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Fabrizio D'Esposito per "Il Fatto Quotidiano"
Il grande freddo, all'improvviso. Domenica mattina, nella senese Val d'Orcia, dove si trova l'ex abbazia di Spineto, c'erano quasi 30 gradi. Poi le nuvole, la pioggia e il gelo. La temperatura è scesa, nell'arco di qualche ora, a nove gradi. Un incubo per la comitiva del governo Letta: il premier, il sottosegretario di Palazzo Chigi Filippo Patroni Griffi e 21 ministri. Molti di loro, quando ieri sono ripartiti in autobus, hanno mormorato un augurio quasi fosse una preghiera da recitare a bassa voce: "Mai più, speriamo di non tornare mai più a Spineto".
Tutta colpa della mancata accensione dei riscaldamenti nel centro diretto da una lontanissima nipote di Enrico Cuccia buonanima, il fu grande vecchio di Mediobanca. Il freddo ha scandito la riunione di domenica, dalle 19 alle 22, e impedito una tranquilla notte di sonno. Tragicomica la scena della prima sessione di lavori, due giorni fa.
Le donne ministre si sono incappucciate con sciarpe e stole, mentre Enrico Giovannini, ex presidente dell'Istat alla guida del Lavoro, si è messo a camminare avanti e indietro battendo i piedi per terra per il freddo. Battuta di un ministro: "Sembravamo un presepe". Il presepe di Spineto, che tra l'altro non piace quasi a nessuno, per parafrasare il grande Eduardo. Aggiunge un altro componente dell'esecutivo: "Alcuni di noi hanno rinunciato a parlare perché quando fa freddo ci si concentra di meno". Altro che il gelo tra Letta e Alfano per Brescia, che c'è stato e pure pesante.
I ministri congelati domenica sera hanno quindi appreso con sollievo che la cena era servita in piedi. Dal racconto di uno di loro: "Abbiamo preso un po' di calore con la cena itinerante. Siamo passati da una stanza all'altra mangiando pizzette, pappa al pomodoro, salumi, formaggi". E bevendo Brunello offerto dal sindaco della vicina Montalcino.
La combinazione tra cibo e freddo si è rivelata letale per alcuni commensali, piegati in due dal mal di stomaco e a letto prima delle ventitré. In camera, essenziale come una cella monastica, un'altra sorpresa. Solo una coperta di lana e riscaldamenti chiusi, nonostante l'invocazione d'aiuto alla direttrice.
Durante la cena peripatetica, i ministri hanno elevato un brindisi al loro collega nominato seduta stante come "la vera rivelazione umana del governo". Ossia il ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni. Questa la motivazione corale: "à simpaticissimo, con un'ironia raffinatissima. E poi ci chiama tutti per nome, non come quel saccente di Tremonti". A proposito di saccenti. Nella pagella di Spineto, questo titolo va al già citato Giovannini: "Ogni volta che interveniva sembrava parlasse da vicepremier o da ministro dell'Economia".
Saccomanni il più simpatico (pure più del barzellettiere Maurizio Lupi), Giovannini il più saccente e la Cancellieri la più distaccata. La neoguardasigilli proveniente dal governo Monti non ha legato con nessuno. Interpellata però sui suoi programmi per la giustizia, che tanto fanno fremere Berlusconi e il Pdl, ha profetizzato: "Sul penale faremo molto poco. Io punterò sul civile e sulle carceri". Per rimanere in tema di giustizia, domenica sera, dopo la decisione di Letta e Alfano sul codice di comportamento post-Brescia, altri due ministri si sono affrontati a muso duro all'inizio della riunione.
à stato quando Andrea Orlando, giovane turco titolare dell'Ambiente (arrivato a Spineto con una Fiat Bravo di colore grigio e tutta ammaccata), ha detto: "Il Pd esige il massimo rispetto per i magistrati e le istituzioni". A rispondergli è stato il ciellino Lupi, ministro delle Infrastrutture: "Ma noi le istituzioni le rispettiamo". Un dialogo tra sordi in una cornice di freddo insopportabile. Tra l'altro i dossier di giustizia, difesa, esteri e interno non sono stati mai affrontati. La discussione è rinviata, se ci sarà , al consiglio dei ministri di venerdì.
Nel gioco delle pagelle c'è posto infine per altri due volti dell'esecutivo. A un altro ciellino, prima berlusconiano poi montiano, va il nomignolo di "mister prezzemolino": "Stamattina (ieri per chi legge, ndr) è stato incontenibile, metteva bocca in ogni argomento".
Al democrat Massimo Bray, titolare della Cultura e proprietario di un Pandino rosso ormai noto, va l'originale soprannome di "Woody Allen" del governo Letta. Un modo simpatico per definire la sua presunta stramberia. Ieri mattina, la sveglia è suonata per molti alle 6 e 30. Subito a pagare il conto (200 euro a testa, di tasca propria) e riunione alle 8. Alle undici le prime partenze: Saccomanni e Nunzia De Girolamo (Agricoltura) sono andati insieme a Bruxelles per due impegni europei.
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