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Goffredo De Marchis e Carmelo Lopapa per “la Repubblica”
Col fiato sospeso. E con la grande paura che ora a farne le spese siano gli interessi che gli stanno davvero a cuore, quelli delle aziende di famiglia. «Sono basito. Ma questi fanno sul serio? Cos’è, una ritorsione? Reagiscono davvero in questo modo?»
Silvio Berlusconi reagisce così — raccontano — quando ieri mattina a Palazzo Grazioli gli viene comunicato che in commissione Finanze a Montecitorio, nel decreto Milleproroghe, il ministero dello Sviluppo economico ha rimodulato la norma sulle frequenze tv reintroducendo il pagamento del canone da 50 milioni a carico di Rai e Mediaset, da distribuire alle piccole emittenti.
GRILLO RITWITTA IMMAGINI SU BERLUSCONI E RENZI
Una questione che i vertici di Cologno Monzese speravano di aver archiviato, dopo lo stralcio di quello stesso emendamento dalla legge di Stabilità a fine anno. E invece rieccola, la norma tagliola, reintrodotta dal governo, fanno notare nel quartier generale forzista, giusto 24 ore dopo lo strappo sulle riforme e quello maturato sull’elezione di Mattarella al Colle.
Così, quasi a ora di pranzo, si attivano tutti i sensori lungo l’asse Milano-Roma. In barba agli strappi interni per le faccende di partito, Berlusconi non esita a chiamare Denis Verdini: la richiesta è di capire, di sondare. Lo chiamerà una seconda volta nel pomeriggio. Non fosse altro perché nei mesi scorsi, proprio l’«ambasciatore» forzista sul campo delle riforme aveva tenuto i rapporti con il sottosegretario allo Sviluppo, Antonello Giacomelli, anche per l’affare frequenze tv. E con buon esito (anche se per lo stralcio si era mossa e parecchio la Rai).
VIA COL VENTO RENZI E BERLUSCONI
Ieri, poi, raccontano fonti ben informate in Fi, sarebbero andati a vuoto anche gli approcci tentati con Palazzo Chigi dal consigliere politico Giovanni Toti e dal capogruppo al Senato Paolo Romani. Due figure, non a caso, assai vicine alle aziende del Biscione. Ma il canale tentato (sembra il sottosegretario Luca Lotti) non si è nemmeno aperto. È forse a quel punto che in partita è entrato anche Fedele Confalonieri, anche lui preoccupato, anche lui fattosi vivo con Denis Verdini. L’anello «debole» di queste settimane, messo in stato d’accusa assieme a Gianni Letta per la gestione delle riforme e della trattativa sul Colle, ma ritenuto con ogni evidenza ancora l’interlocutore più affidabile per discutere con Renzi e il suo governo.
Una cosa è certa. Berlusconi ordina al partito il silenzio tombale sulla faccenda. Bocche cucite, nessun commento, tanto meno si levano i falchi che nelle 48 ore precedenti hanno alzato il tiro contro il premier. Perfino Maurizio Gasparri, che in materia tv non si tira mai indietro, scansa la polemica, minimizza. Se il sospetto è quello della «ritorsione », in casa forzista, allora sarà meglio evitare di surriscaldare ulteriormente il clima. E uscite come quella di Renato Brunetta, che in un’interpellanza si spinge fino ad additare «aspetti inquietanti» nel decreto sulle Banche popolari, non sono state certo considerate d’aiuto alla causa.
«Adesso l’eroe del giorno è Brunetta, auguri...» si sfoga in queste ore coi suoi Verdini. Da Palazzo Chigi la ricostruzione è diversa. «Nessuna ritorsione », viene ribadito. Era una norma già contenuta nella legge di Stabilità, viene ricordato appunto, sollecitata dalle piccole emittenti per una questione di equità e osteggiata dalla Rai che ha già subito il taglio dei 150 milioni di euro.
Motivazioni dalle quali ad Arcore — dove Berlusconi si ritira in serata per raggiungere stamattina il centro anziani di Cesano Boscone — non si sentono affatto rassicurati. Ma c’è una seconda ragione che induce il quartier generale a predicare prudenza. Si avvicina la data del 20 febbraio, quando il Consiglio dei ministri dovrà affrontare la delega fiscale con la prevista depenalizzazione di alcuni reati fiscali tra i quali la frode sotto la soglia del 3 per cento dell’imponibile. È quello il «colpo grosso» al quale punta il leader di Forza Italia, anche se alcuni dei suoi legali dubi- tano della reale applicazione alla sua condanna e all’interdizione.
berlusconi arriva alla casa di cura di cesano boscone
Ieri sera, durante Porta a Porta, il Guardasigilli Andrea Orlando si è schermito, come già avevano fatto la collega Boschi e lo stesso Renzi: «Non credo che la ratio e la finalità della norma siano riconducibili alla situazione di Berlusconi, ma escludo che la sua situazione sia stata oggetto di una trattativa». Tutto resta ancora abbastanza vago e fumoso. Il timore dell’ex Cavaliere è che, se il clima col governo restasse teso, anche la delega fiscale potrebbe riservare brutte sorprese. Circolano già voci dal ministero del Tesoro su una possibile esclusione della frode fiscale tra i reati depenalizzati o altre sull’inserimento di un tetto all’evasione, superato il quale la “sanatoria” non avrebbe valenza.
Raffaele Fitto ancora ieri ha alzato la voce contro il capo — «chiedo le primarie per le regionali e l’azzeramento del partito ma non sono stato ascoltato», «abbiamo sbagliato tutto» — ma di fronte a problemi assai più concreti, anche la faida interna agli occhi di Berlusconi finisce in secondo piano.
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