
DAGOREPORT - ANTONIO MONDA, IL ''BEL AMI'' PIÙ RAMPINO DEL BEL PAESE, È AGITATISSIMO: SI È APERTA…
a cura di COLIN WARD (Special Guest: Pippo il Patriota)
1. MA UN LIGRESTOS E' PER SEMPRE
La ministrona al girarrosto. Aspenio Letta che la difende a capo chino con la faccia da chierichetto. Il principino Matteo che non sopporta più Re Giorgio. Il caso Cancellieri ha tante facce e sembra la madre di tutti i polveroni, con intercettazioni e verbali che escono a rate, secondo una tempistica davvero notevole.
Ieri, per esempio, le nuove carte giudiziarie hanno sapientemente atteso il voto di fiducia a Nonna Pina. "Gomblotto" o elevatissimo rispetto per il libero convincimento dei signori deputati? Non lo sapremo mai, in compenso converrebbe guardare alla sostanza delle cose che saltano fuori. Quelle che contano davvero.
Don Salvatore Ligresti, quando spolpava Fonsai dopo averla ricevuta in dote da Mediobanca, era un uomo solo al comando oppure aveva dei compari? E come mai ha resistito così tanto tempo, quando da almeno cinque anni circolavano voci sulla scarsa solidità del suo impero? La prima risposta chiara chiara esce oggi dal verbale di Emanuele Erbetta, suo ex amministratore delegato, ascoltato dal pm milanese Luigi Orsi l'8 gennaio 2012: "Negli anni prima del 2011 Ligresti ha fatto pesare le sue relazioni politiche con Berlusconi, Gianni Letta e Ignazio La Russa".
Se Erbetta non mente, allora si capisce perché i Ligrestos sono stati messi nell'angolo da Medio-sbanca solo nel 2011, quando è crollato Berlusconi. E si capisce perché Farsa Italia e il Nuovo Centrodestra non si possono permettere di attaccare Nonna Pina sul caso Ligresti. Quanto a Letta, sorvoliamo perché le Larghe intese si reggono notoriamente sul principio di non ingerenza tra Zio e Nipote. Tanto ci pensa Re Giorgio, a tenere i collegamenti.
Del resto, questa modesta rassegna lo aveva segnalato da tempo. Uno come don Salvatore non andrà mai a fondo da solo, specie se gli toccano i figli. Dai domiciliari, tira un po' la rete e i pesci restano senz'acqua. E la procura di Torino, che un bel dì mise la freccia sui colleghi milanesi e arrestò l'intero clan dei Ligrestos, ormai si segnala solo più per gli zelanti comunicati stampa a difesa della Ministrona e l'apertura di inchieste contro presunte violazioni del segreto giudiziario.
Invece i pm milanesi, oltre a don Salvatore, hanno nel mirino anche le autorità di vigilanza, la Medio-sbanca di Nego Nagel (quello del papello firmato "per presa visione") e i concambi della fusione con Unipol. Un menu decisamente più ricco e che parte da una considerazione tutto sommato banale e che però ai giornaloni dei poteri marci sembra sfuggire: ma è possibile che i Ligrestos abbiano fatto tutto sto macello da soli? Troppo comodo, i Ligrestos come novelli Tanzi espiatori.
2. IL PRINCIPE MATTEO VA ALLA GUERRA
"La Cancellieri si sente sotto assedio. âQuesto è davvero un complotto. Vogliono costringermi a lasciare'. L'ira del ministro contro Ligresti: vuole vendicarsi". Repubblica (p. 6) riporta la reazione della Tina Pica di via Arenula alle nuove rivelazioni di don Salvatore, che ai pm raccontò di averla raccomandata con Berlusconi. Sul Messaggero, panoramica sul disastro in casa Piddimenoelle: "Letta respira, ma la lite tra i democrat finisce a insulti. Accuse e veleni tra i banchi del Pd. Renzi: Enrico mi ha chiamato ma sbaglia. D'Alema a Matteo: incarta e porta a casa" (p. 5).
Ma il vero punto lo coglie padre Massimo Franco sul Corazziere della Sera: "La fiducia non cancella il vero obiettivo che è il Quirinale. Più ci si avvicina alle primarie dell'8 dicembre, più il sindaco di Firenze aumenta la pressione su Palazzo Chigi. Rende esplicita la sua volontà di indebolire il premier, che i renziani dicono di non ritenere un alleato e accusano di avere âumiliato il Pd' sul caso Cancellieri. La vera sfida, tuttavia, è a colui che Renzi ritiene, a ragione, il vero regista delle âlarghe intese': il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, ostacolo istituzionale allo scioglimento anticipato delle Camere. Lo scontro con Letta è solo uno schermo" (p. 12).
3. ECCOLI, GLI INTOCCABILI DI PIAZZETTA CUCCIA
Valgono molto più di cento editoriali sul "capitalismo di relazione" i verbali dell'inchiesta milanese sui Ligrestos. Profili penali a parte, che in fondo ci appassionano poco, è nei momenti di rottura che si può contemplare per un attimo il potere vero. Quello che muove i soldi e le persone. Quello che costruisce e distrugge ricchezze, innalzando e annientando persone come tante pedine. Prendiamo la paginata di Repubblica: "Da Giannini a Cardia junior, la rete che ha protetto i Ligresti e poi li ha abbandonati. Salvatore: segnalai il presidente Isvap a Beerlusconi. L'ok a Unipol. Gismondi: âCimbri era sicuro di avere l'ok su Fonsai da Consob e Isvap. Nagel ne parlò con la vigilanza" (p. 9).
Interessante proprio il passaggio su Piazzetta Cuccia: "Intanto devo dire - è sempre Gismondi che riferisce al pm Orsi - che Giannini mostra di essere favorevole all'operazione, come Cimbri mi ha riferito. Ma non va sottovalutata la posizione della dottoressa Mazzarella (Flavia, dirigente Isvap e ora all'Ivass, ndr) la quale, se possibile, mostra un atteggiamento ancora più esplicitamente favorevole. La dottoressa Mazzarella ha una familiarità esibita con Nagel'. Gismondi continua la sua deposizione evidenziando uno âspeciale rapporto che Nagel ha instaurato con i vertici dell'Isvap".
4. NANO DECADENCE
La prossima emergenza per il governino inciucista è il voto sul Banana condannato. Altro scoglio da superare, sempre con l'aiuto di Re Giorgio. "Decadenza, Forza Italia in piazza. Berlusconi farà l'arringa in aula. âMa prima lo strappo col governo. Votiamo no alla manovra'. Diffuso un video dell'incontro con i giovani: âI dirigenti risentono dell'età . Tremonti un pazzo" (Repubblica, p. 13).
La macchina del mascara colpisce sul Giornale fratello: "Gli alfaniani vanno a Berlino per farsi benedire dalla Merkel. La fondazione di area Ncd a un meeting del partito della Cancelliera: non era mai successo con il ânemico' Cav. Il vicepremier cerca una raccomandazione per il Ppe. Ma l'appoggio della Cdu non aveva portato bene all'ex premier Monti" (p. 6).
5. AGENZIA MASTIKAZZI
"Casini, Passera e Follini ospiti a cena da De Mita". Sul Messaggero di Calta-papà , naturalmente (p. 8).
6. NON FA SOSTA LA SUPPOSTA
Gelatina Saccomanni rifa i compiti e ci scappa un po' di tutto. Per la gioia degli amici degli amici, cementificatori in primis. Dal Messaggero: "Imu, cancellata la rata di dicembre. Terreni in bilico, caccia a 900 milioni. Oggi il decreto del governo. Acconto Ires alle banche verso il 125%. Rivalutazione fino a 7 miliardi per Bankitalia. Nuovi stadi, è polemica sulle norme. Ranucci: la norma sugli impianti sportivi crea speculazione" (p. 10).
Si ride molto invece con Lurch Cottarelli, che lancia il suo appello a giornali unificati con interviste a Repubblica, Corriere, Stampa e Messaggero. Il titolo scelto in Largo Fochetti è meraviglioso: "Possiamo battere la Germania, aiutateci a eliminare gli sprechi" (p. 15). Il cronista del Messaggero impressionato con poco: "Nel suo ufficio al ministero dell'Economia, luminoso ma decisamente sobrio, Carlo Cottarelli..." (p. 11).
7. TELECOM-MEDIA
Repubblica dedica un pezzo al "Conflitto di Assogestioni sul futuro Telecom" ed è davvero imperdibile il commento di Andrea Beltratti, presidente dei fondi Eurizon (gruppo Intesa): "Non ho rapporti diretti con Assogestioni, ma posso dire che ha tutti i presidi necessari e tutte le regole per minimizzare i rischi legati a situazioni di questo tipo" (p. 24). Non ha rapporti diretti con l'associazione guidata fino a pochi giorni fa da Domenico Siniscalco? Ma allora potevano sentire il punto di vista di Prandelli.
8. ALI-TAGLIA FOR EVER
"Alitalia, Poste va avanti e cambia lo statuto. L'assemblea inserisce il trasporto aereo nella ragione sociale" (Repubblica, p. 25). Ma quindi Sarmi non era autorizzato a portare in giro quelle orecchie da Dumbo?
9. MI MANDA MINCIONE
Spettacolare intervista di Fabio Tamburini al finanziere che ha in mano l'8% di Pop Milano, Raffaele Mincione. Dice che il suo impegno nella banca lombarda è sincero e attacca subito così: "Non mi interessano le poltrone e non cerco presidenze". Ma certo, per quelle ci sono già le teste di legno (Corriere, p. 33).
10. FREE MARCHETT COLONIALE
Bella pagina a sei zampe per il Corriere degli Idrocarburi: "L'Eni non abbandonerà mai la Libia'. Milizie, attacchi, caos. Ma la compagnia è ottimista: âSolo il petrolio li risolleverà '. Il direttore Bellodi spiega...". No, vabbè, dai, "il direttore Bellodi" in un occhiello è uno scherzo (p. 19). O un omaggio a Sciascia.
11. IL GENIO IN REDAZIONE
Scoop del secolo, anzi, del mezzo millennio, sulla Stampa di Torino: "L'era della cravatta finisce dopo 400 anni" (p. 23).
colinward@autistici.org
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