giuseppe conte decreto

DOTTOR CONTE E MISTER GIUSEPPI - ORA IL PREMIER NON VUOLE SENTIR PRONUNCIARE LA PAROLA ''LOCKDOWN''. NON INTENDE METTERSI DI TRAVERSO ALL'UMORE NAZIONALE, CHE NON È QUELLO DEGLI SCIENZIATI O DI DE LUCA, MA CHE NON È PRONTO ALLA SERRATA. E POI HA NELL'ORECCHIO IL RONZIO DI CHI DICE: ''SIETE IMPREPARATI, PER QUESTO VOLETE CHIUDERE TUTTO DI NUOVO''

 

Estratto dall'articolo di Tommaso Ciriaco per ''la Repubblica''

 

Succede sempre più spesso di notte. Con il buio, Giuseppe Conte svela il nuovo Giuseppe Conte. Due sere fa, a Palazzo Chigi. "Se non siamo drastici ora - quasi lo implora Dario Franceschini - se non spezziamo adesso la catena del contagio, tra qualche settimana saremo costretti a chiudere tutto, tutto". L'avvocato alza la mano, lo blocca: "No, ti prego, non evocarlo neanche il lockdown. Non ci sarà. E non è il momento di decisioni drastiche". La trasformazione è completa.

GIUSEPPE CONTE FIRMA UN DECRETO

 

L'uomo che ha chiuso l'Italia, solo al mondo e senza sonno per settimane, alla cieca nel marzo buio della pandemia, cambia pelle. Butta quella vecchia, che gli regalò una sintonia speciale con l'Italia, scommette su quella nuova, andando incontro a chi vuole scuole aperte, ristoranti aperti, fabbriche aperte. Giura che è una mossa razionale, non ideologica.

 

Che non c'entra nulla il fatto che nel Paese si fa spazio a gomitate chi dice: siete impreparati e quindi volete chiudere di nuovo. "Non possiamo permetterci un altro blocco totale - sostiene ancora nella notte il premier - perché non è sostenibile economicamente. Abbiamo la capacità di gestire la situazione, adesso. Rispetto a sei mesi fa abbiamo ospedali enormemente più attrezzati. Con mini lockdown mirati possiamo convivere con il virus".

 

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CONFERENZA STAMPA GIUSEPPE CONTE

Eppure esiste anche un'altra possibilità. Una lettura più frastagliata. Può essere, sperano nel Pd, che come al solito Conte attende, attende, attende prima di decidere. Interpreta l'umore nazionale, contro cui mai si metterebbe di traverso, preferisce sempre che le cose vengano prima digerite. Già a marzo sfalsò ogni decisione, spostandola di qualche giorno in avanti rispetto al momento in cui sembrava inevitabile. E lo fece perché convinto che soltanto col sostegno popolare si potesse chiudere un Paese in tempo di guerra.