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Pietrangelo Buttafuoco per il “Fatto Quotidiano”
Basta coi Quaderni, è l’ora di X-Factor. L’egemonia post-comunista è telegenia e quello che s’è consumato ieri, a Bari – selezionare cinque assessori della nuova giunta di governo regionale di Michele Emiliano tra dieci “nominati” – è l’apoteosi della più irresistibile tra le votazioni: il talent show. Più che Antonio Gramsci, Alessandro Cattelan .
L’école barisienne aggiorna la pratica della politica e così Bari batte Firenze se si pensa che Matteo Renzi – perso tra i suoi calcoli del particulare – pensava di cancellare Emiliano a colpi di Pina Picierno. Più che la narrazione, allora, la luminaria. Quella scelta a emblema delle “sagre”.
Sono state, queste, le soste di tutta una campagna elettorale in ogni provincia di Puglia. Ed è stato in questa tournée che Emiliano, presentando il proprio programma, ha reclutato un popolo di tremila anime convocato ieri – opportunamente trasformato in pubblico – per fare clic e così votare tra dieci concorrenti, i cinque vincitori.
Più che la democrazia, entertainment puro. E se anatema fu quello di Rino Formica – la politica, al tempo della prima Repubblica, strame di “nani e ballerine” – quella stessa esecrazione suona oggi come profezia perché lo spettacolo di ieri è andato al nocciolo del gioco: chi vince, comanda. Al netto – sempre citando Formica
Michele Emiliano - Elena Laterza
– di “sangue e merda”; sono gli antichi e sani ingredienti della politica trasfigurati,come in una sorta di alchimia molecolare, nella magia di una parola sola: la base.
Altro che primarie, siamo oltre il reality. Il consenso è largo e il target è basso, anzi, si fa base. Duro è il mestiere dell’arruffapopolo e con questa pensata Emiliano – il cui copyright è della società di comunicazione“Proforma”– si porta avanti anche rispetto a tutti i codici dello storytelling renziano confermandosi l’ircocervo di tutto e del contrario di tutto.
È il sondaggioche traccia il solco,ma è l’audience che lo difende. Matteo Renzi fa i decreti salva-Ilva e lui – il governatore delle Puglie – sventola i documenti incontrovertibili e così tuona: “Se l’Il-va di Ta-ran-to in-qui-na si chiu-de!”. Va di talent e così, con la scorciatoia della demagogia, si mette in tasca pure i Cinque Stelle con cui vorrebbe, ovviamente, fare base. Ne ha nominati 3. Sono gli assessori jolly, ma come le carte matte rischiano di saltare. O di sfilarsi via.
Michele Emiliano - Elena Laterza
È un autocrate bisognoso di comitiva, lui. E la compagnia più gradita a lui,è la base.Cattolico, confessato e comunicato, si tiene stretto il ciellino Paolo Ponzio – si spruzza d’acqua santa – ma anche il Gay-pride,comaaFoggia,dove trova ilmodo di farsi fotografare sotto il cartello più sulfureo: “Mi sono fatto tresentinelle inpiedi”.È pur sempre,tutto questo fare,un modo di allargare la base.Si sente,la base. Rabdomante degli umori, Emiliano, fa scegliere la base. Ed è una sorta di eterno ritorno in innesto “barisienne”.
Non fosse altro perché Bari è la città di Peppino La Base, un tipo che veniva consultato per tagliare corto nelle discussioni della politica. A un certo punto c’era sempre quello che diceva: “Dobbiamo sentire la base!”. E subito, i Formica, i Tatarella, i D’Alema, telefonavano al paziente La Base e gli dicevano: “Peppi’, tu che ne dici?”. Ecco, Peppino s’è aggiornato. S’è fatto talent.
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