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DAGOREPORT - GIORGIA MELONI SOGNA IL FILOTTO ELETTORALE PORTANDO IL PAESE A ELEZIONI ANTICIPATE?…
Vittorio Feltri per "il Giornale"
Il bello delle primarie è che sono finite, quelle del Pd, e il brutto è che potrebbero cominciare, quelle del Pdl, nonostante siano antipatiche a Silvio Ber¬lusconi, la cui opinione è influente. Tutti concordano nel dire che la competizione fra Pier Luigi Bersani e Matteo Renzi ha rivitalizzato il partito, soffocato da scorie comuniste. Ne prendiamo atto con soddisfazione. Constatare che l'an¬chilosata politica italiana si avvia sulla strada del rinnovamento fa sperare che i cittadini ritrovino un po' di fiducia,ades¬so scarsissima, nelle istituzioni.
Non stupisce che sia stata la sinistra a dare la scossa, essendo abituata da sem¬pre a mobilitare le masse con cortei, co¬mizi, sventolio di bandiere, assemblee. Ha capito che nel Paese cresceva la pro¬testa e addirittura il disgusto per lo scar¬so rendimento dei partiti, e ha deciso di riformare la propria liturgia logora nel tentativo, riuscito, di coinvolgere la base.
Per la prima volta nella sua storia, ha messo a confronto il vecchio, incarnato dal segretario, con il giovane nella perso¬na del sindaco di Firenze. Ne è uscita una gara appassionante, per quanto sgangherata, con regole discutibili e sbi¬lanciata in favore del segretario: una spe¬cie di partita tra scapoli e ammogliati che comunque ha trascinato alle urne milioni di compagni, un record, di que¬sti tempi.
Da qui in avanti, nel Pd potrà succede¬re di tutto: perfino che rompa la catena di trasmissione col sindacato più anti¬quato d'Europa, la Cgil e «filiali» varie. Una forza socialdemocratica in grado di camminare senza stampelle tardo¬marxiste sarebbe garanzia di maturità democratica. D'altronde, questo è ciò che voleva Renzi e lo ha ottenuto. Onore al merito.
Poi vedremo come egli inten¬de amministrare il patrimonio di voti che si è accaparrato. Qualcuno ipotizza una sua uscita dalla casa madre, finaliz¬zata alla creazione di un nuovo partito, lasciando a Bersani i ferri arrugginiti re¬cuperati negli scantinati di Botteghe Oscure. Presto per dire se sarebbe un be¬ne o un male. In ogni caso, i lavori di am-modernamento sono iniziati e sarà diffi¬cile arrestarli.
Molti osservatori, avendo assistito al¬la fantasmagoria progressista, pensano che anche il Pdl, per non morire di ine¬dia, dovrebbe promuovere in fretta pri¬marie altrettanto sfavillanti. Ma non cal¬colano che manca la materia prima: cioè le folle di «fedeli» pronte a entusiasmarsi per un match che selezioni il can¬didato premier. Tramontata la Dc che si avvaleva dell'apporto e del supporto del¬le associazioni cattoliche nonché delle parrocchie, il centrodestra ha perso il terreno fertile su cui coltivare il consen¬so popolare.
Per parecchi anni, il Cavaliere ha col¬mato la lacuna col proprio carisma; adesso che la star si è offuscata a causa delle note vicende, i cosiddetti modera¬ti non hanno più lo spirito e la verve per organizzare manifestazioni di piazza, kermesse, congressi veri né, tantome¬no, votazioni interne.
Gli stessi dirigenti del Pdl sono privi della carica necessa¬ria per impegnarsi in una impresa simi¬le a quella realizzata dai loro principali avversari. Danno l'impressione di esse¬re¬ solo preoccupati di conservare quan¬to è rimasto del partito, onde non scom¬parire dalla scena e non cedere tutte le poltrone.
Può darsi che nel Popolo della libertà (o in Forza Italia, le etichette hanno un valore relativo) si riaccenda il sacro fuo¬co, un domani, ma in questo momento non si vedono bagliori. Ecco perché ha ragione Berlusconi a scuotere la testa so¬lo a udire la parola «primarie». Lui nasce costruttore. O si rimette subito a costrui¬re qualcosa di eccitante o il centrodestra è destinato a diventare un rudere. Non si aspetti un grande aiuto dai suoi collabo¬ratori: sono delusi e smarriti, assai spa¬ventati. Hanno bisogno di credere, altri¬menti si sparpagliano al grido «si salvi chi può!».
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