1. ALTRO CHE PRIVATIZZAZIONI! NELL’ITALIA DI SUPERBONE RENZI IL DUPLEX ABETE & DELLA VALLE PENSA DI RIFILARE I MITICI STUDIOS DI CINECITTA PORTATI ALLA ROVINA ALLA RAI PUBBLICA DI GUBITOSI & TARANTOLA, DI CUI IL TESORO E IL PRINCIPALE AZIONISTA 2. UN VERO PRIMATO DI SFRONTATEZZA E DI ARROGANZA QUELLO FINORA IN EMBRIONE DA PARTE DEI SOLITI POTERI MARCI: UN’AZIENDA STORICA E GLORIOSA, CINECITTÀ, GIÀ PRIVATIZZATA DALLO STATO NEL 1997 DALL’ALLORA TANDEM GOVERNATIVO CIAMPI-VELTRONI PERCHÉ RITENUTA “NON STRATEGICA” (COME TELECOM!), E CHE ORA VORREBBERO RISPEDIRE AL MITTENTE (LA RAI DI STATO) COME SI FACEVA UNA VOLTA CON I VUOTI A RENDERE

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DAGOREPORT

Rifilare allo Stato le aziende decotte per incuria e incapacità da parte di Lor signori dell'impresa dopo averle spremute e spolpate è storia triste e vecchia.

Accadeva nella cosiddetta prima Repubblica quando i pasticcieri milanesi Alemagna e Motta, tanto per citare un caso sempre ricordato in negativo (e a casaccio) dai fautori (avidi) delle privatizzazioni "all'italiana", mettevano a carico della casse pubbliche - nel caso citato si trattava della Sme che poi sarà ambita da De Benedetti - i guai di bilancio della loro cattiva amministrazione.

E non erano l'Iri o l'Efim, secondo la vulgata bugiarda sparsa a piene mani dall'antipolitica, a volersi pappare i panettoni. Per i governi dell'epoca c'erano da salvaguardare soprattutto i posti di lavoro in tempi, anche allora, di profonda crisi.

Vent'anni e più dallo smantellamento del sistema delle Partecipazioni statali (compresa l'abolizione del dicastero) con l'arrivo delle privatizzazioni selvagge (Telecom, Alitalia, Seat, Autostrade&C) la storia si ripete come dimostra il recente "caso" di Cinecittà che i vari (e avariati) Luigi Abete e Diego Della Valle vorrebbero appioppare alla Rai di cui il Tesoro e il principale azionista.

Un vero primato di sfrontatezza e di arroganza quello finora in embrione da parte dei soliti Poteri marci: un'azienda storica e gloriosa, Cinecittà, già privatizzata dallo Stato nel 1997 dall'allora tandem governativo Ciampi-Veltroni perché ritenuta "non strategica" (come Telecom!), e che ora vorrebbero rispedire al mittente (la Rai di Stato) come si faceva una volta con i vuoti a rendere (meglio a perdere) delle bottiglie di latte.

Da "la Repubblica" di Sor Genio Giannini, infatti, apprendiamo (acriticamente) che i mitici studi romani sulla via Tuscolana ormai abbandonati al loro triste destino - "Oggi sono ridotti peggio di Pompei, secondo il grande regista Ettore Scola -, e sull'orlo del tracollo finanziario (le perdite già nel 2012 erano pari a 5 milioni di euro) potrebbe essere "salvata" dalla tv di Stato.

Incredibile, ma vero.
Un articolo ripreso "al volo" da Dagospia, che - però - ci torna su per rilevare, sempre "al volo", che l'ipotesi contenuta nel pezzo di Franco Montini non è poi del tutto campata in aria. E, stando alle voci raccolte, potrebbe avere anche migliore udienza nel governo di Superbone Renzi rispetto alla freddezza con la quale il suo predecessore, Enrico Letta, aveva accolto la bozza di progetto dei furbetti della Tuscolana, Abete&Della Valle.

Dunque, l'azienda televisiva di viale Mazzini che da anni attende di essere privatizzata e fatica a tenere i conti in regola nonostante l'obolo degli abbonati, potrebbe farsi carico del "carrozzone" privato (e in panne) guidato dall'attuale presidente di BnlParibas, Luigino Abete.

Il compagno di merende di Dieguito e Luchino Montezemolo che, nel frattempo, dovrebbe inaugurare (a maggio?) a Dinocittà sulla Pontina un parco telematico dedicato proprio alla Hollywood sul Tevere. Un sito che, tra l'altro, non ha mai portato fortuna ai suoi proprietari.

Vabbe' che "Cinecittà" è considerata da sempre la "fabbrica dei sogni" ma nessuno avrebbe mai potuto immaginare, neppure l'immenso Federico Fellini, che quel sogno si sarebbe trasformato in un incubo politico, culturale e industriale.

 

 

LUIGI ABETE DIEGO DELLA VALLE GIANNI ALEMANNO Protestano per salvare gli stabilimenti di Cinecitta CINECITTA'cinecitta'cinecitta-occupata1LUIGI GUBITOSI OSSERVATORIO GIOVANI EDITORI