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SCIOPERATE, SCIOPERATE, NULLA CAMBIERÀ - RENZI FA SPALLUCCE DAVANTI ALLE ACCUSE DELLA CAMUSSO DI AVER TENTATO, CON LA PRECETTAZIONE, UNA MOSSA ANTI-DEMOCRATICA - MA AD AVER STOPPATO IL GOVERNO E’ STATO IL QUIRINALE

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Marco Galluzzo per il “Corriere della Sera

 

LUPI RENZILUPI RENZI

«È uno sciopero che non serve a nulla, se non alla Cgil, di sicuro non serve agli italiani, ma è meglio non andare allo scontro». Quando Matteo Renzi atterra ad Ankara, a metà pomeriggio, sa già che la precettazione verrà revocata. Non ha parlato con Camusso, nemmeno con Lupi, ma a Palazzo Chigi sono al corrente della trattativa, l’hanno autorizzata. Ed è lo stesso capo del governo, davanti ai cronisti, ad anticipare quello che succederà dopo qualche ora: «Vedrete che Lupi e Camusso si chiariranno, tutto filerà liscio».

 

Nessun accenno alle accuse del sindacato, nessuna polemica, semmai una punta di ironia, è uno sciopero perfettamente legale, dice il premier, ma sostanzialmente inutile, visto che comunque «cambieremo questo Paese, anche con i lavoratori che ci daranno una mano».

 

LUPI RENZILUPI RENZI

Mentre Susanna Camusso lo accusa di aver avallato una strategia antidemocratica, che costituisce un vulnus ai diritti dei lavoratori (con la precettazione), il premier in qualche modo snobba la polemica, la dà già in via di esaurimento: «Noi lavoreremo, prima a Istanbul, incontrando investitori e aziende italiane, e poi nel pomeriggio in Consiglio dei ministri, varando le norme contro la corruzione».

 

Vista da fuori può anche apparire come una marcia indietro: il ministro delle Infrastrutture, Maurizio Lupi, rivendica autonomia di decisione, prima nel precettare poi nel revocare la precettazione, ufficialmente nel governo la materia è stata delegata, ma una valutazione collegiale è stata compiuta, secondo indiscrezioni anche con qualche discreto suggerimento del Quirinale.

 

Il fatto che in prima linea sia rimasto Lupi, fa in qualche modo il gioco della Cgil, che su questo punto continua ad accusare il governo: «Renzi se n’è lavato le mani, si è comportato come un capoclasse di un gruppo di alunni indisciplinati e non come un presidente del Consiglio», sarà la sintesi, a fine giornata, della leader del sindacato.

CAMUSSO CONTRO RENZI CAMUSSO CONTRO RENZI

 

Eppure nel governo, al di là delle forme, e al netto degli eventuali errori, si rivendica comunque un merito: nel pomeriggio i sindacati concedono la riduzione di un’ora dello sciopero dei ferrovieri, finirà alle 16 e non alle 17, per Lupi il braccio di ferro ha prodotto dei frutti, la Cgil e le altre sigle avrebbero dimostrato di avere anche un approccio di collaborazione, in cambio l’esecutivo avrebbe ritirato la precettazione, che comunque «era perfettamente legale, visto che sabato è previsto un altro sciopero e questo è contro la normativa».

 

Insomma mentre si accusano e contemporaneamente trovano un compromesso, entrambe le parti rivendicano la correttezza dei propri comportamenti. Ovviamente con letture diverse dell’accaduto: per Palazzo Chigi e per Lupi si è voluto semplicemente tutelare il diritto alla mobilità dei cittadini e si è revocata una precettazione «doverosa» nel momento in cui i sindacati hanno concesso qualcosa. Per questi ultimi la versione è diversa: alla Cgil fanno sapere che contro la precettazione «erano già pronti i ricorsi, visto che avrebbero dovuto comunicarla cinque giorni prima».

 

NAPOLITANO 
RENZI  
NAPOLITANO RENZI

Di sicuro, visti i precedenti, gli scontri del mese scorso a Roma, la scelta di recedere da un braccio di ferro è stata presa dal governo anche per ragioni di pubblica sicurezza. Mentre discute con il primo ministro turco, prima di andare a cena con Erdogan, Renzi insiste proprio su questo concetto: nel riconoscere che lo sciopero è un diritto che l’esecutivo non si sogna di mettere in discussione, mette l’accenno sull’«organizzazione» di oggi, a Palazzo Chigi hanno deciso che in primo luogo «è importante che fili tutto liscio», tanto, aggiunge il premier, «cambieremo il Paese anche per loro».