le sanzioni subito vanno bene, anche smettere di finanziare lo Zar. Eppure, assicura il vicepresidente della Commissione Ue responsabile lo European Green Deal, la strategia deve andare oltre le ritorsioni.

 

PUTIN E I RUBLINETTI - BY EMILIANO CARLI

«Dobbiamo avere più risorse rinnovabili, essere sempre più indipendenti per gli approvvigionamenti e consumare meno», afferma l'olandese. Il che vuol dire investimenti comuni, soldi pubblici e privati, grande concentrazione sui progetti, e la consapevolezza che la resistenza comincia fra le mura domestiche: «Un grado in meno di temperatura nelle case di 450 milioni di famiglie vale 10 miliardi di metri cubi di gas», stima. Cioè quasi il 10 per cento di tutto l'export che arriva da Mosca. Dalla quale, sia chiaro, bisogna riuscire ad essere più che autonomi.

 

Presidente, serve un embargo energetico per la Russia?

VLADIMIR PUTIN

«Lo abbiamo proposto nel nostro pacchetto sanzioni. C'è solo un paese che ancora non è d'accordo, l'Ungheria. Il consiglio europeo della prossima settimana sarà importante. Al punto in cui siamo non so dire come andrà a finire, ma spero si possa trovare un'intesa».

 

L'embargo petrolifero è una scorciatoia per fermare l'offensiva del Cremlino?

«Non ci sono scorciatoie. Un embargo petrolifero aiuta, tuttavia non è un colpo risolutivo.

Noi dobbiamo evitare di versare soldi nelle tasche di Putin che si finanzia solo con la vendita di combustibili fossili. Questo deve essere l'obiettivo».

 

putin ursula von der leyen

Le capitali accetteranno la vostra proposta di congelare gli asset congelati agli oligarchi?

«Ci sono Paesi fortemente favorevoli e Paesi che la pensano diversamente, più che altro per ragioni legali. Credo sia giusto esplorare l'opportunità. Abbiamo dei precedenti, come i patrimoni afghani negli Stati Uniti assegnati alle vittime dell'11 settembre. Sarebbe bene procedere perché molti di questi asset si sono accumulati rapinando le risorse naturali russe ai danni della popolazione. Dal punto di vista morale, è giusto che i responsabili partecipino alla ricostruzione dell'Ucraina».

TIMMERMANS HA UN CETRIOLONE PER VOI

 

Putin ci ricatta con il gas?

«Non c'è modo in cui possa ricattarci col suo gas. Se taglia le forniture farà molto più male a sé stesso che a chiunque altro».

Intanto le bollette si riscaldano.

«Gli europei stanno già pagando l'energia più cara. I listini sono andati alle stelle negli ultimi mesi come conseguenza diretta della guerra che si è unita agli effetti della ripresa seguita alla pandemia. È un risultato legato alla domanda insoddisfatta».

 

Immagina ulteriori aumenti per l'inverno?

«È difficile da prevedere perché non sappiamo cosa accadrà. La via per abbassare i prezzi di luce e riscaldamento è aumentare l'energia dalle fonti rinnovabili, che sono molto meno care dei combustibili fossili. E la prima cosa che possiamo fare è ridurre i consumi, come indica il piano europeo RepowerEu».

MEME DRAGHI CONDIZIONATORE

 

Spegniamo il condizionatore, come nella metafora di Draghi?

«I piccoli passi individuali fatto da 450 milioni di individui possono significare molto. Se tutti riducessero la temperatura a casa di un grado si avrebbe una diminuzione di 10 miliardi di metri cubi nella domanda di gas russo. Se raddoppiassimo lo sforzo per rifare le case, avremmo altri 20 miliardi di risparmi. Sarebbero 30 miliardi su 150 del flusso attuale proveniente dalla Federazione. Tutti soldi che non andrebbero nelle mani di Putin, che ne ha davvero bisogno, bensì nelle tasche dei cittadini e delle imprese europee. E non finisce qui».

 

I GASDOTTI VERSO L EUROPA

Qual è il passo successivo?

«L'accelerazione verso le rinnovabili, superando anche il problema delle autorizzazioni che richiedono tempi lunghi. Su questo abbiamo proposto di semplificare le regole. Si sveltiscono i progetti e si investe più rapidamente».

 

La burocrazia è sempre un problema.

«C'è una area in cui non servono le autorizzazioni: sono i pannelli solari sui tetti. Dobbiamo puntare su questo e chiedere che ogni nuovo edificio commerciale e pubblico debba obbligatoriamente avere i pannelli solari dal 2026. Per le costruzioni private, l'obiettivo è il 2027. Se ci riusciamo, i pannelli sui tetti da soli possono offrire il 25 per cento dell'elettricità di cui abbiamo bisogno».

 

Nell'attesa, l'Europa continua a scommettere sul Gnl, gas naturale liquefatto. Per quanto?

GNL - GAS LIQUIDO

«Dipende da quanto rapida sarà l'espansione delle rinnovabili e l'introduzione dell'idrogeno che mi attendo sia rapida. Spero di poter ottenere dagli Stati membri entro la prossima settimana l'autorizzazione per creare una joint venture che effetti acquisti collettivi per tutta l'Europa. Gli stati smetterebbero di essere in competizione sul mercato, i prezzi sarebbero più convenienti. Ma c'è anche il problema della durata».

 

Non bisogna vincolarsi troppo

DRAGHI PUTIN GAS

«Oggi si chiedono contratti anche di 25 anni e noi non possiamo impegnarci così a lungo perché non vogliamo restare legati ai combustibili fossili all'infinito. Puntando sulla nuova economia dell'idrogeno, sarebbe bene siglare accordi che prevedano l'acquisto di Gas liquefatto in combinazione con la partecipazione allo sviluppo del nostro sistema di produzione di idrogeno verde, cosa di cui l'Europa avrà un significativo bisogno senza poterlo produrla tutta da solo.

 

VLADIMIR PUTIN E IL GAS

Molti paesi nel Golfo, in Africa, avranno più energia di quanto serve loro grazie al potenziale eolico e solare. Vorranno esportarlo. Se c'è un cavo fra Egitto e Grecia, va bene. Ma se la distanza è più grande, i cavi non servono. Allora devi immagazzinare l'elettricità nell'idrogeno e farla correre nei tubi per arrivare in Europa».

 

La guerra è una scusa per far slittare gli impegni climatici?

«Potrebbe succedere. Però, visto che questa politica è centrale per l'Europa l'umore diffuso è per accelerare la transizione energetica. In un certo senso, la guerra ha dato la carica alla nostra agenda. Nessuno vuole restare impantanato nei combustibili fossili».

 

Si torna a parlare di nucleare. È una opzione più concreta, a questo punto?

energia nucleare

«Sono agnostico nei confronti del nucleare. Una centrale costa molto e richiede tempi lunghi per la costruzione. Occorrono ragioni molto serie per progettarne una, a meno che non la si abbia già e allora la modernizzi. Davanti all'opzione nucleare, consiglio di ragionare sui numeri a lungo termine, sui tempi e i costi, sulla certezza di avere l'uranio che occorre. Se tutte le risposte sono valide, allora si può fare. Se no, no. Il nucleare era una discussione ideologica negli anni Ottanta e lo è anche ora, ma al contrario. La scelta razionale è chiedersi se ne vale la pena. Spesso la risposta sarà no. In altri casi, sarà sì».

 

MEME SU DRAGHI E IL CONDIZIONATORE

Parliamo di Italia, in prospettiva. La vostra pagella sul Pnrr è fatta di luci e ombre.

«Non ho mai nascosto la mia ammirazione per il piano italiano, è molto buono ed è ben focalizzato sulla transizione energetica. La domanda è se lo stanno davvero attuando».

 

Appunto. Lo stanno facendo?

«Hanno cominciato. Ma bisogna essere consapevoli che c'è solo una stretta finestra, un paio di anni per implementare i progetti. L'obiettivo della nostra raccomandazione era stimolare il governo italiano a fare in fretta, senza perdere opportunità. Sarebbe una tragedia se ci fossero miliardi di euro stanziati e non investiti. È un buon momento per fare ciò che è stato deciso».

 

ursula von der leyen consegna a mario draghi la pagella di bruxelles al recovery plan italiano 1

Perché? Cosa c'è di nuovo?

«Una cosa è cambiata in questi anni. Il "moral hazard" impediva di agire rapidamente. Il Nord non si fidava del Sud e viceversa. Il Covid ha riscritto tutto. Ha svelato una nuova solidarietà, ha portato ai finanziamenti collettivi europei e la qualità dei piani prodotti dei Paesi mediterranei è stata magnifica. Si è creata una base di fiducia che non avevo vista dal lancio dell'euro. Non può essere tradita».

PUTIN