EPIFANI-A DI SCONFITTA? NEL PD IN COMA SLITTANO RIUNIONE DI DIREZIONE E CONGRESSO - SE MARINO PERDERA' A ROMA SARA' TRAGEDIA

Laura Cesaretti per "Il Giornale.it"

Slitta la direzione, slitta forse anche il congresso (di poco, assicura il segretario): il Pd, ancora sotto choc dopo il trauma elettorale e quello delle «larghe intese» col Cavaliere, non riesce a mettere un punto fermo.

Troppe questioni aperte, troppi contrasti su ogni tema all'ordine del giorno, troppa incertezza sul futuro, troppo malessere per la convivenza forzata con i berluscones: Guglielmo Epifani non è ancora riuscito neppure a formare la propria squadra di segreteria, figuriamoci se può metter mano ad una linea politica, con ognuno che tira da una parte diversa.

Matteo Renzi non lascia passare giorno senza far sentire la propria voce e le proprie critiche: «Il Pd non deve essere quello che abbiamo visto in queste settimane, autoreferenziale, che si divide in correnti, correntine e spifferi e perde di vista l'Italia. Dovrebbe cercare di prendere voti esprimendo idee, non parlando male degli altri».

E il sindaco di Firenze trova una sponda proprio in colui che veniva indicato come il suo potenziale antagonista, Fabrizio Barca: «Le posizioni di Renzi sul partito sono in larga misura condivisibili, lui è l'elemento di innovazione che dà il segnale che si può cambiare», dice l'ex ministro.

Che, anche lui allergico all'antiberlusconismo ideologico, ieri ha preso posizione contro chi, nel Pd, vorrebbe accodarsi a Grillo nella battaglia per l'ineleggibilità del Cavaliere: «È una partita che non va giocata, quella norma è ambigua - taglia corto Barca - piuttosto, abbiamo bisogno della chiarezza che il Pdl è capace di comunicare ai suoi elettori».

Ineleggibilità e legge elettorale sono due mine sotto la stabilità del governo, e continuano a dividere il Pd. Ieri Epifani, dopo l'alzata di scudi interna contro il maialinum, ossia il maquillage del Porcellum voluto da Letta, Franceschini e Alfano, ha frenato: «La sola modifica del premio di maggioranza non mi convince».

Intanto il segretario ha deciso di rinviare la sua prima riunione di direzione, che avrebbe dovuto tenersi martedì, a data da destinarsi: molto probabilmente, dopo i ballottaggi. Anche perché il Pd sta col fiato sospeso ad aspettare il risultato delle Comunali a Roma: una sconfitta del candidato di centrosinistra contro un cavallo zoppo come Alemanno potrebbe avere esiti disastrosi per l'attuale assetto interno. Ieri, per il comizio di chiusura di Ignazio Marino, piazza San Giovanni era mezza vuota, e Epifani non ha parlato dal palco.

Ma ha assicurato che per il governo non ci saranno conseguenze. Per ora, il segretario si limita a navigare a vista cercando di dare manforte al governo. E proprio per evitare contraccolpi dolorosi al gabinetto Letta si era pensato ad uno slittamento delle assise congressuali, congelando lo status quo per «qualche mese» (con il retropensiero che, visto che nel 2014 ci sono le elezioni europee, il rinvio potrebbe allungarsi di parecchio).

Ma la sollevazione di chi, per ragioni diverse, vuole un congresso a fine estate (dalemiani e turchi perché puntano a modificare gli equilibri interni, renziani perché puntano al voto) lo ha costretto a recedere: «Al massimo entro novembre».

 

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