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Paola Zanca per il “Fatto Quotidiano”
I numeri sono quelli che conosciamo: l’affluenza ai minimi storici, la battuta d’arresto del Pd di Matteo Renzi, la resurrezione del moribondo centrodestra e il “filotto” del Movimento Cinque Stelle. La novità sono le conseguenze: come si concilia questo quadro, decisamente impressionista, con la cornice dell’Italicum, la nuova legge elettorale che entrerà in vigore il 1 luglio del 2016?
Al terzo piano del palazzo romano dove ha sede Reti, la società di comunicazione di Claudio Velardi, Roberto D’Alimonte si è portato solo una slide. Il resto del ragionamento, lui che dell’Italicum si presenta come lo “zio”, lo fa a braccio, perché qui ormai c’è poco da guardare ai numeri: visti i risultati dei ballottaggi alle amministrative, sul campo è rimasta solo la paura.
I “pentiti dell’Italicum”, li chiama il politologo: sono quelli che hanno sostenuto la legge elettorale con il doppio turno(si va al secondo round se nessun partito raggiunge il 40 per cento dei voti) e che adesso non sono più sicuri di un esito che pareva scontato. La teoria del gigante e dei cespugli, l’aveva battezzata il Corriere della Sera: un Pd (il gigante) sicuro vincitore e una serie di partiti (i cespugli) destinati all’irrilevanza.
“Ma adesso il gigante non è più così gigante - osserva D’Alimonte - e i cespugli hanno dimostrato di sapersi mettere insieme”. È così che le amministrative del 2015 hanno portato a risultati clamorosi: dalla Liguria ad Arezzo, da Venezia a Enna, tutto si è dimostrato così “fluido” che i conti sulla carta non si possono più fare.
D’Alimonte si accalora contro quelli che adesso “pensano che l’Italicum sia pericoloso perchè possono vincere anche gli altri”. È preoccupato, il professore, che la legge che ha scritto “insieme” a Maria Elena Boschi possa essere “cancellata con un colpo di penna”.
Perché “fino a che non viene approvata la riforma costituzionale (l’abolizione del Senato elettivo, ndr), l’Italicum è carta straccia” e può crescere la tentazione di tornare a votare con il sistema proporzionale del Consultellum:
“Visto che possono vincere gli altri - parafrasa D’Alimonte - meglio che non vinca nessuno”. Insomma, di fronte a scenari imprevedibili (vince Grillo? vince Salvini? nasce un nuovo Berlusconi?) il tranquillo cantuccio del Parlamento delle larghe intese potrebbe tornare ad essere una ipotesi più che auspicabile.
D’Alimonte insiste, i partiti devono capire che il secondo turno funziona così: “O punti sulla smobilitazione degli avversari, come ha fatto il centrodestra ad Arezzo, che ha vinto per le faide interne al Pd locale, o punti su un candidato che sappia uscire dal recinto delle identità, che non sia di parte, come ha fatto la destra a Venezia con Brugnaro”.
Per questo,conclude il professore,“mai come ora è indispensabile una figura non ideologica come quella di Matteo Renzi”. Ma pure lui non ha da stare sereno: “Non sono del tutto certo che il Pd al 30 per cento non possa scendere ancora. Andreotti sbagliava: il potere logora chi ce l’ha. I temi che continuano a mobilitare, dall’immigrazione al fisco, sono temi di destra. E meno gente vota, più il mercato elettorale è aperto e offre straordinarie opportunità a nuovi imprenditori della politica”.
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