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DAGOREPORT DA "Les Echos" e "La Tribune"
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Indirettamente, ma in maniera chiara, la Francia è stata contagiata dalla crisi del debito della zona euro. Lo spread è salito a livelli impensabili fino a qualche mese fa. Giovedì scorso lo scarto tra i bond di Parigi e i titoli di stato tedeschi ha raggiunto quota 170 punti. Una situazione in cui ha pesato anche l'errore incredibile commesso da Standard & Poor, che ha erroneamente diffuso una nota di declassamento del rating francese. Venerdì lo spread è risceso a 150 punti, un livello ancora troppo elevato per un Paese con la tripla "A", il più alto rating previsto.
"La Francia nel mirino", titola oggi il quotidiano economico d'Oltralpe "La Tribune" che alla situazione economico-finanziaria degli ultimi giorni dedica un ampio primo piano. Anche l'errore di S&P, subito ammesso dall'agenzia americana, viene letto da alcuni come un chiaro segnale che la l'Esagono perderà la tripla "A".
Come siamo arrivati a questa situazione? Si chiede "Les Echos", che lega l'incremento del rendimento dei titoli francesi all'impennata di quello dei bond italiani, schizzati, la settimana scorsa, fino al livello limite del 7%. Le banche dell'Esagono sono le più esposte d'Europa alle obbligazioni dello Stivale e la Francia è il secondo Paese garante del Fondo salva Stati, dietro alla Germania.
Poi ci sono altri motivi: Parigi viene giudicata dai mercati in virtù della sua capacità di raggiungere i suoi obiettivi di riduzione del deficit. Il piano di rigore presentato dal governo Sarkozy dimostra la determinazione a conservare la tripla "A" di rating, ma si basa sull'ipotesi che il Paese nel 2012 cresca dell'1%. Una previsione molto ottimistica anche secondo Bruxelles, che prevede un incremento del Pil non superiore allo 0,6% e di conseguenza ha già chiesto alla Francia di rimettere mano al suo pacchetto di misure per il rigore.
Mentre proprio sulla tripla "A" monta la polemica, con il candidato socialista Hollande che lo interpreta come un segnale premonitore e il ministro Bruno Le Maire che accusa lo accusa di fare campagna elettorale sul rating, la domanda che ci si pone ora Oltralpe è se dopo aver già abbassato le stime di crescita dall'1,75% all'1%, l'Eliseo avrà il coraggio di annunciare un terzo piano di rigore con le elezioni presidenziali che si avvicinano.
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