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Jacopo Iacoboni per la Stampa
Durante il colloquio durato un' ora al Park Hyatt Hotel, all' inizio della visita di Barack Obama a Milano, l' ex presidente degli Stati Uniti e l' ex presidente del Consiglio italiano, Matteo Renzi, hanno discusso anche di un tema sensibile, la Russia. Una settimana fa era trapelata solo la coda di quest' incontro - l' idea di Renzi di telefonare, tutti e due insieme, al neoeletto presidente francese Emmanuel Macron - ma i temi toccati prima erano stati forse più interessanti.
RENZI SMANETTA COL TELEFONO A SAN PIETROBURGO - PUTIN PERPLESSO
I due hanno parlato della crescita del Movimento cinque stelle in Italia, e delle preoccupazioni di diversi ambienti per un' interferenza di Mosca nel voto italiano. Non siamo in grado di dire se vi sia stato un riferimento anche al fatto che anche la campagna elettorale per lo scorso referendum istituzionale è stata segnata da momenti di tensione diplomatica con Mosca (relativi a diversi dossier di disinformazione, e a rapporti russi con le opposizioni in Italia).
Il dettaglio del colloquio non è passato inosservato al New York Times . Non è argomento neutro, ed è significativo che i due ne siano tornati a parlare. Soprattutto quando uno dei due - l' americano - ha chiuso la sua presidenza con atti molto duri contro Mosca, come l' espulsione di 35 diplomatici russi come conseguenza del ruolo che l' amministrazione è sicura abbia giocato Mosca negli hackeraggi (e nei leaks) ai danni dei democratici Usa.
Nell' amministrazione italiana, in tutti gli ultimi mesi, è stato possibile cogliere una doppia sensibilità su Mosca: da una parte il fastidio per tentativi di interferenza sempre più individuabili da parte di uomini o organizzazioni vicine a Putin; dall' altra una gestione assai realistica della partnership, anche economica, con Mosca.
A metà ottobre, quando Renzi volò alla Casa Bianca per l' incontro con l' allora presidente Usa - l' ultimo della sua amministrazione - il tema non fu approfondito. L' atteggiamento dei Paesi europei, tra i quali l' Italia, verso Mosca era giudicato troppo morbido da Washington, ma Obama riservò tutta la critica solo a Putin: «Nel mio mandato ho cercato di instaurare una relazione costruttiva anche con il presidente russo. Ma poi Putin ha occupato l' Ucraina, ha appoggiato Bashar Assad in Siria. La Russia è un grande Paese con una forza militare seconda solo alla nostra. Dovrebbe essere parte delle soluzioni, non dei problemi».
Poco tempo dopo, a fine novembre, l' andamento del vertice di Berlino - ultimo tour europeo di Obama - aveva confermato la sensazione di un qualche «doppio» binario italiano sul dossier Russia. I cinque al tavolo (Merkel, Renzi, Rajoy, Hollande e May) avevano concordato sulla richiesta di cessate immediato degli attacchi di Assad e i suoi alleati (Mosca e Teheran) sui civili in Siria; ma nel precedente Consiglio europeo la volontà di Merkel di inserire un riferimento alle sanzioni a Mosca nel comunicato finale era rimasta frustrata anche per la cautela italiana. L' hackeraggio russo a Macron è venuto dopo. Nel frattempo, alla Casa Bianca, non c' era più Obama.
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