DAGOREPORT – IN POLITICA IL VUOTO NON ESISTE E QUANDO SI APPALESA, ZAC!, VIENE SUBITO OCCUPATO. E…
Federico Geremicca per la Stampa
Il primo sentimento che trapela è l' amarezza. Il secondo, un evidente disorientamento. Ad Emanuele Macaluso - nato a Caltanissetta il primo giorno di primavera del 1924, cioè 96 anni fa - parlare della Lega alla conquista dell' Emilia, infatti, crea qualche «angoscia»: è l' incredibile che diventa realtà, l' impensabile che si fa concretezza. È per questo che il voto di oggi, dice, lascerà tracce profonde: «Perché comunque vada, purtroppo, è come se la sinistra avesse già perso».
Bonaccini potrebbe vincere, però.
«E io me lo auguro. Ha ben governato, la sua è stata una buona amministrazione».
Allora perché il pessimismo?
«Ha fatto una buona campagna sui servizi e i trasporti pubblici, sulla sanità e sul welfare emiliano-romagnolo. Ma è mancata completamente la battaglia ideale e culturale: ed è mancata in Emilia perché è mancata a Roma. Quali sono i valori, gli ideali e il progetto di società che la sinistra propone?».
Si tratta pur sempre di una elezione amministrativa, no?
«Lei dice? Io leggo i giornali e vedo che il voto si sarebbe trasformato in un referendum su Salvini. E questo in Emilia-Romagna, la terra di Andrea Costa, primo deputato socialista in Italia, e di figure come Dozza e Imbeni, Fanti e Zangheri. Ecco, siamo passati da quelli a questo».
È per questo che parla di sconfitta comunque?
«Senza praticamente opposizione, la Lega ha trasformato il voto in quello che voleva: una sfida nazionale su sentimenti e valori. La sinistra non ha saputo opporre nulla, né valori alternativi né un nuovo modello di società. C' è un evidente problema di quella che un tempo avremmo chiamato egemonia».
Emanuele Macaluso con la moglie
Si spieghi meglio.
«Prendiamo l' immigrazione. Non è più un fenomeno circoscritto alle grandi città, ormai investe tanti centri piccoli e medi: i problemi maggiori sono lì, creano insicurezza e conflittualità tra le persone. Bene: sull' immigrazione e quello che vi ruota intorno, al di là degli slogan, io ancora non ho capito - e temo anche gli elettori - cos' abbia in testa il Pd».
Salvini invece sì?
«È il suo motore primo, tutto nasce e parte da lì. Prenda la famosa scena del citofono».
La considera una buona trovata?
«Considero che gli sia servita a lanciare due messaggi. Il primo: sto fisicamente con i cittadini e contro la droga. Il secondo: la droga è colpa dei marocchini e dei tunisini, non di mafia, camorra e 'ndrangheta che la producono e la trafficano. Chi doveva capire, avrà capito».
Le sardine però, almeno loro, hanno fatto muro.
«È vero. E hanno rappresentato la critica più radicale a questo Pd, alla sua mancanza di idee e perfino di coraggio».
Comunque: pensa che in caso di sconfitta in Emilia-Romagna il governo dovrebbe dimettersi?
«Io credo che il voto di oggi avrà inevitabilmente un peso e un valore più generale.
Se si perde, bisognerebbe tirarne le conseguenze. Magari non immediatamente: ma come si fa non prenderne atto? Io avevo già perplessità al momento della nascita...».
Le è parso un errore?
«Il Pd si è alleato con un partito transitorio, con delle stelle cadenti. Non mi pareva una buona idea, anche condividendo le preoccupazioni di chi temeva e teme una vittoria di Salvini. E poi, si badi, c' è un grande problema».
Che sarebbe?
«La sinistra non può dare l' idea di voler restare al governo grazie a tecniche parlamentari o a cosiddette "manovre di Palazzo". La sinistra più di altri ha bisogno di un bagno di popolo, perché se non è il popolo a dare forza al tuo progetto di società, non vai lontano. È una lezione antica. E ci ha fatto sempre bene».
emanuele macaluso foto di baccoemanuele macaluso stefano folli foto di bacco
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