MA QUANTO GODE IL BANANA DEL S RKOZY SENZA LA “A”? - PER IL PORTABIGODINI DI CARLÀ PARLARE DEL DECLASSAMENTO DI S&P È UN CALCIO ALL’INGUINE - CONFERENZA STAMPA TRAGICOMICA. DOMANDA: IL DISTACCO NEI CONFRONTI DELLA GERMANIA RIDURRÀ L'INFLUENZA DELLA FRANCIA IN EUROPA? SARKOZY: “NON HA VISTO LE ULTIME NOTIZIE? PUÒ FARMI UN'ALTRA DOMANDA CHE TENGA CONTO DELLE ULTIME INFORMAZIONI?” E VIA BLABLANDO NEL RIDICOLO…

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Stefano Montefiori per il "Corriere della Sera"

In questi giorni parlare con Nicolas Sarkozy della tripla A perduta (sia pure quella attribuita da Standard & Poor's e non dalle altre due agenzie) è un esercizio difficile. Al presidente francese dà così tanto fastidio affrontare - soprattutto in pubblico - la questione del declassamento, che il vertice di Roma previsto per venerdì 20 gennaio è rimandato a febbraio «su richiesta francese», precisano fonti governative italiane, e non per problemi di agenda come si era in un primo tempo pensato.

È irrituale che un incontro tra capi di Stato sia annullato a ridosso della data prefissata, soprattutto visto che il summit Monti-Merkel-Sarkozy venne annunciato non più tardi di 10 giorni fa, durante la visita del presidente del Consiglio italiano all'Eliseo. Ma da quando è scattato il temuto declassamento, Sarkozy evita il più possibile di commentarlo perché il mediocre voto «AA+» rappresenta una grave sconfitta politica, a neanche tre mesi dalle elezioni.

La questione non è tanto di sostanza: i mercati già da tempo si comportavano come se la Francia fosse stata retrocessa, e infatti ieri il tasso medio dei titoli francesi a un anno è persino sceso, dallo 0,454% allo 0,406%; ma quanto all'immagine del presidente e del Paese, lo schiaffo di Standard & Poor's è insopportabile.

Meglio non parlarne quindi, ma ieri Sarkozy si trovava in visita ufficiale (programmata da tempo) a Madrid, e si è prestato alla conferenza stampa assieme al premier spagnolo Mariano Rajoy. Nelle stesse ore l'agenzia Moody's ha annunciato che avrebbe rinviato a febbraio la sua decisione sul rating francese, che quindi per il momento resta «AAA»; non una promozione né una conferma, ma solo qualche settimana di ossigeno in più.

In ogni caso, quando il giornalista della Reuters che segue abitualmente l'Eliseo ha invitato Sarkozy a parlare della «AAA» perduta, il presidente se l'è mangiato vivo, rifiutando per quattro volte di rispondergli. «Pensa che la perdita della tripla A sia un fallimento e che il distacco nei confronti della Germania ridurrà l'influenza della Francia in Europa?». Sarkozy: «Non ha visto le ultime notizie? Può farmi un'altra domanda che tenga conto delle ultime informazioni?».

«La domanda è sapere se lei considera la perdita della tripla A come un fallimento e se il distacco con la Germania...». Sarkozy: «Insisto, lei non è al corrente delle ultime informazioni. Dunque, se lei mi pone una domanda sulle ultime notizie, risponderò. Se invece mi parla di quel che è successo venerdì scorso, era appunto venerdì...».

«D'accordo, allora, Moody's, che ne pensa?». Sarkozy: «No, formuli una domanda, Moody's non vuole dire granché». «Dopo Standard & Poor's, Moody's fa pendere una spada di Damocle sulla politica economica francese?». Sarkozy: «Non capisco questa domanda. Se c'è qualcuno che mi vuole porre un interrogativo comprensibile risponderò volentieri, non capisco la sua domanda».

A questo punto è intervenuta una collega spagnola per chiedere, con parole diverse, la stessa cosa: «Volevo parlarle del declassamento del debito sovrano di alcuni Paesi, come Francia e Spagna». Sarkozy allora ha ceduto rispondendo che «in Francia e, suppongo, in Spagna, non sono le agenzie di rating a definire le politiche economiche. Venerdì, un'agenzia ha fatto perdere la tripla A; lunedì, un'altra agenzia (Moody's, ndr) conferma che la Francia conserva la sua tripla A, quindi fanno due agenzie su tre (anche Fitch, del francese Marc Ladreit de Lacharrière, non ha degradato la Francia, ndr). Bisogna reagire con sangue freddo e distacco. Quanto al fondo delle cose, la mia convinzione è che non cambia niente».

Venerdì, a Roma, la «AAA» tedesca avrebbe inevitabilmente brillato sulla fresca «AA+» francese, sancendo la ormai ufficiale differenza di status all'interno dell'asse franco-tedesco. Visto il nervosismo di queste ore, meglio lasciare passare qualche settimana, privilegiare il sistema della teleconferenza che non implica domande dei media, e anteporre al vertice ristretto Italia-Francia-Germania la riunione di tutta l'Unione Europea a fine mese a Bruxelles dove - è questa forse la speranza dell'Eliseo - si parlerà anche d'altro.

 

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