paolo gentiloni giancarlo giorgetti

RICORDATE ALLA MELONI CHE BRUXELLES NON REGALA NIENTE – LA COMMISSIONE UE PROPORRÀ UNA REVISIONE DEL PATTO DI STABILITÀ CHE CONCEDE AI SINGOLI PAESI MAGGIORE FLESSIBILITÀ E PIÙ TEMPO PER RIDURRE IL DEBITO IN CAMBIO DI RIFORME E INVESTIMENTI. IL TUTTO MANTENENDO IL 3% NEL RAPPORTO DEFICIT/PIL – CON IL SUO INGLESE INCERTO, GIORGETTI RIUSCIRÀ A RASSICURARE L’EUROGRUPPO SULLA LEGGE DI BILANCIO IN ARRIVO?

Marco Bresolin per “La Stampa”

 

giorgia meloni con paolo gentiloni

Maggiore flessibilità e più tempo per ridurre il debito in cambio di riforme e investimenti. Il nuovo Patto di stabilità e crescita dell'Unione europea segue il "modello Recovery", con obiettivi su misura per i singoli Paesi che dovranno essere negoziati con Bruxelles e poi rispettati. Diversamente si aprirà la procedura. È questa la strada che la Commissione intende percorrere per la riforma del Patto, che sarà presentata ufficialmente mercoledì, e che punta a superare le attuali regole.

 

Ma attenzione: è solo l'inizio di un iter che potrebbe essere lungo e che teoricamente potrebbe non portare da nessuna parte. Tutto dipenderà dai negoziati al tavolo dei governi. Oggi ci sarà un primissimo confronto all'Eurogruppo, che segnerà l'esodio del neo-ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti. Il titolare del Tesoro sarà chiamato a descrivere gli orientamenti di bilancio che costituiranno la manovra del governo italiano: Giorgetti assicurerà ai suoi colleghi che la Finanziaria «sarà prudente».

 

PAOLO GENTILONI

Sul Patto di stabilità non ci sarà una vera e propria discussione perché il commissario Paolo Gentiloni si limiterà a enunciare i princìpi della proposta, lasciando a mercoledì i dettagli pratici. In ogni caso la Commissione ha scelto di non mettere subito sul tavolo una proposta legislativa: dopodomani i contorni della riforma verranno inseriti in una comunicazione che, se sostenuta dai governi, all'inizio del prossimo anno verrà tradotta in una vera e propria proposta di regolamento.

 

Un passaggio a oggi tutt' altro che scontato. Il governo tedesco, e in particolare il ministro delle Finanze Christian Lindner, ha già fatto trapelare il suo malumore per la proposta di riforma, mentre l'Italia considera il superamento dei vecchi vincoli un passo nella giusta direzione. Gentiloni ha anticipato i contenuti del piano alla premier Giorgia Meloni nel corso del pranzo di giovedì a Bruxelles e la prima reazione è stata positiva.

 

giorgia meloni giancarlo giorgetti

La riforma non cancellerà i parametri del 3% nel rapporto deficit/Pil e del 60% nel rapporto debito/Pil, ma nei fatti ci sarà un loro superamento. Secondo quanto risulta a "La Stampa", la Commissione proporrà percorsi d'aggiustamento per ridurre il debito che saranno tarati su ogni singolo Paese e non saranno più su base annua, ma dureranno quattro anni.

 

Gli Stati - e qui sta la grande novità - potranno chiedere più tempo per ridurre il debito, fino a un massimo di sette anni, ma in cambio dovranno impegnarsi a portare a termine una serie di riforme e investimenti compatibili con le raccomandazioni del semestre europeo e con le grandi priorità dell'Unione europea, come la transizione ecologica e quella digitale. I singoli piani dovranno poi essere approvati dal Consiglio, cioè dagli altri governi, mentre la Commissione verificherà ogni anno il rispetto dei target.

 

GIANCARLO GIORGETTI

L'altra novità consiste nel fatto che, in caso di non rispetto, la procedura per disavanzo eccessivo (Edp) scatterà con un certo automatismo a seconda del livello di sostenibilità del debito del Paese in questione. I margini di discrezionalità della Commissione saranno dunque ridotti, ma i Paesi potranno uscire dalla procedura rimettendosi in carreggiata con il rispetto degli obiettivi.

 

Tre le parole chiave che verranno evidenziate nella comunicazione: semplificazione, titolarità ("ownership") e applicazione ("enforcement"). La Commissione è convinta che questa riforma porterà a una netta semplificazione delle regole, anche perché il percorso di aggiustamento dei conti pubblici non verrà più misurato attraverso il deficit strutturale, ma con il parametro della spesa primaria netta.

 

paolo gentiloni giancarlo giorgetti

Il valore del deficit strutturale (ossia il disavanzo calcolato al netto del ciclo economico e delle misure una tantum) è stato spesso criticato dai vari ministri che si sono susseguiti al Tesoro perché considerato poco indicativo e perché calcolato attraverso l'output gap (che è la differenza tra il prodotto interno lordo effettivo e quello potenziale), altro valore piuttosto opinabile.

 

Il concetto di "ownership" punta invece a responsabilizzare maggiormente i governi, i quali non si limiteranno a subire regole uguali per tutti ma, esattamente come succede con il Recovery, potranno concordare un percorso di riforme e investimenti. Le concessioni su questo fronte, però, daranno luogo a un'applicazione più severa, dato che i Paesi del Nord hanno sempre contestato il Patto di stabilità per ragioni opposte a quelli del Sud: a loro modo di vedere, le regole esistono solo sulla carta perché nella pratica non sono mai state applicate in modo corretto a causa degli elevati margini di discrezionalità politica della CommissionE.

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