NE VEDREMO DELLE BELLE: VOLANO GIÀ GLI STRACCI TRA I TECNO-PAPERONI CONVERTITI AL TRUMPISMO – ELON…
Francesco Verderami per il “Corriere della Sera”
silvio berlusconi borsalino giovanni toti 3
È un classico. Cambiano gli interpreti ma il canovaccio è sempre lo stesso, dato che la logica del divide et impera gli garantisce da oltre venti anni il primato nel centrodestra. E così Berlusconi recita con tutti la parte che gli è più congeniale, offrendo a ognuno pezzi di verità usati poi come munizioni nelle rivalità.
Dice a Parisi di andare avanti con il suo progetto e fa mostra di contrariarsi con quanti tentano di ostacolarlo, «dato che pensano solo a se stessi, non hanno capito che c'è bisogno di rinnovamento» e che «non si può lasciare agli estremisti la guida della coalizione». Poi sente Toti e lo asseconda nel suo disegno: «Se vai a Pontida non c'è alcun problema, visto che con Salvini siamo d'accordo di scrivere insieme il programma di governo».
Paolo Romani Renato Brunetta Matteo Salvini Giovanni Toti foto Lapresse
Incontra Romani e Brunetta e promette il rilancio di Forza Italia, lamentandosi del fatto che «Parisi non sa tenere tutti uniti», che non è riuscito finora a strappare a Renzi pezzi di establishment «come invece aveva promesso», e che la sua due diligence sul partito non l'ha soddisfatto, assolvendo di fatto la vecchia dirigenza.
Al termine di questo valzer di confessioni e stati d'animo - come se il tempo si fosse fermato - Berlusconi si ritrova sempre al centro della scena, coltivando la speranza che la Corte di Strasburgo lo riconsegni all'antico ruolo. In cuor suo, infatti, non ha smesso di pensare a ciò che era e che «con frode» non è più.
Perciò si dispone interessato ai ragionamenti di Parisi, che gli pare in realtà troppo assertivo nel presentare le sue tesi e poco incisivo nel cambiare la curva dei sondaggi. Perciò chiama Toti, con cui c'è stata ruggine, per avvisarlo che «sono nella tua Liguria e sarei contento se venissi a trovarmi». Perciò si unisce al moto d'indignazione di Romani e Brunetta, che gli rammentano come Parisi non abbia «voluto il tuo nome nel simbolo quando si è candidato a Milano, e ora ti definisce semplicemente un padre nobile o fondatore».
Il canovaccio prevede parti noiose che Berlusconi sa di non poter cancellare, se vuole portare la trama a compimento. Nel frattempo è attraverso il caos che tiene tutto in equilibrio, confidando che la conflittualità resti uno strumento di competizione interna e non faccia saltare i pezzi del puzzle con cui vuol dare (e darsi) una prospettiva politica.
Tanto è lui il perno del sistema. Ma il tempo passa e rispetto al passato l' esercizio si fa sempre più complicato, specie se agli occhi dell' opinione pubblica moderata l' ex premier viene visto sullo sfondo, mentre gli elettori di Forza Italia - secondo un report riservato - appaiono disorientati e in maggioranza sarebbero propensi a votare Sì al referendum di Renzi «perché porta avanti il nostro progetto di riforma».
Mentre al centro della scena i nuovi interpreti del centrodestra continuano a darsi sulla voce. Lo spettacolo di ieri, per esempio, è ruotato attorno alle parole «nomenclatura» e «futuro». È la «nomenclatura» di Forza Italia, secondo Parisi, che gli si mette di traverso perché «non vuole rinnovare», mentre «io penso al futuro e ai dieci milioni di voti persi».
«Provi a portare valore aggiunto con la sua iniziativa, se ci riesce, invece di pensare ancora a fare un' Ops sul nostro partito», gli risponde Romani: «Ci occuperemo noi di rilanciare Forza Italia, che a Parisi peraltro fa un po' schifo». Nemici per la pelle, in comune hanno solo Berlusconi. L'unico che al momento porti in dote i voti.
Ecco il motivo per cui, in fondo, tutti accettano di recitare il suo canovaccio, sebbene sottovoce tutti dicano che anche per l' ex premier il tempo passa: perciò porteranno «comunque» avanti i loro contrapposti disegni, contando su un' eredità che però oggi non è disponibile. Non è che questo Berlusconi non lo sappia, nel gioco delle parti è logico usare ed essere usati.
Ma finché avrà lui la chiave di ciò che resta della cassaforte elettorale, si terrà il ruolo del protagonista e del regista. E nel copione è prevista la scena dello specchio, dove continuare a dire che «non ce ne sono di Berlusconi in giro», che anche le novità hanno «problemi di carisma»: «Ma aspettiamo di vedere cosa farà Parisi. Se riuscirà bene, avremo creato un personaggio. Altrimenti ne cercheremo un altro». «È un classico», sorrideva l' altro giorno un amico che conosce Berlusconi da una vita.
Ultimi Dagoreport
DAGOREPORT – I GRANDI ASSENTI ALL’INAUGURATION DAY DI TRUMP? I BANCHIERI! PER LA TECNO-DESTRA DEI…
DAGOREPORT – DA DOVE SPUNTA IL NOME DI SANDRO PAPPALARDO COME PRESIDENTE DELLA NUOVA ITA “TEDESCA”…
C’ERA UNA VOLTA IL TRENO PER KIEV CON DRAGHI, MACRON E SCHOLZ. ORA, COMPLICE IL TRUMPISMO SENZA…
FLASH – COME MAI IL PRIMO MINISTRO UNGHERESE VIKTOR ORBAN, PUR INVITATO, NON È VOLATO A WASHINGTON…
DAGOREPORT - DANIELA SANTANCHÈ A FINE CORSA? IL CAPOGRUPPO DI FDI IN SENATO, LUCIO MALAN, È A…