DOPO IL CAV, IL DILUVIO - DOPO LE REGIONALI “SCORZA ITALIA” SCOPRIRÀ DI NON AVERE PIÙ ELETTORI E ALLORA BERLUSCONI DOVRÀ INVENTARSI UN NUOVO LEADER E UNA NUOVA CLASSE DIRIGENTE - MA NÉ SALVINI NÉ FITTO ECCITANO I MODERATI

Vai all'articolo precedente Vai all'articolo precedente
guarda la fotogallery

1 - FORZA ITALIA, I TORMENTI DI UN PARTITO

Paola Di Caro per il “Corriere della Sera”

 

silvio berlusconi forza italiasilvio berlusconi forza italia

Nelle ampie stanze di San Lorenzo in Lucina dove lavoravano a tempo pieno 80 dipendenti, ora si dividono i compiti a rotazione in 40. E per tutti, come per i pochi dirigenti rimasti a presidiare il fortino, vale la regola aurea del risparmio: «Non tenete le luci accese se non servono, l’elettricità costa».

 

Basterebbe questo, forse, per dare il senso della grandeur perduta di Forza Italia, il partito la cui simbiosi con l’uomo più ricco d’Italia è stata ed è ancora totale, il partito del martellamento mediatico, dei grandi numeri, delle luci, degli inni che sembra avviato a uno spegnimento progressivo quanto rapido.

 

marina berlusconi forza italiamarina berlusconi forza italia

Non sono tanto le ristrettezze economiche a pesare, nonostante delle sedi in affitto in tutta in Italia non ne resti più nessuna tranne quella romana, e la tesoriera Maria Rosaria Rossi si affanni a riscuotere dai parlamentari morosi i debiti pregressi. E in fondo non sono nemmeno così deludenti i risultati del rastrellamento di finanziamento e consensi che arriva dal territorio: «A febbraio abbiamo concluso il nostro tesseramento con 106 mila iscrizioni. Meno della prima FI, ma oggi la tessera costa 50 euro, allora 10», spiega Gregorio Fontana, dirigente storico azzurro, aggiungendo che volendo si potrebbe partire anche domani «con i congressi locali», battaglia cara a Verdini prima che finisse in disgrazia.

cena fund raising di forza italia    silvio berlusconi cena fund raising di forza italia silvio berlusconi

 

A dare un’immagine crepuscolare del partito è piuttosto la consunzione del consenso: secondo Roberto Weber, responsabile dell’istituto demoscopico Ixè, il 12-13% oggi attribuito da tutti gli istituti «è probabilmente sovrastimato». E si capisce allora la grande paura tra gli azzurri che si vada alle Regionali a un «bagno di sangue» che secondo il politologo Giovanni Orsina rischierebbe di dare vita a un «tana libera tutti, a meno che Berlusconi non abbia un piano e la voglia di spendere le ultime risorse in termini economici ma anche di successione: la carta Marina non è da sottovalutare».

cena fund raising di forza italia    berlusconi con i partecipanti cena fund raising di forza italia berlusconi con i partecipanti

 

Sì perché tutto nel mare magnum delle liti, delle scissioni imminenti (i fittiani), di quelle possibili (i verdiniani), dei saliscendi di linea politica e dell’incapacità di mandare un messaggio univoco forte continua a ruotare attorno allo stesso nodo: la figura di Berlusconi. Sondaggisti, esperti, ma gli stessi azzurri sono concordi nell’individuare nel declino della leadership di Berlusconi il drastico calo di FI.

 

Ma nello stesso tempo, è il paradosso, se FI oggi ancora c’è «è solo grazie ai voti di chi crede in Berlusconi, chi lo segue ovunque e comunque», dice il responsabile enti locali di FI Marcello Fiori allo stesso modo di un’emergente come Silvia Sardone («C’è lui e il nulla») o un’analista come Piepoli: «Il partito di Berlusconi è Berlusconi. La via d’uscita? Forse l’unica potrebbe essere la monarchia ereditaria...».

 

CANI CHE SCAPPANO DALLA SEDE DI FORZA ITALIA CON BERLUSCONI CANI CHE SCAPPANO DALLA SEDE DI FORZA ITALIA CON BERLUSCONI

Lui, Berlusconi, ai fedelissimi ripete che «non potrò guidare la prossima campagna elettorale, avrò più di 80 anni, dobbiamo scovare un altro leader in giro per l’Italia…». Ma al centro di tutto resta lui. Con un partito in disarmo da rilanciare — cambiando o meno nome e simbolo subito dopo le Regionali — ma cambiandolo: «FI sta pagando un’assenza totale di radicamento sul territorio», ammette Fiori, che ha un solo obiettivo: «Voglio riportare la bandiera azzurra in ognuno degli 8000 comuni italiani con gente che sta a contatto con gli elettori, che sa fare politica e l’ha dimostrato facendosi eleggere».

 

BERLUSCONI INAUGURA I CLUB FORZA SILVIO FOTO LAPRESSE BERLUSCONI INAUGURA I CLUB FORZA SILVIO FOTO LAPRESSE

D’altronde, come conferma uno che «fa il sindaco da 30 anni» come Osvaldo Napoli «è vero che dal basso c’è richiesta di politica: quando organizziamo un incontro con gli amministratori locali sui temi concreti, facciamo sempre il pienone».

 

Il problema è che tutto è affidato alla buona volontà dei singoli, che i soldi mancano: «Noi per finanziarci non abbiamo le fondazioni come altri partiti...», allarga le braccia Fontana. E alla fine, dice Silvia Sardone «chi ci ascolta, chi ci dice bravi per questa o quella iniziativa sul parco, sulla strada, sulla illuminazione, poi ci chiede: “Ma a Roma che fate? Che idee avete? Chi comanda?”.

 

BERLUSCONI INAUGURA I CLUB FORZA SILVIO FOTO LAPRESSE BERLUSCONI INAUGURA I CLUB FORZA SILVIO FOTO LAPRESSE

Il rinnovamento andava fatto prima delle Regionali, non dopo. Su tutto: dai social media, dove siamo molto deboli, alla classe dirigente. Quella del futuro c’è, è sul territorio, ma non sgomita, non sfida l’attuale». Quella che, conferma Weber, dagli elettori è vista male: «Sono destinati a uscire di scena. Gli elettori vedono gli attuali dirigenti, come quelli che del Pd che si oppongono a Renzi, come destrutturatori: una generazione invecchiata».

 

E magari lo ha capito Silvio Berlusconi, che sogna ancora un partito con lui a capo — da padre nobile, icona, chissà — e tanti giovani attorno. Quello che paventa Maurizio Gasparri, dicendo no alla «furia iconoclasta che tutto travolge: via le sedi, via chi dissente, via i vecchi, via gli esperti, via tutto e tutti... Cosa resta?». Lo dirà il tempo. E non ce n’è più molto per FI.

BERLUSCONI INAUGURA I CLUB FORZA SILVIO FOTO LAPRESSE BERLUSCONI INAUGURA I CLUB FORZA SILVIO FOTO LAPRESSE

 

2 - VENEZIANI: L’UNICA CHANCE DEL CENTRODESTRA É CHE VENGA FUORI UN’ALTRA GUIDA

Da il “Corriere della Sera”

 

Marcello Veneziani, politologo, da sempre vicino alla destra, non vede futuro per una FI ancora egemonizzata da Silvio Berlusconi: «Quando un movimento esaurisce la sua spinta, quando una leadership perde capacità attrattiva, bisogna ripartire da zero. Il berlusconismo è finito, ma ci sono ancora moltissimi potenziali elettori che si riconoscono nei valori del centrodestra. In un tempo medio lungo esiste la possibilità che le tre aree che li rappresentano — quella della Lega di Salvini, della destra di Fratelli d’Italia e un blocco centrista che può essere rappresentato da Fitto, da Alfano — si uniscano e diano vita a un soggetto politico unitario.

 

fitto berlusconifitto berlusconi

Certo, si deve partire da un programma, da una conseguente selezione della classe dirigente e solo alla fine porsi il problema della leadership». Nessun ruolo per Berlusconi? «Sicuramente non si può pensare a un partito che si identifica con lui, nè tantomeno a un suo ritorno. Un’epoca è finita, sarebbe come se Emilio Fede tornasse al Tg4... È vero però che potrebbe ancora avere il ruolo di padre nobile, di suggeritore, ispiratore, garante. Ma l’unica possibilità per il centrodestra di ritrovarsi assieme è che lui resti fuori da questo progetto».

 

3 - GHISLERI: E’STATA L’ASSENZA DEL FONDATORE A DISORIENTARE GLI AZZURRI

Da il “Corriere della Sera”

BERLUSCONI  SALVINIBERLUSCONI SALVINI

 

Alessandra Ghisleri, analista politica responsabile dell’Istituto Euromedia e da anni sondaggista anche per Berlusconi, non crede che il leader azzurro abbia intenzione di «smobilitare»: «Da come si muove, non ne vedo l’intenzione». Anche l’ex premier sa bene come «il suo partito venga identificato dagli elettori totalmente con lui. Non c’è possibilità di immaginare una FI senza di lui, la modalità di scelta degli elettori per questo partito è identitaria».

 

Ma il grande problema, quello che sta costando e costerà voti a FI — «Le Regionali comunque, storicamente, non sono un terreno facile per loro» — è che con l’assenza prolungata dal centro della scena di Berlusconi, sono mancati «messaggi univoci: prima era lui — capace di mandare messaggi diretti e molto chiari — a fare la sintesi, lui a dare la direzione di marcia. Adesso per l’elettore è molto più difficile orientarsi sui contenuti e i temi».

 

Paolo Romani Renato Brunetta Matteo Salvini Giovanni Toti foto Lapresse Paolo Romani Renato Brunetta Matteo Salvini Giovanni Toti foto Lapresse

Per il futuro «con un sistema elettorale come l’Italicum, simulando i risultati di un’elezione con i sondaggi che abbiamo, non esisterebbe un partito di opposizione consistente: se non si supera il 20%, non si arriva ai 100 seggi. Si rischia l’irrilevanza. Per questo l’intuizione del rassemblement conservatore di Berlusconi appare corretta».

 

4 - D’ALIMONTE: SALVINI E L’EX GOVERNATORE NON TENGONO INSIEME I MODERATI

Da il “Corriere della Sera”

 

ALESSANDRA GHISLERI ALESSANDRA GHISLERI

Roberto D’Alimonte, politologo, non vede un Berlusconi «pronto a farsi da parte», e riconosce anche lui che «gli attuali voti di Forza Italia sono tutti riconducibili alla sua figura». Ma non crede che «Berlusconi stavolta possa inventarsi la formula magica per fermare un declino che è nei fatti. Il suo partitino personale di fedelissimi potrà sempre mantenerlo, ma la riconquista da parte sua del popolo dei moderati pare ardua se non impossibile».

 

ROBERTO DALIMONTE ROBERTO DALIMONTE

Il quadro è dunque «molto confuso, perché nessuno dei personaggi che si affacciano sulla scena, da Salvini a Fitto, sembra avere carisma e forza economica e politica per fare l’impresa di riunire il centrodestra, e al momento assistiamo a una continua diaspora di elettori che dal grande partito berlusconiano vanno altrove, in altre forze o nell’astensione.

 

marcello venezianimarcello veneziani

Grillo peraltro, che ancora è accreditato di un 20%, congela voti di centrodestra che sono usciti negli ultimi due anni. La grande forza di Berlusconi è stata quella di portare tutta l’area dei moderati e conservatori al governo, la sua debolezza è non aver creato un partito forte e credibile che gli sopravvivesse. È una colpa storica per chi ha egemonizzato un ventennio di vita politica italiana».