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ELLY SCHLEIN HA UN PROBLEMA: CONTE NON VUOLE VINCERE LE ELEZIONI, MA RUBARE VOTI AL PD – FATE LEGGERE ALLA SEGRETARIA CON TRE PASSAPORTI LA SPIETATA ANALISI DI ROBERTO D’ALIMONTE: “LA PRESENZA DEI COLLEGI UNINOMINALI IMPONE A PD E M5S DI TROVARE UN ACCORDO PRIMA DEL VOTO. MA L’IMPRESSIONE È CHE L’OBIETTIVO DI CONTE NON È VINCERE IN UNA COALIZIONE IN CUI IL M5S È UN PARTNER MINORE, MA RIPRENDERSI I VOTI CHE IL PD GLI HA SOTTRATTO. E PER RAGGIUNGERE QUESTO OBIETTIVO DEVE NECESSARIAMENTE DIFFERENZIARSI DAL VICINO SU TEMI CRUCIALI COME LA POLITICA ESTERA...”
Estratto dell’articolo di Roberto D’Alimonte per “Il Sole 24 Ore”
Elly Schlein ha un grosso problema tra le mani. Il suo rapporto con il M5s appartiene alla categoria delle missioni impossibili. Nelle democrazie caratterizzate da sistemi multipartitici e da governi di coalizione i rapporti tra i partiti sono il risultato di un delicato equilibrio tra competizione e collaborazione. [...]
In Italia oggi la collaborazione è resa ancora più necessaria dal fatto che il sistema elettorale vigente richiede un accordo tra i partiti affini prima del voto. Come è noto, è la presenza dei collegi uninominali a “imporre” questo vincolo.
giuseppe conte manifestazione contro il riarmo foto lapresse
Nelle elezioni del 2022 la coalizione della Meloni ha ottenuto la maggioranza di seggi sia alla Camera che al Senato con il 43% dei voti. È successo perché la divisione tra Pd e M5s le ha consentito di vincere la bellezza dell’80% di seggi uninominali.
Senza un accordo tra Pd e M5s questo succederà di nuovo nel 2027. Probabilmente non basterà questo accordo per vincere, ma è una condizione necessaria. Sono tutte cose che Elly Schlein sa benissimo. La lezione del 2022 è stata capita.
Il problema è che per fare un accordo bisogna essere in due. La domanda cruciale quindi è se il M5s vuole l’accordo o no. Certo, se il Pd fosse disposto a fare un passo indietro e cedere a Conte la leadership della coalizione il problema sarebbe risolto. Ma non crediamo proprio che, pur di puntare a vincere, il Pd sia disposto a pagare questo prezzo.
E allora? Di fronte al rifiuto del Pd di mettere in discussione la leadership della coalizione il M5s ha due opzioni: competere a tutto campo per prendere più voti o collaborare per vincere e andare eventualmente al governo.
Non possediamo la sfera di cristallo ma l’impressione che si ricava dal comportamento del M5s da molti mesi a questa parte è che a Conte vincere interessa meno che competere. Anzi sembra che non gli interessi affatto. Il suo obiettivo non è vincere in una coalizione in cui il M5s è un partner minore, ma riprendersi i voti che il Pd gli ha sottratto.
E per raggiungere questo obiettivo deve necessariamente differenziarsi dal vicino accentuando le differenze su temi cruciali, come per esempio la politica estera. Cosa che puntualmente Conte sta facendo e continuerà a fare nella convinzione, non infondata, che questo gli porti voti. [...]
giuseppe conte francesco boccia manifestazione contro il riarmo foto lapresse
I sondaggi ci dicono che oggi (in media) il Pd è poco sopra il 22% e il M5s al 12%. Questa differenza non basta a stabilizzare il rapporto tra i due partiti. Conte pensa che non sia una differenza incolmabile. E in ogni caso anche se non fosse colmata ora potrebbe esserlo domani, a patto di sfruttare il vantaggio di stare alla opposizione. Più o meno è quello che ha fatto la Meloni a suo tempo.
Non tutti i partiti puntano ad andare al governo sempre e comunque. Se questo obiettivo preclude la difesa del proprio elettorato o la conquista di nuovi elettori non è detto che sia perseguito nel breve termine. Questo sembra il caso del M5s. Qualcuno potrebbe obiettare che alla fine, cioè in prossimità del voto nel 2027, Conte farà comunque l’accordo con il Pd dopo essersi differenziato fino all’ultimo momento. Forse sì, forse no. Potrebbe però essere una illusione rischiosa che tiene la Schlein sulla corda fino al momento in cui non avrà alcuna vera alternativa.
E a destra? La situazione è diversa perché lì c’è un partito al 29% (sempre secondo la media dei sondaggi), con il suo leader a Palazzo Chigi, e tutti gli altri molto lontani. Ma anche nella coalizione della Meloni competizione e collaborazione convivono.
Le posizioni di Salvini in politica estera e riarmo non sono quelle della Meloni. Per di più al congresso del suo partito ha parlato apertamente di una Lega che vuole diventare il primo partito della coalizione.
Ma questa voglia di competere passa in secondo piano rispetto alla voglia di vincere. La destra è più abile nel gestire competizione e collaborazione. Lì tutti vogliono in primis vincere e governare. Non è così a sinistra. E per la Schlein questo è un grosso problema per cui non ha ancora trovato la soluzione.
ELLY SCHLEIN - GIUSEPPE CONTE - MEME BY EDOARDO BARALDI
elly schlein giuseppe conte genova, manifestazione per le dimissioni di giovanni toti
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